Concerto in Re minore per tre cembali, archi e continuo BWV 1063
Il Concerto in re minore per tre cembali, archi e continuo BWV 1063, con quello in do maggiore ha in comune il carattere dell’originalità: non fu il risultato dell’elaborazione di materiale altrui. E ogni dubbio sull’autenticità bachiana è stato definitivamente fugato. Diverso è il discorso della sua forma originale, che si vorrebbe, anche in questo caso, per strumenti solisti “melodici” (violino, oboe, flauto). Ma il rapporto fra i tre clavicembali, gerarchicamente diseguale, sembra escluderlo. Proprio perché consapevole del fatto che, senza differenze timbriche fondamentali, il suono delle tre tastiere avrebbe rischiato l’omogeneità e le tre linee la confusione, Bach ne innalzò una in posizione dominante, facendola emergere, nell’Allegro, da un passo in unisono. Nell’ultimo tempo, a Bach piace riequilibrare i moli regalando a ciascun cembalo opportunità da leader. Mentre nel secondo movimento, Alla Siciliana, sembra di vedere la mano ai uno sei figli diJohann Sebastian: forse Cari Philipp Emanuel.
C’è dunque un Vivaldi che conduce a Bach. Ma nel suo piccolo, o nel suo grande, anche Bach conduce ad altro, pur se di nome Bach.
Relativamente al concerto che le sorelle Labèque hanno tenuto a Cagliari, è suggestiva l’ipotesi di una esecuzione impiegando, accanto al clavicembalo, anche uno strumento che proprio nell’ultima parte della vita di Bach cominciava ad affermarsi: il fortepiano.
I due fortepiani Silbermann (costruttore che Bach conobbe personalmente) sono copie di uno strumento che il compositore ebbe modo di utilizzare. Le testimonianze dell’epoca ci tramandano che in un primo momento Bach fu critico verso questi nuovi strumenti a martelletti, probabilmente perché ancora imperfetti da un punto di vista meccanico. Ma dopo che Silbermann, dietro i suggerimenti del Kantor stesso, ebbe apportato alcune modifiche, Bach si ritenne assai più soddisfatto.