Situata in Piazza Azuni, è adiacente ai locali dell’ex convento dei Cappuccini, in ricordo del quale, per tradizione, quest’area viene tuttora indicata col nome di “su Guventu”.
Il più antico documento che la ricordi è dell’8 giugno 1291: si tratta di una lettera in cui il papa Nicolò V concede l’indulgenza a chiunque visiterà questa chiesa per le festività di Santa Maria Vergine e di Sant’Agata.
L’analisi stilistica permette però di attribuire all’impianto una datazione più alta: le forme romaniche degli archetti pensili a tutto sesto consentono di risalire alla metà del XII secolo.
Forse la chiesa era addirittura anche più antica: lo farebbe pensare la stessa consacrazione a Sant’Agata, venerata particolarmente in età bizantina.
La struttura primitiva ha poi subito una radicale modifica attorno al 1300: lo dimostrano gli archetti gotici dei prospetti laterali, simili per fattura a quelli presenti nella cappella pisana del Duomo di Cagliari.
Sappiamo che la chiesa faceva parte della mensa arcivescovile di Cagliari.
Nel 1631 entrò in possesso dei frati Cappuccini, che la sottoposero a restauro e costruirono l’adiacente convento: ne cambiarono anche l’intitolazione, dedicando il tempio a San Francesco.
L’attuale facciata è il risultato di questi interventi: si presenta con una linea molto semplice, sormontata da una copertura a capanna: il portale rettangolare, estremamente essenziale, è sormontato di una lunetta a tutto sesto.
Dal 1866, dopo l’esproprio dei beni ecclesiastici, ebbe svariate destinazioni: divenuta proprietà comunale, venne adibita a scuola, a seggio elettorale, persino ad ospedale per malati di colera.
Nel 1925 fu data in concessione a Mons. Virgilio Angioni, che la utilizzò come sede dell’Istituto del Buon Pastore fino al 1985. Dopo questa data, la chiesa riassunse l’originaria intitolazione a Sant’Agata: oggi è di nuovo officiata ad opera del clero della Parrocchiale.
Attualmente, dopo un felice restauro, il suo interno si presenta a navata unica, col presbiterio, coro e abside, quest’ultimo coperto da volta a crociera. A destra si aprono le tre cappelle, in cui si trovano le tombe di ricche famiglie quartesi.
Fra gli arredi conservati, ricordiamo la pala seicentesca dell’altare maggiore, attribuita a Orazio de’ Ferrari, che rappresenta una crocifissione con Santi; inoltre, è da menzionare il dipinto che raffigura S. Felice da Cantalice, opera di Bartolomè Llevante della seconda metà del 1600. Curiosità
Il confine dei territori posseduti dai Cappuccini era segnalato da una croce giurisdizionale: attualmente, essa fa bella mostra di sé in Piazza Azuni ed è uno dei simboli più rappresentativi di Quartu.
Essa è costituita da una colonna liscia, sormontata da un capitello romano del I secolo d. C., raffigurante delfini e motivi vegetali: culmina con una croce tardo-gotica (fine XV, inizi XVI secolo), che da un lato presenta un Cristo in croce coi simboli degli evangelisti, dall’altro, fra figure di angeli, una Madonna con Bambino, poggiata su uno stemma sannitico con due teste di mori ai lati.
Nel 1888, in seguito alla nascita della “Società Tranvie del Campidano”, parte dell’ex orto dei Cappuccini fu adibito a stazione ferroviaria con annessi depositi ed officina: un trenino a vapore garantiva infatti il collegamento fra Quartu e la città di Cagliari.