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Associazione Concertistica Jana Projects
BOGHES AND VOICES
di Enzo Favata


BOGHES AND VOICES
di Enzo Favata

Diventa un disco “Boghes and Voices”, il progetto ideato da Enzo Favata in occasione del Giubileo del 2000 e basato sull’incontro fra la musica improvvisata e la tradizione del canto religioso polifonico “a cuncordu”.

Pubblicato dall’etichetta Symphonia e distribuito dalla Sound and Music di Lucca, il cd testimonia un ulteriore passo lungo il percorso caro al musicista algherese tra jazz e musica tradizionale sarda, già affrontato con successo in svariati lavori (su tutti “Voyage en Sardaigne”) e nei numerosi concerti di “Boghes and Voices” che hanno preceduto questa uscita discografica.

Il cd è stato registrato nell’ottobre dello scorso anno nella chiesa di San Giorgio a Perfugas (una cinquantina di chilometri da Sassari). Dettaglio non di secondo piano: perché è tra colonne e navate che “Boghes and Voices” trova la dimensione acustica ed emozionale più congeniale.
La stessa che questo disco riesce a restituire fedelmente all’ascolto, grazie al prezioso lavoro di Roberto Meo che ha curato la presa del suono.

Protagoniste dei due concerti, di Cagliari e Pefugas, sono le voci: quelle dei sassofoni (soprano e contralto), del clarinetto basso e del duduk suonati da Favata; quelle del Cuncordu di Castelsardo, un coro “a cappella” tipico del canto religioso di quel paese nel nord della Sardegna; e quella della fisarmonica di Simone Zanchini (nel ruolo che al debutto del progetto, nel dicembre del 1999 a Cagliari, fu del grande bandoneonista argentino Dino Saluzzi, già compagno di viaggio di Favata nei solchi di “Ajò”, il fortunato disco del 1997, e in vari concerti).

Voci diverse, tradizioni diverse accomunate dalla sostanza aerea, dal respiro che anima le ance del musicista sardo, lo strumento a mantice di Zanchini, e le quattro “boghes” che compongono il complesso vocale, continuatore di una tradizione orale che ha attraversato i secoli in seno alle confraternite e nella pratica dei riti della Settimana Santa.

Il disco raccoglie quasi settanta minuti di musica intensa, scandita in dodici titoli diversi, in un’alternanza di composizioni originali e antichi canti penitenziali di Castelsardo.

“Il repertorio – spiega Favata nelle note di copertina – reinterpreta i modelli della tradizione rispettandone comunque i contenuti”, e si sviluppa attraverso brani scritti dallo stesso musicista algherese e da Zanchini, e “improvvisazioni ispirate ai modelli della tradizione polifonica: canti come i Gosos (inni ai santi e alla Madonna) assumono un’atmosfera gioisa con l’inserimento e le improvvisazioni della fisarmonica e del sax soprano; il complesso canto del Miserere di Castelsardo viene inglobato in un suggestivo brano dove si intrecciano in un particolare arrangiamento insieme al duduk e la fisarmonica”, ma non mancano neppure pezzi per il solo coro (Salvatore Tugulu, Giovanni Pinna, Angelo Cavaglieri e Matteo Santoni, rispettivamente “bassu”, “contra”, “bogi” e “falsittu”, più Piero Sanna in alcuni brani), che in alcuni casi risalgono addirittura al Seicento.