IL CAGLIARITANO, PARTEOLLA, MARMILLA E TREXENTA
Lungo la Statale 125, passando dal Sarrabus a Villasimius arriviamo nel Cagliaritano.
Caratteristico della zona è il Nuragus, vino prodotto dall’omonimo vitigno, tipicamente autoctono, che evoca un significato antropomorfo, ottimo per abbinamenti a base di pesce.
Altri vini tradizionalmente apprezzati nel cagliaritano sono il Girò e il rosso Monica, diffuso anche in altre sub-regioni dell’Isola (Marmilla, Oristanese, ecc.).
Meritevoli d’interesse sono anche alcuni vini da dessert, espressione dell’enologia sarda più tradizionale quali Malvasia, Moscato e Nasco di Cagliari.
In molti paesi del Campidano è usanza mettere un ramo di palma sospeso sopra un portone per indicare l’esistenza di una cantina: per gli amanti del vino prodotto artigianalmente (is magasinus de su binu)costituisce, quindi, un invito al quale sarà difficile dire di no.
Nella provincia di Cagliari non possiamo non citare la zona del Parteolla, a vocazione vitivinicola e olivicola, la Marmilla, già famosa per la produzione cerealicola, e la Trexenta: zone di dolci colline, dove la coltura della vite ha origini antichissime.
Le specialità
I piatti della zona sono tantissimi: in tutto il Campidano si cucinano i malloreddus alla campidanese, piccoli gnocchetti di pasta di semola conditi con sugo di pomodoro, salsiccia e abbondante pecorino; su coccoi, tipo di pane in due versioni: pane’e scetti, cioè di farina pregiata, e pane ‘e simbula, di semola.
Considerato in passato un pane per le feste, è molto ricercato per il sapore e per l’aspetto decorato; su civraxiu, pane voluminoso da tagliare a fette, con base circolare, ha una crosta croccante e mollicca morbida; su mazzamurru, primo piatto semplicissimo, diffuso anche nel resto dell’Isola: viene fatto con il pane secco bagnato nell’acqua e condito con il sugo di pomodoro e il pecorino; la gallina ruspante con un ripieno di uva passa, uova, noci, cannella, zafferano e pangrattato.
Tra i dolci citiamo is pardulas, soffici dischi di pasta, ripieni di pecorino fresco grattuggiato, zucchero, zafferano, vaniglia e scorza d’arancia. Nel resto della Sardegna sono chiamate casadinas: si distinguono dalle precedenti per l’utilizzo della ricotta al posto del formaggio.
Piatti tipici di Cagliari sono: la burrida, gattuccio marinato in salsa d’aceto e noci; le orziadas, attinie insemolate e fritte; la fregula cun cocciula, pasta da brodo in minutissime palline di semola grossa, cucinata con le arselle; sa cassola, zuppa con vari tipi di pesci, molluschi e crostacei, cucinata e servita in casseruole di coccio; i ghiozzi fritti, piccoli pesci insemolati e fritti.
A Capoterra (ma anche in tanti altri paesi del Campidano) si preparano is tacculas, otto grive (tordi) lessate e lasciate insaporire tra i rami di mirto.
Tipiche del Campidano sono le Panadas, deliziose tortine salate farcite. Famosissime quelle di Assemini, imbottite con anguille in umido.
Squisiti sono i dolci di Quartu Sant’Elena: i candelaus, dolcetti costituiti da sottili sfoglie di pasta che avvolgono un composto di mandorle; ricoperti di glassa di zucchero, vengono decorati con le forme più disparate: fiori, animali, anfore, brocche, scarpine, pentoline…; i gueffus (sospiri ad Ozieri, dove vengono anche aromatizzati al liquore di mirto, maraschino e ricoperti di cioccolato), palline di pasta di mandorle, profumate ai fiori d’arancio e avvolte in carta velina colorata; il gattò, croccante di mandorle, miele, e scorza d’arancia, modellato in forme complesse e spettacolari; i piricchittus: dolce caratteristico delle feste paesane, ha l’aspetto di una palla di neve; la pasta è fatta di uova, olio d’oliva e farina.
Dopo la cottura vengono immersi in una cappa di zucchero, limone ed arancia.
Meritano una citazione anche i pistoccus di Serrenti (pistokkeddos ad Oliena), che venivano offerti con il caffè durante le feste e le cerimonie tradizionali. Hanno una forma rettangolare arrotondata alle estremità; preparati con semola, uova, zucchero, strutto, latte e lievito, dopo una prima cottura, vengono cosparsi di zucchero a velo e nuovamente infornati per farli biscottare.