Home E Associazione Punta GiaraXVII Edizione i Confini tra Sardegna e JazzSOLI


Associazione Punta Giara
XVII Edizione i Confini tra Sardegna e Jazz
SOLI (titolo provvisorio) 
19 al 23 Agosto
Porto Pino – Prima Spiaggia
Sant’Anna Arresi – Piazza del Nuraghe


presentazione | calendario 

SOLI
Quattro intensi momenti al pianoforte e al sassofono per la XVII Edizione di “Ai confini tra Sardegna e jazz”

Il “solo”, nella storia della musica afroamericana, è una della soluzioni espressive – si parla ovviamente di “solo” pianistico – adottate, giocoforza, da artisti considerati niente più che entertainer, ai primi passi dell’episodio più originale della musica del XX secolo.

Così fu non solo per la radice rag, parte essenziale dell’estetica jazzistica: basti pensare all’importanza dello stride, o del boogie.
Per altro, se il jazz primigenio è espressione collettiva, l’individualismo, che sfocia nel solismo, come forma sostanziale della manifestazione musicale dei Neri d’America, ne è, assieme all’improvvisazione, carattere essenziale: l’esibizione solitaria al pianoforte è, inoltre, fenomeno obbligato, per una musica che trova ambiente nel locale notturno, nella casa da gioco, nel postribolo. E, alle spalle, vi è comunque la tradizione europea del “virtuoso”.

Solo in tempi recenti il “solo” diviene sfida per “non-pianisti”: facile citare Coleman Hawkins, primo sax a cimentarsi nella difficile arte, o la novità di Max Roach e della sua Conversation alla batteria.

La liberazione free, l’apertura del jazz ai mondi musicali più disparati, i contatti con le avanguardie euro-colte, hanno portato altri esempi, come le ardite sperimentazioni di Anthony Braxton: in tempi recenti, nessun strumento è stato escluso da quest’ambito, con Sonny Rollins – ancora un sassofonista – su tutti, con il torrenziale Solo Album, dal vivo.

A questa peculiarità offre uno spazio, con un’iniziativa che si interseca con la XVII Edizione del Festival “Ai confini tra Sardegna e jazz”, l’Associazione Culturale Punta Giara.

Quattro occasioni per quattro solisti: “Soli”, per l’appunto, che vedrà in scena due pianisti e due sassofonisti, rispettivamente a Porto Pino, il 19 e il 20 agosto (serate antecedenti l’avvio della Rassegna), e a Sant’Anna Arresi in Piazza del Nuraghe in apertura delle prime due serate del Festival, il 22 e il 23.

Apre Antonio Ciacca, pianista trentatreenne che ha già assommato esperienze di segno diverso. Tedesco di nascita, animatore della scena jazzistica italiana, anche in veste di promotore di appuntamenti musicali, il nostro, oltre a lavorare con un proprio gruppo – il suo ultimo lavoro in studio, con il quintetto, uscirà nel corso di maggio – ha operato al fianco di esponenti del valore di Steve Lacy, Art Farmer, James Moody, Benny Golson, Johnny Griffin, Dave Liebman, Dave Murray, non disdegnando collaborazioni con gospel ensemble: un eclettismo ricco di personalità e chiarezza di idee.

Dopo Ciacca, sarà la volta di Mattew Shipp, che arriva nel Sulcis come pianista del quartetto di David S. Ware: il suo “solo” è dunque una succulenta anticipazione dell’esibizione del 23 agosto. Definito spesso un epigono di Cecil Taylor, palesa più di un legame con una linea che, partendo da Bud Powell, arriva a McCoy Tyner attraverso Randy Weston e Andrew Hill, proponendo in ultima istanza un’entusiasmante sintesi di grazia, audacia e contemplazione: interessante, per altro verso, l’approdo all’elettronica, che caratterizza la sua performance in %u2018Corridors And Parallels”, ultima fatica discografica della band del sassofonista.

I solisti delle ance daranno, come detto, il “via” ai programmi dei primi due appuntamenti del festival. Bob Mintzer, ospite speciale della A.M.P. Band di Maurizio Rolli e del suo tribute a Jaco Pastorius, anticiperà l’omaggio al compianto bassista, esempio insuperabile nell’arte delle quattro corde amplificate. Il sax di Mintzer sarà una sorta di soundtrack di immagini di Pastorius, proiettate su un grande schermo: un supporto visivo che il musicista porterà con sé a Sant’Anna per il proprio personale atto di riverenza ad un musicista con cui egli stesso ebbe l’onore di collaborare

La chiusura di “Soli” è affidata a David S. Ware. Ancora una cavalcata solitaria, per lui, dopo quella fissata nella suo Live in Netherlands: quattro tracce in solo, nelle quali, all’urgenza espressionista, peculiare inclinazione di Ware, sempre vicino alla pursuance coltraniana, si affianca la ricerca del dettaglio e delle architetture, in un rapsodico raziocinio che cerca il confronto con il modello-Rollins.

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