DA CAGLIARI A OTTANA
Alla scoperta degli antichi riti del carnevale sardo.
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Partiamo da Cagliari sulla S.S. 131 Carlo Felice: la strada attraversa tutto il Campidano senza mai incontrare un paese, ma il percorso è piacevole e ci permette di osservare i grandi spazi della pianura più grande dell’isola. Lo sguardo nelle giornate di sole arriva sino ai monti più lontani.
Dopo aver lasciato Oristano sulla sinistra, attraversiamo il Tirso e continuiamo in direzione di Paulilatino .
Prima di arrivare nell’abitato incontriamo la splendida area archeologica di Santa Cristina .
Al km 114,300 un comodo raccordo permette di arrivare al sito in pochi minuti. La zona è costituita da un santuario di età nuragica formato da un tempio a pozzo, da un nuraghe e da un villaggio.
Il bellissimo tempio a pozzo, che risale al Bronzo Finale (900 circa a.C.),è realizzato in blocchi squadrati, ed è costituito da un vestibolo, una scalinata e una camera sotteranea a tholos. Il tutto è racchiuso da un recinto.
Il villaggio, assieme ai resti di un nuraghe, è formato da numerosi ambienti circolari e quadrangolari disposti a corona.
Poco distante troviamo la chiesetta di S. Cristina, frequentata in occasione delle feste religiose.
Rientriamo sulla S.S. 131 e prendiamo lo svincolo per Abbasanta: al km 123,500 incontriamo immediatamente la mole del bellissimo nuraghe Losa .
Una breve stradina conduce direttamente all’area archeologica. E’ un nuraghe complesso: il primo impianto risale al Bronzo Medio (1500 a.C.).
La struttura, trilobata, è “fasciata” da due imponenti antemurali realizzati con grossi blocchi di basalto. La cortina più esterna racchiude anche il villaggio di capanne e altri ambienti realizzati nelle succesive fasi punica, romana e alto-medievale.
Continuiamo sulla S.S. 131 attraverso l’altopiano di Abbasanta e prima di arrivare a Macomer svoltiamo sulla S.S. 129 che poi si ricongiunge, prima di Nuoro, con la S.S. 131 dcn.
Continuiamo sulla Statale 129 e 1,5 km prima del bivio per Silanus, sulla destra incontriamo il nuraghe e la chiesa di Santa Sabina (o Sarbana). La struttura nuragica è del tipo monotorre, realizzata a grossi blocchi di basalto poligonali.
La chiesa è dell’XI secolo e mostra i vani absidati, coperti a cupola, secondo schemi dell’architettura bizantina.
Nell’abitato di Silanus interessante anche la chiesa di San Lorenzo: edificata nel XII secolo dai Cistercensi, unisce caratteri romanici e gotici.
A pochi chilometri da Silanus troviamo il caratteristico paese di Bortigali, centro agro-pastorale che mantiene un forte attaccamento alle tradizioni.
Interessanti nell’abitato le strutture e i particolari aragonesi di alcune abitazioni della parte più antica, dove si trova anche la chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, in trachite rossa.
Possibilità di acquistare nel paese insaccati e formaggi prodotti nel locale caseificio sulla strada per Macomer.
Attraversiamo il Marghine tra nuraghi e case cantoniere e correndo parallelamente ai numerosi affluenti del Tirso svoltiamo a sinistra verso Orotelli.
Nel paese, piccolo borgo agro-pastorale disposto ai lati della strada, troviamo la parrocchiale di San Giovanni Battista, eretta nel XIII secolo in forme romaniche, che richiamano quelle di San Nicola di Ottana.
La facciata è ornata da due ordini di archetti pensili, mentre il bel campanile trecentesco a vela presenta alcuni interessanti altorilievi. L’interno a tre navate custodisce una notevole statua lignea del XV secolo.
Particolarmente significativo ad Orotelli è il Carnevale : come in quasi tutti i paesi del centro Sardegna, anche qui prevalgono riti incentrati su maschere dall’aspetto terrificante, ispirate ad animali e figure mostruose.
Lungo le vie del centro sfilano Sos Turphos, i ciechi, che hanno il volto annerito con sughero bruciato. Indossano cappotti di orbace neri e lunghi e ballano al suono dei campanacci che portano sulle spalle.
La loro danza, secondo un’antica tradizione, serve ad allontanare dai campi e dalle messi gli spiriti malefici (sas animas malas).
Durante il tragitto catturano le persone notoriamente benestanti (sos prinzipales) per costringerle ad offrire abbondanti bevute di vino, mentre le donne distribuiscono dolci.
La sfilata si conclude nella piazza principale, dove tutta la popolazione esegue una danza propiziatoria detta “Ballu de sos turpos”.
Lasciamo Orotelli e sempre sulla stessa strada attraverso le colline degli altopiani centrali proseguiamo in direzione di Ottana .
Nel paese, al margine dell’abitato sorge isolata e in posizione eminente la chiesa di San Nicola, che fu cattedrale dell’antica diocesi ottanese.
E’ una bella costruzione romanica ad una navata con abside e transetto, tutta in conci di trachite nera e violacea. La facciata è a tre ordini di arcate su lesene, con incavi a losanga, scodelle maiolicate e una bifora al centro. All’interno è custodito un pregevole polittico del 1340 attribuito ad un seguace di Francesco Traini.
Anche qui durante il Carnevale vengono riproposte antiche tradizioni che utilizzano richiami ad un mondo oggi quasi scomparso. Come ad Orotelli e Mamoiada prevalgono dei riti incentrati su maschere dall’aspetto terrificante.
Per le vie del paese sfilano due gruppi di personaggi: i Merdules, con maschere in legno raffiguranti esseri umani, e i Boes, tenuti al laccio dai Merdules e coperti da maschere dalle sembianze animalesche, che ricordano il bue, il maiale e diverse specie di uccelli.