NEL SULCIS: RAID SOTTO LE STELLE
in mtb sotto le stelle, lungo il tracciato che da Pula porta alla diga di Monte Nieddu, tra capre, guadi e… forature. Un modo insolito di vivere la notte al limite, senza pericoli e divertendosi.
I preparativi
Ogni escursione che si rispetti necessita di preparativi, e per un’uscita notturna oltre alla canonica manutenzione e tirata a lucido dell'”amante” – chiedete alle ragazze dei bikers! – bisogna sistemare le luci sul manubrio.
In vendita si trovano sistemi appositi per l’illuminazione ma si può rimediare anche con due o tre torce da sub, abbondantemente nastrate sul manubrio.
Una luce va orientata in basso, così da illuminare il terreno sotto le ruote, e una in profondità per avere un’ampia visuale della traiettoria da prendere. Infine un lampeggiante rosso nel cannotto (tubo reggisella) è un’utile guida per chi ci segue.
Un consiglio: se decidi per il “fai da te” non prendere impegni per la sera, riuscire a regolare le luci con nastro e fascette è davvero un’impresa!
Si parte
Il ritrovo è fissato alle 20.00 nella centralissima piazzetta di Pula, giusto il tempo per una foto ricordo – Marco, Simone, Michele, Massimo, Roberto e Giancarlo, “quella sporca mezza dozzina” – e poi via, si parte, cercando di sfruttare la lieve luce dell’imbrunire.
Effettuiamo la tappa di trasferimento, scambiandoci mendaci impressioni sul nostro stato di forma: da Pula, attraversando la ss. 195 (loc. fra’ Millano), raggiungiamo la pedemontana per Villa S. Pietro.
Non mancano gli ironici commenti sull’equipaggiamento luci, che effettivamente in alcuni casi è alquanto spartano.
Quando raggiungiamo lo sterrato che costeggia riu Lilloni siamo ancora al crepuscolo. Il contorno dei monti si confonde in un unico indistinto azzurro, non male.
La strada per un bel tratto si articola fra sassaie e guadi resi “innocui” dalla siccità.
Ho il tempo per qualche foto, prima che il sole tramonti del tutto.
Nel frattempo mi informano che il percorso si snoda fino ad Arcu su Lillu fra una vegetazione fitta e brevi salite, rese difficili dal fondo sconnesso. Purtroppo però non si potrà chiudere il giro a causa dei lavori di sbancamento per la diga di monte Nieddu.
All’improvviso, il buio
Se un’uscita in MTB è l’occasione per apprezzare le bellezze della natura, scoprire gli angoli più nascosti della propria terra, incontrare animali, stare in compagnia, faticare in salita col pensiero alla discesa che ti aspetta, mi chiedo: cosa resterà di tutto ciò al buio?
Forse la voglia di misurarsi con se stessi, quell’istinto ancestrale che ti spinge al limite delle tue capacità, forse l’inconscio piacere di riscoprirsi nel buio prenatale, un tuffo negli abissi del proprio lato oscuro? sarà… sta di fatto che l’adrenalina si fa sentire e le gambe spingono sui pedali nonostante l’oscurità.
Con gli ultimi sprazzi di luce ci inoltriamo nel fitto della vegetazione lungo la carrareccia, l’andatura è scoppiettante si chiacchiera, si provano le luci, e intanto Michele tiene banco con la sua allegria.
Ecco che cala il buio. Le luci illuminano fino a 10-15 metri poi il nulla, ognuno fa la sua andatura, è una corsa incontro all’ignoto
Ci fermiamo spesso per guasti meccanici e per riprender fiato. L’occasione giusta per ammirare il cielo stellato, intorno solo gli alberi silenziosi e qualche latrato in lontananza. La luna è praticamente assente, ridotta a un sottile spicchio destinato a sparire dietro i monti.
Si fa sul serio
Si riprende la marcia e il silenzio è rotto dallo strusciare delle gomme sullo sterrato, dal rumore secco del deragliatore che sale sui pignoni (rocchetti) in cerca della pedalata agile per affrontare la salita, che non vedi ma senti nelle gambe.
Vado via con Simone per qualche metro quando sentiamo rompersi la catena di Massimo. Nessun problema, dallo zaino di Marco spunta provvidenziale uno smagliacatena, mi rendo conto dagli sfottò degli amici che Marco è come Eta Beta, dallo zaino tira fuori qualsiasi cosa tu gli chieda.
Si riparte, il buio è ancora più fitto, sono ormai le 22.15 e siamo arrivati al capolinea. La strada che ci avrebbe riportato a Pula è interrotta dai lavori per la diga di
M. Nieddu, si fanno alcuni tentativi per cercare il vecchio tracciato ma non ce niente da fare. Si deve tornare indietro, il che non è poi così male, vista la percentuale maggiore di discesa rispetto alla salita. Tutto ciò significa una cosa sola: divertimento.
Messa da parte la macchina fotografica mi lancio in un raid notturno dal ritmo agonistico, mi seguono Marco e Simone, vedo le luci tremolanti dietro di me. Le mie luci, spartane, illuminano a non più di dieci metri, ma aver già percorso la strada ha il vantaggio di ricordarsi curve e tornanti, nonchè la larghezza e la compattezza dello sterrato permettono un’andatura sostenuta.
In picchiata al chiaro di luna
E’ una sfida tra la natura e le mie capacità sensoriali, non sempre, infatti, indovino le traiettorie e ricorro alla derapata per riprendere la direzione giusta.
E’ un continuo frenare e rilanciare, le discese che intuisco dritte le affronto alla cieca, due dita nelle leve dei freni e giù a tutta, sperando che le capre incontrate all’imbrunire siano andate a nanna.
Al buio c’è più gusto anche ad affrontare le salite: non vedi quanto è lunga, la senti solo nelle gambe e, se ne hai, il gusto di tirare al limite ti viene anche se sei il biker più parsimonioso del mondo.
Gli altri dietro non arrivano, segnale che è successo qualcosa, infatti Michele ha bucato, la foga con cui ha affrontato la discesa lo ha portato a forare.
Non importa quei pochi km lanciati sono stati sufficienti per assaporare il fascino della velocità notturna. È l’occasione per scattare una foto ricordo a Michele, si merita un primo piano.
Si risale in sella per riprendere il forcing interrotto dalla foratura, Simone va avanti e con Marco ci lanciamo dietro la sua scia, al buio la polvere è ancora più difficile da digerire.
Siamo pronti a sferrare l’attacco quando sentiamo come uno sparo. Inchiodiamo e facciamo dietro front seguendo le risate degli altri che sbeffeggiano Michele: lo sparo non era altro che la sua camera d’aria che esplodeva dentro il copertone.
Ennesima sosta ai box, per fortuna “Eta Beta” tira fuori la magica bomboletta di CO2 e in un attimo porta la gomma alla giusta pressione.
Ormai il ritmo è spezzato, ci avviamo al tratto in asfalto della pedemontana commentando la sfiga che ci ha accompagnato per tutta l’escursione.
Tra risate e lazzi ci infiliamo tra la folla che alle 23.00 anima ancora la piazzetta di Pula.
Roberto Sanna