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L’ARRAMPICATA SPORTIVA IN SARDEGNA
di Maurizio Oviglia 

Alpinismo e arrampicata sportiva
Associare l’arrampicata alla Sardegna, conosciuta da tutti per il suo mare, è per alcuni una novità. Eppure l’arrampicata è una realtà e l’Isola si sta imponendo come una delle regioni d’Europa più belle ed affascinanti per praticare questo sport.
Per capire le ragioni di questo successo bisogna imparare a distinguere l’alpinismo, quello che si pratica sulle montagne (le Alpi, appunto) dall’arrampicata sportiva, un’attività che in questi ultimi anni ha contagiato migliaia di italiani.

L’arrampicata sportiva è un evoluzione del concetto del free-climbing.

Il free-climbing
Il free-climbing è una filosofia che si era andata affermando negli anni ’70 e che prevedeva la scalata di una parete utilizzando per la progressione solo le mani e i piedi; una innovazione rispetto all’utilizzo di chiodi e scalette.

Attenzione però, non dovete pensare che il free-climbing sia il salire senza corda! Questa è una distorsione pubblicitaria! E’ pur vero che alcuni fanno di queste pazzie, ma  si contano sulle dita di una mano. In questo caso è più corretto parlare di “solitaria integrale” e non più di arrampicata sportiva ed è evidente che un solo sbaglio vorrebbe dire l’ingresso immediato nelle verdi praterie di Manitù%u2026
Una tale attività non potrebbe essere così popolare.  

L’arrampicata sportiva
L’arrampicata sportiva nacque intorno ai primi anni ’80, quando il concetto di free-climbing fu portato all’estremo da alcuni arrampicatori; questi, in assenza di rischio di vita, pensarono di spingere la difficoltà e il divertimento ben oltre i limiti del tempo, decisero di assicurarsi alle pareti utilizzando dei tasselli ad espansione e quindi garantendosi una tenuta totale: nel caso l’arrampicatore fosse caduto lo avrebbero trattenuto, ma non l’avrebbero comunque aiutato a progredire.
Con l’eliminazione pressoché totale del rischio il free-climbing, o meglio la neonata arrampicata sportiva, smise di essere un’attività d’elite e incominciò ad essere accessibile alle masse.

L’interesse dei media e delle case costruttrici dei materiali fu immediato e, dopo alcuni anni, arrivò anche la catalogazione come sport. Nel 1985 furono disputate le prime gare di arrampicata e fu
creata la Federazione Arrampicata Sportiva Italiana (FASI) affiliata al CONI.

L’attrezzatore
Da quanto si è detto è evidente che i percorsi di arrampicata sportiva devono essere preparati preventivamente da una persona, che è detta attrezzatore.
L’attrezzatore traccia i percorsi sulla roccia infiggendo i tasselli ogni 3/4 metri, in modo da limitare le potenziali cadute a 6/8 metri di volo; queste distanze, infatti, solitamente permettono di volare senza nessuna conseguenza, anche in virtù delle corde dinamiche, oggi estremamente sofisticate.

Le “vie”
Ai percorsi, detti “vie”, viene successivamente dato un nome e una difficoltà, che rimane soggettiva, in quanto è stimata secondo una media di giudizi.

Una parete interamente attrezzata può contenere anche centinaia di vie; diviene allora un enorme parco giochi, dove gli arrampicatori possono scegliere diverse difficoltà, esplorare i propri limiti, cercare uno stile migliore, limitando se non eliminando cadute e riposi.

Per definizione l’arrampicata sportiva si svolge su pareti brevi, perché basta un solo “tiro di corda” a fare una via, vale a dire una lunghezza compresa tra i 5 e i 40 m. Serve però anche un supporto adatto, una roccia sana e non friabile, con tutte le caratteristiche che garantiscono una bella arrampicata.

Gli inizi dell’arrampicata sportiva in Sardegna
Ecco allora che ritorniamo alla Sardegna.
Non servono dunque altezze elevate, ma belle rocce. Se ben osservate, la Sardegna di queste è ricchissima! Fin dagli anni ’70 alcuni arrampicatori romani si erano accorti che le rocce del Golfo di Orosei erano di straordinaria bellezza. In Italia non c’era nulla di simile e bisognava andare in Provenza e in Spagna per trovare pari qualità. E qualità vuol dire calcare; la roccia maggiormente apprezzata per questo tipo di sport, perché offre una vasta gamma di asperità cui l’arrampicatore può aggrapparsi, gli “appigli” (per le mani) e “gli appoggi” (per i piedi).

L’arrampicata sportiva si sviluppò in Sardegna negli anni ’80, per opera di due gruppi.

Nella zona di Oliena cominciò ad attrezzare nuove vie l’olianese Giuseppe Garippa mentre nel resto dell’isola iniziai io un monumentale lavoro che mi portò, ben presto, a trasferirmi stabilmente a Cagliari. Successivamente, anche altri cagliaritani, come Gian Luca Piras, contribuirono non poco allo sviluppo di questo sport attrezzando moltissime pareti.

Gli anni ’90 dell’arrampicata in Sardegna
Negli anni ’90 l’isola fu presentata su tutte le riviste europee di settore e scrissi la prima guida che raccoglieva tutti i percorsi della Sardegna, guida che ebbe un successo enorme ed inaspettato. Grazie alla traduzione in tedesco, migliaia di arrampicatori di Austria, Germania e Svizzera approdarono sulle coste della Sardegna per arrampicare. Scoprirono un mondo paradisiaco e la possibilità, soprattutto, di arrampicare anche in inverno, grazie alle temperature miti. Successivamente arrivarono anche altri stranieri: francesi, inglesi, sloveni, polacchi e addirittura canadesi e giapponesi!

Nella seconda metà degli anni ’90 alcuni capirono che si trattava di un importante flusso turistico alternativo, svolgendosi essenzialmente nei periodi di bassa stagione. L’amministrazione locale di Jerzu, in Ogliastra, sovvenzionò l’attrezzatura di alcune pareti intorno al paese, pareti già in parte attrezzate da me già nel 1989.

È, infatti, corretto ricordare che la spesa per l’attrezzatura fissa, in alcuni casi molto onerosa, è sempre stata sostenuta privatamente dall’attrezzatore, che è visto dalla comunità come una sorta di grande “benefattore”.

Auguriamoci che il nuovo millennio sancisca una presa di coscienza da parte delle amministrazioni regionali di questa importante possibilità di turismo alternativo.

Oggi l’Isola è da tutti considerata la “mecca” dell’arrampicata sportiva nel Mediterraneo, al pari delle Isole Baleari, turisticamente meglio organizzate.

Grazie alla passione  e alle fatiche degli arrampicatori, la Sardegna può contare su 3000 vie!