concrezioni e ambienti
La cavità si affaccia sull’ampia lingua sabbiosa di Sisine e consta di più ambienti ricchi di concrezioni, vere e proprie opere artistiche, rese ancora più singolari da giochi di ombre e colore.
Dall’ampio atrio, dove la roccia non è più “viva”, passando per una strettoia facilmente praticabile (1 metro e più di altezza, 2-3 di lunghezza) ricchissima di formazioni “a cavolfiore”, si accede al camerone centrale, lungo circa 100 mt e alto dai 4 ai 6.
Andando oltre, dopo altri 20-30 metri ci sono dei vani ulteriori, difficilmente accessibili, e una fontanella, ben nota ai pastori che lì andavano a bere.
Di lì, seguendo il condotto,si intravedono ambienti ancora tutti da esplorare, studiare e mappare: oltre le pieghe calcaree, il ritmo lento del buio e dell’acqua procede indisturbato.
L’interno segue uno sviluppo lineare lungo il quale un agevole camminamento consente di ammirare figure, profili e particolarissime formazioni, veri miracoli della natura.
Una scenografia bellissima, ricamata su una vasta gamma di concrezioni: possenti colonne (una delle quali ricorda la Torre di Pisa), stalattiti, stalagmiti e pisoliti, splash e vaschette, pavimenti puntellati da emergenze di un bianco e un ocra lucidissimi.
Alcune di esse sembrano dar vita ad un’aula in cui una robusta stalagmite fa la parte del maestro mentre i piccoli cumuli tutt’intorno sembrano gli scolari.
Altre ancora hanno uno sviluppo verticale ingrossato da strane cromature e improvvise concrezioni che conferiscono alla roccia un aspetto cangiante.
Infine, bellissima, quasi un gioco apparente tra archeologia e geologia, una grossa emergenza che sembra raffigurare un’anfora seminascosta.
Il tutto chiuso da pareti pastellate dal grigiorosso dell’ossidazione e sormontato da altissime volte costellate di ramoscelli esili e trasparenti, un vero e proprio “cielo stellato” i cui lineamenti si possono apprezzare salendo su un soppalco di scisti, una sorta di “stanza del tesoro“.
La calcificazione della roccia, unitamente all’accumulo di residui, dà luogo a formazioni stravaganti che richiamano figure quali la clessidra e, addirittura, un rettile come il ranocchio (ma l’occhio, anche disattento, potrebbe scorgervi ulteriori dimensioni).
>splash: forma globulare provocata dallo stillicidio