Home E CAGLIARI  – TEATRO ALKESTIS    8/9/10 NOVEMBRE 2000 ore 21

CAGLIARI  – TEATRO ALKESTIS 
  8/9/10 NOVEMBRE 2000 ore 21

Sarajevski Ratni Teatar (Teatro di Guerra di Sarajevo)  
presenta 
AY, CARMELA 

di Josè Sanchis Sinisterra 
 

GUIDA ALLO SPETTACOLO

 Prologo 

È buonora, il giorno dopo la morte di Carmela. Sulla scena vediamo Gustavet, testimone muto dell’accaduto. Entra Paulino. In sottofondo si sente l’arrivo dello squadrone di tiratori e l’eco della fucilazione. Paulino ubriaco inizia a schernire cantando una canzone che glorifica il fascismo, e poi, con un lamento disperato chiama Carmela. 

Scena Prima

Incontro tra Carmela e Paulino. Carmela è tornata dal mondo dei morti e parla con Paulino del suo stato attuale tranquillamente, senza proferir condanna. Ricordano la gavetta artistica che sino a ieri dividevano insieme, per tutta la durata della guerra civile spagnola. Carmela non ricorda solo quello che accade qui, in questo stesso teatro, su questo palcoscenico, la notte precedente, non ricorda perché né come sia stata uccisa. Carmela sparisce di nuovo, e Paulino, solo con il proprio dolore, si chiede stupefatto: Come mai è possibile? Se è appena morta! 

Scena Seconda

Torniamo al periodo dell’arrivo di Carmela e Paulino in questo teatro. Paulino monta le luci per lo spettacolo serale. In una immaginaria cabina il tenente colonnello, come un mago invisibile, dirige la situazione (luminosa) in scena. Carmela è alquanto nervosa, causa la situazione imbarazzante in cui sono venuti a trovare lei ed il suo compagno. Poiché sono passati per sbaglio dalla zona repubblicana a quella nazionale, prigionieri senza volerlo, sono costretti a recitare senza trucco, costumi o decorazioni. Paulino tenta di incoraggiare Carmela, parlando dell’essenza dell’interpretazione artistica, dell’onore e della dignità dell’artista. Carmela, impaurita ed ansiosa, rivela l’altra faccia del loro mestiere. Veniamo così a sapere che lo scoreggiare diverse volte li trasse in salvo ambedue da situazioni spiacevoli e poco invidiabili, facendo ridere a crepapelle gli spettatori e guadagnandosi il denaro per sopravvivere. In attesa del pubblico/esercito, Paulino si addormenta, mentre Carmela, marciando, torna di nuovo al momento della morte. 

 Scena Terza

Carmela chiama Paulino. Non ha più sogni e vaga cercando la pace. Attraverso un monologo pone la questione della colpevolezza per tutto ciò che accadde la notte precedente in questo teatro. Prova a ricostruire gli avvenimenti e a spiegare il perché del suo canto, parla del pubblico/prigionieri condannati a morte e dei figli innocenti di tante madri, quando Paulino si sveglia. Carmela gli racconta di cosa faceva lassù in cielo e di come faceva la coda assieme a tanti morti aspettando qualcosa. Con lei c’era anche Lorca, che le aveva dedicato un paio di versi. Pur essendo cosciente che Carmela è morta, Paulino è ancora geloso di lei. Confuso da tutto quello che gli sta succedendo, non rendendosi conto se si tratti di un sogno o di un attimo di ubriachezza, né se Carmela si trovi realmente accanto a lui, le offre una mela. Comprende allora che Carmela non può addentare il frutto e capisce tutto il dolore di lei. Paulino inizia allora a parlare di guerra, di crollo morale, di orrori dinanzi ai quali bisogna chiudere gli occhi se si vuole restare sani di mente… Carmela non lo ascolta più, sente intorno a sé la musica e la presenza dei soldati fucilati. 

Scena Quarta

Paulino è solo. Scosso dall’ennesimo incontro con Carmela morta, quasi delirante invoca il ritorno della sua compagna. Carmela riappare ballando una danza spagnola. Torniamo all’inizio dello spettacolo. Sono in corso gli ultimi preparativi prima dell’inizio della recita. Ambedue sono nervosi e scontenti: Carmela per il fatto di dover ballare davanti ai prigionieri appartenenti alle forze internazionali, per i quali questa danza rappresenta l’ultima grazia concessa, Paulino perché non è sicuro se Carmela riuscirà a reggere lo spettacolo sino alla fine. Si susseguono i numeri: l’inno nazionale, il discorso (pieno di errori provocati dalla tensione e dalla paura), il numero di toreador, la declamazione di una poesia che glorifica il duce, seguono la canzone Sospiro di Spagna, un gioco fantasmagorico ed umoristico, poi il duetto Un mazzo di rose, ed infine il numero che Carmela si rifiuta di eseguire. Anche se si tratta di una commedia frivola, che è stata rivista e modificata dal colon nello incaricato per le questioni culturali, questa scena assume delle connotazioni politiche contrarie alle convinzioni di Carmela. Quando Paulino promette di sposarla, Carmela torna in scena ma rinunzia di terminare il suo numero, condividendo i sentimenti dei soldati prigionieri. Inizia a cantare Ay, Carmela, canzone scritta e cantata per opporsi al fascismo. Le voci dei prigionieri si uniscono al canto di Carmela. Arriviamo così al tragico finale dello spettacolo. Carmela viene uccisa assieme al suo pubblico. In sottofondo si sente lo sparo a lei destinato, che la conduce alla morte.

Epilogo

L’indomani mattina Paulino imballa la sua roba. In sottofondo si sente nuovamente l’arrivo dello squadrone di tiratori e l’eco dell’esecuzione, che ora diventa un incubo interminabile che Paulino sarà costretto a sopportare sino alla fine dei suoi giorni. Carmela appare di nuovo, ma Paulino non può vederla. Lei lo supplica di baciarla per l’ultima volta. Paulino bacia la bandiera repubblicana su cui Carmela non volle sputare e nella quale era avvolta nell’attimo in cui venne uccisa, e se ne va. Carmela resta da sola sulla scena di questo teatro, e rifiutando di morire per la seconda volta riprende a cantare la canzone con la quale era andata incontro alla morte, ora con la forza dell’artista la cui opera vince qualsiasi momento storico. Sulla scena rimane Gustavet, servitore muto e scemo, vestito da fascista.