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Cagliari, Lazzaretto S. Elia
26 aprile – 30 giugno 2002
TUTTI I COLORI DEL NERO

TUTTI I COLORI DEL NERO
Tre mostre un tema: l’Africa

La mostra dal suggestivo titolo “Tutti i colori del nero”, organizzata dall’Assessore alla Cultura del Comune di Cagliari Giorgio Pellegrini e dalla divisione Cultura del Comune di Cagliari, quasi a suggerire le sfumature che il nero può assumere, una tonalità spesso associata al dolore e al fastidio ma che racchiude in sé l’intera gamma cromatica e la versatilità perché neutro.
L’esposizione si articolerà in tre percorsi distinti ma concatenati tra loro, dedicati all’arte e alla società africana che fanno di questo continente un unicum culturale di grande importanza: IbridAfrica, Deserti di colori, I giocattoli di mamma Africa.

Ibridafrica
L’Africa è un paradosso: terra di conquiste eppure così fiera, ricettiva ed eclettica spugna  di culture diverse che si amalgamano ai retaggi ancestrali e al sostrato religioso indigeno mai venuto meno. In questo paradosso sta la sua forza.
Il culto di Mami Wata, divinità dell’acqua, è l’esempio della capacità di comunicazione insita nei rituali africani, tradizionale ed internazionale al tempo stesso.

Mama Wata è un outsider, il suo messaggio trascende il culto stesso per abbracciare l’approccio al rito e il manufatto artistico che lo rappresenta. 
La contaminazione diventa crescita, diventa arte unica nel suo mutare, rinnovamento della tradizione.
L’immagine stessa di Mama Wata è costellata di simboli che fino al 1900 continuano a cambiare, partendo da un binomio il cui significato è comune a tutti i popoli, acqua/fertilità e dunque benessere.

Il suo attributo è lo specchio, allegoria dell’acqua, ma le si affiancano attributi occidentali, addirittura l’automobile. In quest’ottica vanno lette le opere pittoriche, la statuaria, il tripudio di colori che domina i tessuti. La sacralità e la quotidianità si sposano in un Africa che vuol dire transcultura.

Deserti di colori
L’obbiettivo di Daniela Zedda ha colto, con l’usuale sensibilità a cui ci ha abituati, aspetti emblematici della cultura africana; un mondo al bivio, sospeso nel tempo ma pressato dalle improrogabili esigenze della globalizzazione.

Il viaggio che Daniela Zedda ci regala attraversa a dorso di cammello,come duemila anni fa, i villaggi di tende, le capanne, i mercati, le feste sacre, le danze e tutto ciò che c’è di più legato alla vita di ognuno di noi.
Il viaggio si conclude con una galleria di ritratti che sembrano parlare e raccontare nuove e vecchie realtà che con uguale forza convivono e si contrastano.

I giocatoli di mamma Africa
Il gioco come mezzo per sviluppare la propria creatività, come momento d’apprendimento collettivo, di apertura agli altri, di conosceza delle capacità e dei limiti, infine come espressione di vita.
Il concetto di “recupero” che sta alla base di questo progetto non si limita al riciclare materiali di discarica per dare loro nuova forma e dignità artistica, ma ha un significato più ampio che assume valore soprattutto nell’occidente consumista e disattento.

Il gioco assume quindi anche valore sociale e mediatico, diviene un mezzo propositivo e gratificante che ci accomuna tutti, forse l’unico retaggio d’autentica innocenza che ci portiamo dentro e che davvero è capace di annullare tutte le differenze.