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TORRALBA, ARCHEOLOGIA E PIATTI TIPICI 

Tra nuraghi e tombe dei giganti si confezionano ancora piatti tipici dal sapore antico, capaci di trascinarti nel cuore di una terra tutta da scoprire.
Non molto distante da Sassari il paese di Torralba con i suoi 2000 abitanti conserva le tracce di un passato antichissimo: nei siti preistorici, nei musei e nei semplici e gustosissimi piatti “unici” dei pastori, da non perdere.

Le specialità

Il pane di Torralba è la famosa “fresa” o “pane carasau” a volte preparato con farina scura, sa fresa niedda, cotto nel forno a legna fino al raggiungimento di un certo gonfiore, momento in cui viene tagliato in due parti e rimesso al forno per diventare “biscottato”.

Ottima anche la “spianata”, confezionata in casa e dunque più grossa di quella di Ozieri.
In occasione dell’epifania si prepara il “pane untinadu” (pane unto) ponendo del pane molle sulla brace e sgocciolandoci sopra il grasso di salsicce riscaldate fino a quando il pane assorbe il sapore della carne.

Per il giovedì grasso è tradizione mangiare le “fave con lardo”: piatto unico ottenuto dalla bollitura di fave, lardo, piedini di maiale, salsicce e finocchietti selvatici con l’aggiunta di spianate lasciate anch’esse bollire nel brodo della carne.
Una vera delizia è la “zuppa di finocchietti selvatici”: i finocchietti si fanno bollire in acqua, olio e sale e il brodo ottenuto si versa su una teglia foderata di spianate, si aggiunge abbondante pecorino e si mette il tutto al forno.

Sempre con le spianate si prepara la “pecora bollita”: nel brodo di carne di pecora si gettano le spianate fino a quando si ammorbidiscono e poi colate a mò di pastasciutta e servite a tavola condite con pecorino e accompagnate da patate bollite.

Una pietanza caratteristica sono le “panadas”: piccoli involucri di sfoglia ottenuta con farina, sale e strutto, ripieni di carne a piacere.
I dolci di questa località sono svariati. In occasione del Carnevale si confezionano le “mantogadas”, semplici intrecci di farina e strutto conditi con sciroppo di zucchero e limone.

Per Pasqua sono immancabili le “casadinas”, formaggelle con ripieno di formaggio inacidito, prezzemolo e uva passa, e “sa gozzula de s’ou”, intreccio di pasta di semola o di uva passa con l’aggiunta al centro di un uovo intero con guscio (una sorta di uovo pasquale casereccio).

Presenti durante tutto l’anno sono invece i “papassini”, rombi di uva passa, noci e mandorle, le “tiliccas”, sfoglia trasparente con ripieno di pistiddu (marmellata di sapa, mosto cotto) e le conosciutissime “seadas”, ravioli con ripieno di formaggio filante inacidito serviti fritti e ricoperti di zucchero.

I vini portati a tavola sono quasi tutti di proprietà: rossi e bianchi, il vino di qualità è denominato “su inu seberu” (il vino buono), bevuto solo per le grandi occasioni.

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