Cagliari 24 luglio 2001, Arena Ichnusa
MANU CHAO
Manu Chao: impegno e divertimento.
Prima il dovere poi il piacere, recita il proverbio. E per Manu Chao il dovere è stato l’incontro con i giornalisti prima del concerto. Ha parlato dei fatti di Genova tentennando fra moderazione e accuse mirate, ci tiene a sottolineare che non è il rappresentante di nessuno, ma inevitabilmente sentenzia: la violenza genera violenza.
Ci piace di più quando parla di musica, della sua musica, del “professor” Marley, del Caso “il più grande artista”. Della speranza come antidoto al nichilismo, la speranza in una presa di coscienza come istinto di conservazione nei confronti del suicidio collettivo. Parole amare.
Il piacere per Manu Chao arriva con i Radio Bemba, quando sale sul palco con la sua inseparabile chitarra e attacca con “Machine gun”. Al diavolo la malinconia, scariche di adrenalina a ritmo di ska si susseguono per più di due ore fra reggae e rumba catalana.
Canta, salta, balla, suona, trascina la folla con brani tratti da “Clandestino”, e dal suo ultimo album “Proxima estacion: esperanza”, non disdegnando qualche vecchio successo dei Mano Negra. Appare e scompare dietro le quinte, prende fiato e concede un bis. Oltre due ore di energia pura generosamente concessa al pubblico numerosissimo (si stima oltre 6000 persone).
E’ chiaro che al quarentenne Manu Chao piace divertirsi e lo dice appertamente: “…Tequila, sesso e marijuana…” canta a scuarciagola, versione ska del settantiano inno “sex and drugs and rock&roll”…
ro.sa.