INCONTRO CON L’AVVOLTOIO GRIFONE
di Laura Busia
Un reportage emozionante, l’incontro con i grandi rapaci in uno dei luoghi più selvaggi della Sardegna, la Costa fra Alghero e Bosa.
L’arrivo a Bosa
La strada Nuoro-Bosa riserva un’affascinante sorpresa.
Arrivati a Macomer il paesaggio cambia, altri colori, altre forme: alla selvaggia bellezza tipica del movimentato paesaggio barbaricino si contrappone una pianura immensa.
È un panorama che a prima vista lascia completamente spiazzati, quasi delusi (questa è l’impressione che ho ricevuto io, la prima volta che ci sono andata): sembra tutto un deserto, o perlomeno questa è la parola che viene subito alla mente.
In realtà ciò che troviamo tra Ottana e Macomer e tra Macomer e Bosa sono due altipiani, la Media Valle del Tirso e l’Altopiano di Campeda.
I due altipiani
sono ambienti steppici utilizzati come pascoli estensivi per ovini e bovini.
Queste zone sono considerate rare a livello nazionale e comunitario e rivestono un grande interesse naturalistico in quanto mantengono un elevato indice di naturalità rispetto ad altre aree, soprattutto dell’Italia continentale.
L’altopiano di Campeda, per l’elevato numero di animali domestici che fa rilevare in tutto l’arco dell’anno è una delle aree di alimentazione più importanti per gli ultimi grifoni.
In particolare per i grifoni del Bosano che rappresentano oltre l’80% di tutta la popolazione italiana di questa specie.
La flora è costituita da arbusti bassi, graminacee, praterie di asfodelo, cardo e ferula, a cui si affiancano boschetti di sughera e roverella e singoli alberi con i tronchi piegati dal maestrale.
Verso la costa bosana
dopo Suni si comincia a gustare il fascino nascosto di un paesaggio ricco di colori: dall’azzurro del cielo alle varie sfumature blu del mare, dal giallo del fieno al grigio delle rocce e degli scogli, come Punta Managu o la cosiddetta Pietra dell’Avvoltoio.
Ho avuto la fortuna di sostare a lungo sotto questo “monte”, in una giornata soleggiata e con un po’ di nebbia che andava e veniva, si può spaziare ovunque con lo sguardo, e si rimane incantati…
Ci si sente parte di quell’angolo di Sardegna …Sono stati d’animo complessi da spiegare, che una persona può capire solo con un’esperienza diretta.
Consiglio a tutti gli appassionati -soprattutto birder- la visita della suggestiva costa bosana: capirete cosa voglio dire…
Il primo incontro con i grifoni
La prima volta che sono andata nella costa Bosana è stato per vedere i grifoni, i leggendari avvoltoi descritti con grande passione da Domenico Ruiu nel libro “Caro grifone”, lo stesso che mi ha messo in contatto con un appassionato, Antonello Cossu, esperta guida naturalistica e componente del gruppo che da oltre 20 anni si interessa della salvaguardia di questo superbo avvoltoio.
É stata una giornata memorabile…
17 giugno 1999: i grifoni si sono concessi davero oltre le mie aspettative.
Ben venti avvoltoi hanno volteggiato sopra le nostre teste – spettacolo che neanche la guida vedeva da un po’ di tempo – e alla fine dell’escursione, ripercorrendo un sentiero per tornare alle macchine, abbiamo osservato un grifone mentre beveva, a una ventina di metri da noi. Antonello ha ammesso di non aver mai assistito a una scena simile.
Gli avvoltoi apparivano dal niente
da tre che erano sono diventati improvvisamente venti; volteggiavano, con il collo curiosamente allungato verso di noi; avevano sicuramente individuato lì vicino qualche gustosa carogna con cui “spuntinare”.
È stato uno spettacolo che mi ha mozzato il fiato, che mi ha fatto gioire.
I tre metri d’apertura alare, dei quali avevo letto in diversi libri, erano in quell’istante a pochi metri da me. Non esistono equivalenti verbali per le emozioni e per i sentimenti di quei momenti.
A venti metri da noi
Ma ancora più bello è stato quando abbiamo visto un grifone a venti metri da noi.
Sono stati minuti di attività frenetica, dal binocolo al cannocchiale, alle macchine fotografiche. Il grifone ci ha regalato ben 25 minuti.
Io e Antonello, entusiasti, felici e increduli, ci alternavamo ai vari strumenti per osservare di più e più da vicino l’insolita scena che si svolgeva davanti a noi.
Mentre eravamo tutti girati spalle al grifone, per seguire in diretta la caccia di un falco pellegrino, l’assetato ha deciso di “togliere il disturbo”.
Ecco che apre le grandi ali
Per caso mi sono girata e in quel momento il grifone ha aperto le ali: enorme, maestoso, bellissimo. Mi ha dato appena il tempo di avvisare gli altri, con voce rotta dall’emozione, e dopo quattro saltelli si è alzato in volo. Non ha sbattuto nemmeno una volta le ali.
Bisogna salvarli, a tutti i costi !
Mentre se ne va gli auguro, e mi auguro, che continui a volare alto e che possa sopravvivere:un animale cosi bello, cosi regale non può scomparire sotto i nostri occhi.
Ecco perché, pur avendo vicino una splendida natura come può essere il Supramonte, ho deciso di raccontare il territorio di Bosa.
Stato attuale, tutela, problemi
La LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) e la Regione Sardegna hanno condotto per diversi anni (1986-89, 1994-95) un articolato progetto di conservazione a favore dei grifoni della Sardegna nord-occidentale, dove vive e si riproduce l’unica popolazione autoctona italiana di questa specie.
Nell’ambito di questo progetto, oltre alle tradizionali attività di conservazione (sorveglianza, ricerca scientifica, recuperi, alimentazione integrativa, campagna di informazione, ecc.), è stato realizzato un programma di ripopolamento con esemplari importati dalla Spagna.
Quanti grifoni ci sono in Sardegna?
In Sardegna sono presenti due sub-popolazioni nel settore nord-occidentale: quella della zona di Bosa e quella della zona di Alghero.
Dai dati pubblicati da Schenk e Aresu , responsabili del programma LIPU-Regione Sarda, risulta che la popolazione dei grifoni si è praticamente raddoppiata dal 1986 al 1996, grazie agli interventi conservazionistici realizzati, passando dalle 21 coppie territoriali a 42 coppie (31 a Bosa e 11 ad Alghero).
Nel periodo agosto-novembre del ’97 c’è stato però un notevole calo e così le coppie nel 1998 sono scese a 28, con un ulteriore aggravamento della situazione nel 1999: il censimento contava solo 23 coppie.
Il problema delle esche avvelenate
Questo calo è stato determinato soprattutto da un ritorno della pratica delle esche avvelenate nella Sardegna nord-occidentale da parte di pastori.
In passato, infatti, e più raramente oggi, le esche venivano posizionate in punti strategici: l’obiettivo era quello di avvelenare le volpi colpevoli di cacciare agnelli e capretti. Recentemente il problema si è ripresentato con l’aumento del fenomeno del randagismo, animali affamati che seminano morte nelle greggi di vaste aree dell’isola.
Gli animali così avvelenati, vanno a morire dove capita; gli avvoltoi, attirati da queste carogne, se ne cibano trovando la morte per avvelenamento.
Negli anni scorsi decine di grifoni sono morti in questo modo.
L’uso delle esche avvelenate ha condizionato già dalla fine dell’800 la sorte di tutti gli avvoltoi nel mondo, ed è stata una delle cause principali della rarefazione del grifone e dell’estinzione in Sardegna di altre due specie di avvoltoi: il gipeto e l’avvoltoio monaco.
Il rimedio
Un possibile rimedio al problema- tra l’altro già sperimentato con successo in Sardegna e in altre parti dell’Europa e suggerito nell’ambito del suddetto progetto di conservazione- è prevedere la realizzazione di “Riserve alimentari” recintate in modo tale da costruire una rete di “carnai” ove vengono portate le carcasse degli animali domestici (sotto controllo dei veterinari).
Le riserve alimentari, oltre ad eliminare la concorrenza trofica di volpi, cinghiali, ecc., possono assicurare una fonte alimentare “pulita” per i grifoni.
In questo modo si agevolerebbe anche lo smaltimento delle carcasse degli allevamenti, anche sotto il profilo igienico-sanitario e, forse, si avrebbe la possibilità di salvare una specie fra l’altro utilissima per quell’ecosistema.
Sempre secondo Schenk e Aresu, un’altra causa della rarefazione del grifone è rappresentata dal calo delle morti del bestiame dovuta soprattutto al miglioramento igienico-sanitario degli allevamenti.
Il problema del disturbo nei siti di nidificazione
Ma il problema più delicato che vorrei affrontare è quello del disturbo nei siti di nidificazione, disturbo che può essere provocato da diversi fattori.
Il più “banale” è quello prodotto da escursionisti, curiosi e fotografi che, anche senza saperlo, si avvicinano troppo ai siti di nidificazione ed interferiscono sul ciclo riproduttivo del grifone, particolarmente lungo (dicembre/gennaio-luglio/agosto), determinando l’abbandono della covata e/o la perdita del giovane nato.
Il grifone, infatti, se disturbato lascia il nido, abbandonando l’unico uovo che è in grado di deporre o esponendo il piccolo alla predazione dei corvi imperiali e dei laridi.
Un discorso a parte merita il disturbo intenzionale prodotto da quei fotografi (molto lontani dall’essere definiti “naturalisti”) che si avvicinano troppo al nido, incuranti delle micidiali conseguenze della loro sete di scoop.
A questo proposito voglio rammentare a tutti il monito di Maurizio Santoloci “La coscienza ambientalista deve prevalere sulla passione fotografica”. Ricordiamocelo…
Il problema degli elettrodotti
Ulteriore problema quello legato alla presenza degli elettrodotti o più comunemente dei fili elettrici, spesso collocati senza tener conto delle emergenze faunistiche del territorio.
I responsabili del progetto di conservazione del grifone hanno più volte sottolineato gli effetti negativi, spesso mortali, dell’elettrocuzione e/o collisione degli uccelli con le linee elettriche aeree.
I fili, infatti, sono spesso difficili da distinguersi e quindi da evitare.
Spesso, poi, la poca distanza tra il sostegno (elettricamente “a terra”) e i conduttori è di pochi centimetri è inevitabile causa di elettrocuzione (folgorazione).
In Sardegna, negli anni ’40, la distruzione di alcune colonie di grifoni nel Sarrabus, tra le quali quelle di “Cardera” e di “Monte Biancu” (Villasalto), nella bassa valle del Flumendosa, è da attribuire prevalentemente alla costruzione della linea elettrica!
Nel Montiferru, nel Marghine e più recentemente nel Bosano la realizzazione di nuovi elettrodotti proprio nel corridoio obbligato di volo dei grifoni, ha causato incidenti mortali col rinvenimento di grifoni uccisi.
Il problema del “cemento”
Non dimentichiamo poi le pressioni edificatorie, tentativi di sfruttamento (ancor oggi attivi) che minacciano valanghe di cemento nella costa a nord di Bosa.
La tutela
Ma il Comune di Bosa e i bosani hanno risposto con un intelligente Piano Urbanistico e la conseguente salvaguardia del grifone e del suo futuro.
L’altro passo che mi aspetto, e credo si aspettino tante persone, è la realizzazione di un’area protetta, un ambiente tutelato dove i grifoni, e non solo, possano vivere e riprodursi.
Ai volontari impegnati nella difesa del grifone e ai cittadini di Bosa l’augurio di riuscire in questa azione di tutela e la speranza di trovare soluzioni alternative ad uno sviluppo fatto solo di cemento e mattoni!
A CHI RIVOLGERSI
Nel territorio, a Bosa e a Macomer, è presente l’associazione CALLIS di Antonello Cossu che organizza:
- escursioni
- birdwatching
- passeggiate in mountain bike
- educazione ambientale, anche nelle scuole
- assistenza logistica e consulenza per tutti i foto-cineoperatori interessati a questo territorio
- degustazione di prodotti tipici sardi nei caratteristici
“cubiles”, gli ovili di due ospitali e simpatici
pastori locali, Antonio e Peppino - trasporto in fuoristrada, indispensabile nel caso non si possegga una vettura 4×4
Contattare CALLIS
Bosa (NU), via Malaspina 73; Macomer (NU), via G. Asproni 1A, tel. 0347 5482718; e-mail anto.cossu@tiscalinet.it ; sito web www.callis.it
Laura Busia
busialaura@tiscalinet.it
Ringraziamenti
Desidero ringraziare
Antonello Cossu e Mauro Aresu per la loro più completa
disponibilità.
Senza di loro l’articolo non conterrebbe informazioni così
dettagliate.
Grazie di cuore!