GIGI PROIETTI
in A me gli occhi
Come sostiene Proietti A me gli occhi, il suo celebre e acclamato spettacolo, è diventato una specie di marchio indelebile di una carriera abbastanza insolita per un artista. Proposta teatrale a 360 gradi per una serata di commistione di generi percorsa insieme al pubblico presente negli itinerari del linguaggio e della fantasia, con tappe musicali, fatte di frenate, di accelerazioni, di rumore e di improvvise riflessioni, forse di silenzi.
A me gli occhi, inventato con Roberto Lerici e rappresentato per la prima volta nel 1976 a Roma, Teatro Tenda, è stato, negli anni ripreso, modificato con struttura e titolo via via aggiornati (A me gli occhi bis, Come mi piace, Prove per un recital).
Non è mai stato uno spettacolo confezionato. La voglia è stata sempre quella di ritagliare l’evento sui respiri del pubblico. Quindi la sua uscita estiva in spazi necessariamente diversi l’uno dall’altro non fa che sfidarci a plasmare materiali vecchi e nuovi in situazioni che ci appariranno di volta in volta misteriose, cercando di dare un’ultima scaldata, dopo quelle del sole alle pietre, ai muri che ci ospiteranno […].
A me gli occhi per 25 anni è stato un prototipo in evoluzione, non il solo, del mio rapporto con la scena. E’ un modo di essere attori che era diverso allora e che continua ad esserlo ora, percorrendo le linee di un teatro popolare che mi è sempre piaciuto e che proprio perché popolare è teatro. E’ un modo per tenere insieme tecniche desuete e no” (intervista rilasciata a L. Vella).
Gigi Proietti, avvocato mancato, con una tesi mai discussa di Filosofia del Diritto sul Critone di Platone, è un attore dalle mille facce, capace di far parodia, allegoria, satira e barzelletta. Affabulatore dalla voce bassa che rimescola i sentimenti, cantante, buffone e poeta.
Proietti ritorna ai suoi primi amori: il teatro di prosa, in cui aveva esordito quasi trent’anni fa recitando Moravia e Bond nelle cantine della sperimentazione d’avanguardia.
SARDINIA POINT C’ERA
Un vero e proprio saggio di segni e tecniche di comunicazione dal vivo.
L’immancabile cassa per l’attore sbattuto in scena, da cui estrarre memorie, esperienze o solo
spunti per… Per comunicare e lasciare che l’istinto verificandosi continuamente con il pubblico porti il testo all’attualità che lo rende vivo.
Qualcosa più di uno spettacolo, che comunque è stato esilarante e dolcissimo, era veramente il teatro, teatro comico e non solo, con le sue regole che solo la sensibilità e la generosità di un grande attore può regalare.