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L’oreficeria è molto diffusa in tutta la Sardegna (i laboratori più famosi si trovano ad Alghero, Quartu Sant’Elena e Dorgali) ed è incentrata soprattutto sulla lavorazione del corallo e di gioielli in filigrana d’oro e d’argento.

Alghero è l’antica capitale sarda del corallo; ma questa sostanza calcarea (secreta da piccoli celenterati marini), con cui si ornano gioielli e costumi, manifesta un’inesorabile diminuzione anche nei mari della Sardegna.

Tra i prodotti di oreficeria sono da segnalare la fede nuziale sarda, piatta e decorata da gocce d’oro o d’argento, gli orecchini pendenti che riproducono il grappolo d’uva, utilizzando le perle “Scaramaze” e i classici bottoni mammellari in filigrana d’oro, talismani che simboleggiano la fertilità della donna.
Nell’area regionale c’è comunque una vasta possibilità di scelta tra la produzione di monili in oro, argento, corallo e madreperle, con una grande varietà di amuleti e talismani.

Sono da citare anche le catenine (soprattutto quelle di area barbaricina), decorate da figure di cavalieri, cuori ed uccelli, ed i rosari in filigrana, talvolta di grandi dimensioni, che vengono appesi a capo del letto.
È raro, invece, trovare incastonature di pietre preziose, l’unica era il granato, mentre per ottenere effetti di colore sino a non molto tempo fa veniva utilizzato il vetro colorato e spesso la carta stagnola, sotto il vetro trasparente.
In molti gioielli erano inseriti oggetti ritenuti magici (utili contro il malocchio) come l’Occhio di Santa Lucia, un opercolo di conchiglia oppure la pietra nera, un vetro chiamato, in Campidano, sa sabeccia.

Speciale Oreficeria