di Manuela Cuccuru
Dove:
all’estremità meridionale della penisola del Sinis, presso la località balneare di San Giovanni nel comune di Cabras (OR)
Epoca:
dall’ VIII sec.a.C. al 1000 circa.
Civiltà: Fenicio-punica e Romana
Descrizione:
Il nome della città Tharros è attestato da fonti epigrafiche e classiche. Per il nome fenicio (ancora sconosciuto), si può solo ricostruire la radice mediterranea *tarr.
La penisola del Sinis era abitata già da epoca più antica, come dimostrano i resti nuragici nella zona dell’ abitato di S.Giovanni, della collina di Su Muru Mannu e il nuraghe Baboe Cabitza nella piana di Capo S. Marco.
I resti urbani si dispongono di fronte al golfo di Oristano, delimitati a nord dalla collina di “Su muru mannu”, ad ovest da quella della torre di San Giovanni, a sud dall’istmo che che porta al promontorio di Capo S. Marco.
I grammatici antichi hanno spesso posto l’accento sulla pluralità del nome di Tharros (Pseudo Probo e Marco Plozio Sacerdote: “Tharros nomen est numeri semper plurali”). Questo particolare sarebbe da ricollegare alla duplicità delle aree cimiteriali: due necropoli a incinerazione di epoca fenicia (San Giovanni di Sinis e Capo San Marco).
I Fenici si stabilirono a Tharros nell’VIII sec. a.C., su territori già frequentati dai Protosardi. Sono state formulate varie ipotesi sull’ubicazione dell’abitato arcaico, tra le quali quella di Barreca che propose come primo insediamento fenicio il pianoro di Capo San Marco.
Ma si può dire che Tharros ricevette una vera e propria organizzazione urbanistica con i Cartaginesi, nel VI sec. a.C.
A quest’epoca infatti risalgono il rafforzamento delle mura settentrionali, l’apertura di camere ipogeiche nelle necropoli meridionale e settentrionale, il tentativo di fornire al centro un aspetto di particolare monumentalità, attraverso le stele, i cippi e gli altari del tofet e l’erezione del famoso tempio monumentale.
A quanto pare i Romani, che si insediarono nel III sec.a.C., non rivoluzionarono l’assetto urbano della città, ma rispettarono l’impostazione precedente integrando i propri edifici nei preesistenti quartieri pubblici e privati, come accadde per le terme.
Tharros ricevette il titolo di municipio o colonia solo in epoca imperiale, ma, resistendo ai saccheggi dei Vandali, conobbe anche la frequentazione cristiana a partire dal VI sec.d.C.
Una delle ultime notizie su Tharros risale all’epoca giudicale: l’autore cinquecentesco Giovanni Fara racconta che il Giudice d’Arborea ordinò lo spostamento degli abitanti e della sede arcivescovile da Tharros ad Oristano nel 1070.
Questa data concluse quindi una frequentazione del sito che, iniziata nel Bronzo Medio, passò per le civiltà fenicia, punica e romana.
L’assetto urbanistico di Tharros ricalca i tratti peculiari urbani di tutte le città puniche. Ad esempio, un asse stradale portante che divide due quartieri: quello abitativo occidentale, ai piedi della collina della torre di S. Giovanni, e quello orientale, dove sono stati trovati molti edifici pubblici, sul Golfo di Oristano.
Un’altra costante è l’ubicazione periferica del tofet, vicino alle fortificazioni, nel caso di Tharros a Nord, nella collina di Su Muru Mannu.
Tra i numerosi edifici di culto (il tempietto rustico a Capo S. Marco, il tempio delle gole egizie, il tempio di Demetra e Core), riveste una particolare importanza il Tempio Monumentale o delle semicolonne doriche, con la decorazione a semicolonne e lesene di alcuni lati del basamento.
Il tofet ( santuario a cielo aperto tipico della civiltà fenicio-punica),che presenta delle somiglianze straordinarie con quello di Cartagine, fu frequentato dal VII fino al II sec.a.C.
Caratteristica di Tharros è la tendenza alla monumentalità, che si esprime soprattutto attraverso le stele semplici, quelle monumentali, i cippi-trono e gli altari a gradino, singolare produzione tharrense.
La storia degli scavi di Tharros è legata a scavi clandestini e irregolari fino al 1832, quando il Re di Sardegna Carlo Alberto ne dispose il divieto.
A causa di scavi inglesi (Lord Vernon-1851), di Gaetano Cara(1853-56) e francesi (L. Gouin e A. Baux), gran parte del materiale proveniente da Tharros è oggi conservato al British Museum, al Museo Borely di Marsiglia e nelle Collezioni Reali di Torino.
Oggi, oltre alla suggestiva visita dei resti urbani, è possibile ammirare stele e urne del tofet e altri reperti nel Museo Civico di Cabras, inaugurato nel 1997.
Informazioni turistiche:
- Museo Civico di Cabras “Giovanni Marongiu”- via Tharros, 121 Tel.0783 290636 – 391999
Orari di apertura: estivo 9-13 16-20 invernale 9-13 15-20