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Festival internazionale
Berchidda (SS) – 11/15 agosto 2003
16^edizione Festival Time in Jazz – “Del Segno, del Suono e della Parola”

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Time in Jazz doppia la boa del terzo lustro di attività, e per la sua edizione numero sedici, in programma nel consueto periodo a cavallo di ferragosto, vara un cartellone come sempre ricco di motivi di interesse.

La formula è quella che ha portato il festival di Berchidda (Ss) a diventare uno degli appuntamenti più noti ed apprezzati nel panorama internazionale, capace di richiamare ogni estate migliaia di spettatori nel paese sardo, al confine fra Logudoro e Gallura: tanta musica per cinque giorni, dall’11 al 15 agosto, dal mattino a notte fonda, con il clou nei concerti serali in piazza del Popolo (ore 21,30), ma anche con tanti eventi distribuiti in luoghi e spazi differenti, dalle chiesette campestri nei dintorni di Berchidda e di altri centri vicini, alle strade del paese e persino tra i boschi, sulle falde del Monte Limbara.

Musica ma non solo, come suggerisce il titolo che connota questa edizione del festival: “Del Segno, del Suono e della Parola”.

Il suono è quello del jazz, arte in cui eccelle l’ideatore e direttore artistico di Time in Jazz, Paolo Fresu, nome di punta della musica d’improvvisazione in Italia. Jazz ma anche altri suoni, perché dalle parti di Berchidda l’idea di musica è a trecentossessanta gradi, e più dei nomi e delle etichette contano la qualità delle proposte.

Il segno è invece quello che, per la stessa ampiezza di vedute che guida le scelte musicali, ha portato le arti visive a diventare una componente sempre più presente nella programmazione del festival.

Tanto presente da costituire una precisa sezione all’interno di Time in Jazz, con una sigla distintiva, PAV, acronimo di Progetto Arti Visive, e diversi fiori all’occhiello: la rivista Ziqqurat, un quadrimestrale che si occupa d’arte e cultura contemporanea in Sardegna e non solo; la Collezione di Arte contemporanea, ospitata in permanenza negli spazi del Museo del Vino, preziosa testimonianza della sperimentazione artistica in Sardegna, ma non senza lavori anche di artisti nazionali e internazionali; e il progetto Semida, vero e proprio museo all’aperto sul Monte Limbara, che, inaugurato due anni fa, propone opere create con materiali ed elementi naturali, inserite nel contesto ambientale del luogo.

La parola, infine, protagonista finora soprattutto delle rassegne che Time in Jazz organizza in paese in primavera (“Aprile, non dormire”) e in dicembre (“Altri Tempi”), con un occhio di riguardo per la produzione letteraria isolana attraverso presentazioni di libri, letture sceniche, proiezioni di film, adattamenti teatrali e reading musicati di lavori di scrittori sardi.

Proseguendo il sentiero battuto nella passata edizione del festival, incentrata sul rapporto fra musica e arti visive, quest’estate l’interferenza e l’incrocio dei codici chiamano in gioco la parola in tanta parte degli eventi in cartellone.

A partire da quello che, lunedì 11 agosto, aprirà la serie dei concerti serali sul palco in piazza del Popolo: protagonista Rita Marcotulli.
La pianista romana (cui sono affidati anche l’anteprima del festival, il pomeriggio del 10 nella chiesa di N.S. di Monserrato, e il primo dei concerti acustici nelle chiesette campestri berchiddesi, la mattina dell’11, a San Marco) lavora da tempo sulla connessione della musica con immagini e parole.

Famoso il suo lavoro dedicato al regista François Truffaut, “Woman Next Door”, dal quale è tratto anche il titolo del progetto che presenta a Berchidda, “Anche le parole sono musica”, dove le note sono collegate ad immagini ed effetti visivi che vengono proiettati su uno schermo direttamente attraverso la pressione della tastiera del suo strumento.

Parole e note legano come un filo rosso i due set al centro della seconda serata (martedì 12): “Misterioso”, l’omaggio al grande Thelonious Monk – a vent’anni dalla scomparsa – che vede Umberto Petrin, uno dei più apprezzati pianisti jazz italiani, con lo scrittore Stefano Benni impegnato a ricordarlo attraverso testi di Allen Ginsberg, Dylan Thomas, Laurent De Wilde e suoi originali; e poi un progetto speciale (in coproduzione con il festival francese di Junas e quello belga di Gouvy) dedicato al grande Léo Ferré, con l’E.S.P. Trio (Roberto Cipelli, Attilio Zanchi e Gianni Cazzola) e la partecipazione eccezionale di Paolo Fresu, di Gianmaria Testa, un cantautore intimamente (e idealmente) vicino al mondo del musicista-poeta scomparso dieci anni fa, e del popolarissimo attore comico Paolo Rossi.

Suono e parola si sposano ancora con lo stesso Gianmaria Testa, stavolta in duo col violoncellista classico Mario Brunello, nella chiesetta di Santa Caterina, nella campagna berchiddese, la mattina del 13; con la cantante Alice, il pomeriggio precedente, accompagnata dal pianoforte di Michele Fedrigotti nella magnifica cornice della Chiesa di Sant’Antioco di Bisarcio, a Ozieri, in un’antologia di un suo recital di successo, “Art et Décoration”, che propone brani di confine, chansons e songs di autori come Satie, Ravel e Fauré; e con un altro raffinatissimo duo voce-pianoforte, stavolta tutto all’insegna del jazz, in arrivo dal Belgio: David Linx e Diederik Wissels, sul palco di piazza del Popolo in apertura della serata del 13.

Poesia e musica che nascono dai sogni è invece la ricetta di “Due sogni di versi”, una produzione originale (in programma la sera del 14) lanciata dalla Biblioteca Satta di Nuoro, in cui la poetessa Alessandra Berardi e il musicista Battista Giordano trasformano in versi e note i sogni raccolti tra i nuoresi. La musica etnica e i suoi incroci con altre tradizioni e linguaggi musicali, sono da sempre uno dei filoni principali di Time in Jazz. Ecco allora Värttinä (la sera del 13), il gruppo di musica folk contemporanea più celebre e originale di Finlandia per aver inventato uno stile originale che mescola l’antica poesia runo finlandese e le tipiche armonie vocali finno-Ugriche con sonorità moderne, strumenti tradizionali e moderni, trovando il suo punto di forza in ritmi complessi e inusuali, e, soprattutto nelle armonie e negli impasti vocali delle sue tre cantanti.

Ed ecco i romeni Taraf de Haïdouks (ogni giorno in giro per le strade del paese, prima dei concerti serali, e poi protagonisti della festa che chiude come sempre il festival, la sera di Ferragosto), banda zigana di dodici elementi, con la sua coinvolgente miscela di influenze bulgare, turche e slave; fisarmoniche, violini, cymbalon e voci per danzare e cantare antiche ballate che raccontano miti e leggende, storie d’amore e d’avventura, e le piccole e grandi tragedie della vita di tutti i giorni.

Ma nel filone etnico di Time in Jazz, quest’anno sono le voci e i suoni della tradizione sarda a fare la parte del leone: con “Boghes and Voices”, il progetto (recentemente pubblicato su disco) del sassofonista algherese Enzo Favata con il fisarmonicista Simone Zanchini e il coro Su Cuncordu di Castelsardo (nella Chiesa di San Paolo, a Monti, il pomeriggio dell’11); con “Colla Voche”, versione live dell’omonimo disco che vede insieme un altro quartetto vocale tradizionale sardo, il Cuncordu e Tenore di Orosei, il violoncellista olandese Ernst Reijseger, uno dei più originali protagonisti della musica di improvvisazione europea, e il percussionista scozzese Alan “Gunga” Purves (la mattina del 14 tra gli alberi del demanio forestale sui pendii del Monte Limbara); e con “Ethno Grafie” (la sera del 14), il progetto ideato da Paolo Fresu per festeggiare il trentennale dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico, primo produttore di questo lavoro che ha debuttato lo scorso dicembre a Nuoro, e che affianca musicisti, forme e repertori della tradizione sarda e di altre culture musicali, come il jazz, naturalmente: ancora un coro a quattro voci, Su Cuncordu e Su Rosariu di Santulussurgiu, e le voci di Elena Ledda, David Linx e del tunisino Dhafer Youssef; la tromba e il flicorno di Paolo Fresu e il pianoforte di Diederik Wissels, la chitarra elettrica del norvegese Eivind Aarset e il contrabbasso di Paolino Dalla Porta, la batteria di Joël Allouche e gli archi dell’Orchestra New Romantic di Cagliari.

Jazz e altro si incrociano negli appuntamenti che completano la parte musicale del festival: come l’omaggio a Jimi Hendrix che il chitarrista francese (di orgine vietnamita) Nguyên Lê ha recentemente consegnato ai solchi di un disco (“Purple”) e che proporrà dal vivo a Berchidda, sul palco di piazza del Popolo nella prima serata (l’11), con una formazione che ospita il pianista Bojan Zulfikarpasic.

Lo ritroveremo, questo trentatreenne musicista serbo di origine bosniaca, la mattina dopo nella chiesetta di San Michele, nella dimensione più intima del piano solo. E si rivedranno anche Nguyên Lê ed Eivind Aarset, il pomeriggio del 13 nella Chiesa di San Giacomo a Nughedu San Nicolò, per un inedito tandem di chitarre, così come il violoncellista Mario Brunello, reduce dal duo con Gianmaria Testa, per un concerto in solitudine nel bosco del Demanio, il pomeriggio del 14.

Tanti gli appuntamenti abituali del festival: come la gara poetica curata da Paolo Pillonca, che quest’anno mette a confronto i poeti improvvisatori Mario Masala, Bruno Agus e Salvatore Scanu, accompagnati dal coro a tenore Santa Barbara di Silanus (il tardo pomeriggio del 15 nel cortile della Casa di Riposo di Berchidda); o come il concerto-aperitivo ideato per accompagnare (sempre il 15, ma intorno a mezzogiorno, al Museo del Vino) la presentazione della “bottiglia d’autore” che ha per etichetta l’immagine di Time in Jazz 2003: protagonista, il Woodstore Quintet, formazione sarda che l’estate scorsa ha debuttato su disco con il cd “Distanza”. E poi, immancabile, il jazz-club, tutte le notti al Belvedere, dopo i concerti serali di piazza del Popolo: a tenere banco stavolta sarà il l’Ottetto di no, formazione nata dalla scorsa edizione del Seminario Jazz di Nuoro.

Sul filo conduttore della parola, indagata nei suoi molteplici e multiformi esiti, si sviluppa anche il ricco cartellone del PAV, la sezione del festival dedicata alle arti visive e curata da Giannella Demuro e Antonello Fresu, che per quest’estate promette una delle più grandi rassegne proposte in Sardegna negli ultimi anni. A Berchidda si potranno infatti ammirare le opere di un’ottantina di artisti, molti dei quali mai esposti prima nell’isola, con alcuni tra i nomi più importanti della storia dell’arte nazionale e internazionale dal secondo ‘900 ad oggi, come Joseph Beuys, Michelangelo Pistoletto, Mimmo Rotella, Joseph Kosuth, Man Ray, Gilberto Zorio, Joe Tilson e Ben Vautier.

Saranno una decina gli eventi espositivi, allestiti in spazi recuperati, edifici prestati all’arte, come la Casa Sanna-Meloni, o luoghi ormai deputati, come il Museo del Vino. Qui, la collezione di arte contemporanea ospitata in permanenza andrà ad arricchirsi di nuove acquisizioni, così come “Semida”, il museo di arte ambientale nato nell’inconsueta cornice del Demanio forestale, con le opere di Clara Bonfiglio, Erik Chevalier, Paola Dessy e Giorgio Urgeghe.

Come l’anno scorso, alcuni degli artisti presenti alle mostre, tra cui Nanni Balestrini, Codex Multimedia e Nicola Di Caprio, realizzeranno ad hoc le scenografie per le cinque serate del Festival in programma sul palco di piazza del Popolo.

E’ invece un’abitudine invalsa da tempo che l’immagine per il manifesto, la locandine e il libretto di sala e di ogni edizione del festival sia legata all’opera di un artista visivo: “testimonial” di quest’anno è Maria Lai, protagonista storica della ricerca artistica isolana.

La fotografia trova spazio con una mostra della cagliaritana Daniela Zedda, mentre al tema della parola, quella dei più importanti scrittori sardi, è ispirata la mostra “Abitare il libro”, con fotografie di Anna Marceddu e video di Codex Multimedia, che racconta gli autori e le opere della letteratura isolana.

La sedicesima edizione del festival Time in Jazz si avvale del contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Direzione Generale per lo Spettacolo dal vivo), della Regione Autonoma della Sardegna (Assessorato allo Spettacolo e Attività Culturali e Assessorato del Turismo), della Provincia di Sassari (Assessorato alla Cultura, Sport e Servizi Sociali), del Comune di Berchidda, della VI Comunità Montana “Monte Acuto” e dei Comuni di Ozieri, Nughedu San Nicolò e Monti. Il festival di quest’anno è inoltre inserito all’interno di un programma più vasto che coinvolge altri due paesi europei, e che è stato presentato alla Commissione Cultura della Comunità Europea.

Nutrito e prestigioso l’elenco degli sponsor che sostengono questa sedicesima edizione: Fondazione Banco di Sardegna, Banco di Sardegna SPA, Banca di Sassari, Cantina Sociale Giogantinu e RAU. Per la prima volta, inoltre, Vodafone Omnitel, primo gestore mondiale delle comunicazioni mobili, ha deciso di sostenere l’evento: un ulteriore riconoscimento della qualità delle proposte di Time in Jazz.

Anche quest’anno, e sarà per la quinta volta consecutiv,a il festival sarà preceduto il 21 giugno dall’ormai tradizionale Festa della Musica. Ci sarà, come di consueto, la Banda “Bernardo Demuro” di Berchidda, fucina di talenti e fertile humus musicale,  a dare il benvenuto alla nuova stagione e al pubblico di Time in Jazz.

E ci sarà Claudio Lolli a in/cantare giovani ed ex giovani con una ripresa di un suo lavoro storico, “Ho visto anche degli zingari felici”, accompagnato dagli arrangiamenti folk-rock de Il Parto delle Nuvole Pesanti, uno dei gruppi più innovativi e impegnati oggi in Italia. E prima di loro, sul palco del Museo del Vino, i Chichimeca, gruppo emergente della scena sarda che va a cercare la sua identità musicale fra canzone d’autore e suoni e colori dell’America Latina.