Home E Guida Turistica E ITINERARI IN SARDEGNA>NELLA VALLE DEI NURAGHI>L’ARTICOLO 

DA FUNTANAMARE AL TEMPIO DI ANTAS
Fra natura selvaggia e rovine archeologiche.

 
 

Articolo
Foto 
Info utili 
Link 
Mangiare 
Dormire 

home 

Arriviamo a Funtanamare da Cagliari lungo la S.S. 130,  arrivati a Iglesias prendiamo la strada in direzione di Gonnesa, percorsi 22 km  incontriamo il bivio per Funtanamare, e dopo pochi km si trova finalmente la spiaggia.

La strada attraversa una pianura in parte coltivata, e passa di fronte al porto minerario ottocentesco di Funtanamare , costeggiandone la lunga e bianchissima spiaggia; si gira poi verso nord costeggiando la spiaggia del golfo di Gonnesa.

A questo punto la strada si inerpica su scogliere a picco sul mare, verso Nebida e Masua, frazioni minerarie.
La strada offre scorci panoramici fra i più belli dell’isola per i contrasti cromatici e l’andamento frastagliato della costa, costituita da calcari bianchi e violacei, sedi di giacimenti metalliferi.

Dopo un susseguirsi di curve e tornanti, si raggiunge Nebida, posta a 175 m, frazione di Iglesias, sorta nel secolo scorso come paese minerario, e ora notevole meta turistica.

Lasciando via via sulla sinistra i ripidi sentieri diretti alle cale costiere (porto Banda, porto Corallo), raggiungiamo, dopo 11 km e mezzo, le case di Masua , disposte sopra la spiaggia di Porto Flavia , suggestiva per le rocce rossastre, gli scisti cambrici, che la cingono, e per il Pan di Zucchero , faraglione di bianco calcare alto 133 m. che la fronteggia.

Raggiungiamo la piccola e suggestiva spiaggia da una scala in legno, e ci si ritrova in un piccolo paradiso terrestre.
La spiaggetta è infatti incastrata nell’alta scogliera, che fa da cornice allo splendido spettacolo dell’isolotto.

Abbandonata sulla sinistra la miniera di Masua, ormai quasi improduttiva, ci inerpichiamo per la strada, recentemente asfaltata, che conduce a Buggerru. Questa strada offre bellissimi panorami di rovine industriali immerse in una natura selvaggia. 

Arrivati in pianura, sulla sinistra incontriamo lo svincolo per la spiaggia di Cala Domestica . Vi colpirà per la splendida natura incontaminata, per la flora spettacolare ma soprattutto per la fauna, per gli splendidi e numerosi esemplari che ancora possono popolare queste coste poco conosciute dal turismo di massa.

Sulla sinistra si trovano ancora antiche rovine minerarie, mentre sulla destra un cunicolo porta a una caletta nascosta, che vi lascerà a bocca aperta!

Proseguendo sulla sinistra, usciti dalla deviazione per Cala Domestica, dopo appena 1 km e mezzo si arriva a Buggerru , centro minerario fondato nella metà dell’Ottocento.

Ormai dagli anni Cinquanta l’attività estrattiva si è interrotta, e le strutture minerarie sono in disuso: dalla splendida spiaggia del paese sono visibili i resti affascinanti di un’antica laveria, che offre ottimi spunti fotografici e uno splendido scenario per una passeggiata lungo la spiaggia.

Per i camperisti è stato allestito un parcheggio attrezzato, che permette di godere al meglio la splendida costa.

Riprendiamo il cammino andando verso Capo Pecora.
La strada si interrompe a Capo Pecora, promontorio solitario e selvaggio presso il quale un sentiero conduce al Porto Tramatzu , in un ambiente costiero particolarmente selvaggio.

Abbandonato il solitario Capo Pecora, si prosegue verso l’interno, e si percorrono 15 km. fino alla strada per Iglesias.

Dopo 5 km si incontra il centro di Fluminimaggiore , ai piedi di aspre montagne, lungo il corso del Riu Mannu. Ha un territorio ricco di giacimenti minerari, sfruttati dalla seconda metà del secolo scorso fino all’ultimo dopoguerra, che ormai sono trasformati in straordinari musei di archeologia industriale.

A 13 km. dal paese sorge il tempio di Antas , edificato dai punici nel V sec. a.C., ristrutturato nel III sec. a.C., ricostruito dai romani in età tardo-repubblicana, rimaneggiato sotto Caracalla.

I Romani costruirono quindi questo imponente tempio in un’area già sacra in età nuragica e fenicio-punica, mantenendo una serie di elementi che riportano alle culture precedenti. Sull’architrave corre infatti una dedica a Sardus Pater Babai, dio eponimo dei Sardi, identificato dai Cartaginesi con il loro dio Sid, le cui caratteristiche furono trasferite poi dai Romani all’Imperatore.

Nella planimetria e nella decorazione sono numerosi gli elementi ereditati dalla precedente tradizione. Un’alta gradinata porta al pronao tetrastilo, ingresso alla sacra cella del tempio; questa presenta pavimenti mosaicati, mentre le pareti erano un tempo decorate da pilastri.

Sul fondo della cella si aprono due ingressi per un penetrale (la parte più interna del tempio) bipartito, di tradizione punica, preceduti da due vaschette connesse a rituali purificatori; nel penetrale a destra è stato ricollocato un altare.
Anche le colonne che corrono attorno al tempio, di ordine ionico a rocchi non scanalati, sono legate alla tradizione fenicia.

E’ ormai il tramonto, ci godiamo in silenzio l’incantevole scenario del territorio fluminese sovrastato da questo tempio ricco di storia.