IL MERCANTE DI VENEZIA
La Recensione
Venezia, prima metà del ‘600.
Il giovane Bassanio, innamorato della bella Porzia, non ha il danaro per chiederla in sposa.
L’amico Antonio si offre di costituirgli la dote, ma neanch’egli possiede al momento danaro liquido.
Le sue navi, sparse per tutti i mari del mondo, viaggiano alla volta di Venezia cariche di tessuti e di spezie preziose. Antonio ha investito ogni suo bene in quelle imprese e soltanto all’arrivo dei velieri a Venezia sarà ancora ricco.
In città c’è un mercante ebreo, il vecchio Shylock, che presta i suoi soldi ad usura.
Per amore dell’amico, Antonio chiede un prestito di 3000 ducati all’anziano usuraio, cedendogli in garanzia una libbra di carne del suo corpo.
Ma giunge notizia a Venezia che ogni nave di Antonio ha fatto naufragio.
Il giovane e generoso mercante è rovinato, e non potrà fare fronte al suo debito…
Scritto nella fase di piena maturità dell’autore, il Mercante di Venezia è uno dei testi shakespeariani più contestati dalla critica per la giustapposizione di toni (il dramma del mercante ebreo Shylock e la giocosa commedia amorosa basata sugli equivoci) che si accostano senza mai fondersi completamente in modo armonico.
Questa caratteristica del testo risulta fortemente ridimensionata dall’adattamento di Albertazzi, che lo ha sfrondato e reso più ‘facile’, concentrandolo in due ore di rappresentazione divertente e leggera.
Bravi gli interpreti.
Bravissimo Giorgio Albertazzi, che ha regalato un’interpretazione precisa, essenziale, senza virtuosismi. Un’interpretazione che non mette in ombra ma anzi esalta l’interpretazione degli altri attori sul palcoscenico.
Bravo Pietro Bontempo, nei panni di Antonio. Bravissima Irene D’Agostino nel ruolo di Giobbelino, il servo gobbo di Shylock.
Giovanni Antonio Lampis