FUNTANA CUGNADA, LA VIA DE IS NIARGIOS
escursione, nel Gennargentu, alla scoperta delle antiche neviere
- Località di partenza a piedi: Aritzo
- Itinerario: Aritzo, Su Paolu, Gegol d’Abba, Arcu de Unnalei, Funtana Cugnada.
- Dislivello: 593 metri
- Percorrenza: 6 ore – 16 km
- Segnaletica: Inesistente
- Difficoltà: EE (Escursionisti Esperti)
- Cartografia: IGM foglio 530 sez. I ARITZO
:: Info: Comune tel. 0784 627232
Partenza dalla piazza del bastione, sulla sinistra della chiesa parrocchiale di S. Michele , si risale la ripida scalinata che ci porta alla periferia alta del paese.
Si raggiunge così la strada sterrata, antico percorso per carri a buoi in località Su Paolu, da cui si imbocca Su Camminu de Is Niargios immerso in un lussureggiante bosco di castagni, da cui il paesaggio si apre permettendoci di osservare un magnifico panorama il cui orizzonte è segnato dal Golfo di Oristano.
Si raggiunge così a S’Arcu de Unnalei (1197 m s.l.m.) su un antico sentiero ancora ben evidente che corre a mezza costa , fino a raggiungere Funtana Cugnada (1389 m s.l.m.).
Il percorso appena descritto risulta interessantissimo sia sotto l’aspetto paesaggistico che sotto il profilo storico e culturale. La bellezza di quest’area è infatti arricchita dalla presenza di numerose specie floro/faunistiche , veri e propri gioielli per i naturalisti.
Non è raro imbattersi nei branchi di mufloni o di cavallini selvatici. Alzando lo sguardo verso il cielo non è improbabile scorgere le planate solitarie dell’aquila reale e delle numerose poiane.
L’importanza storica di questo percorso è da ricondursi sia al commercio della neve il cui inizio risale dalla metà del 1500 alla fine dell’ 1800, sia allo sfruttamento da parte dei piemontesi delle secolari foreste di querce Di Monte Cresia.
Possiamo trovare e visitare , i resti di quelle che un tempo furono le famosissime “Domos de su Nie”, ovverosia le neviere che venivano utilizzate dai Niargios per stipare l’ ultima neve di marzo.
Le neviere e il commercio della neve
La neviera, Domo de su nie, era una struttura scavata come un pozzo, profonda diversi metri e sovrastata da muretti realizzati in pietre murate a secco e serviva per conservare la neve che in questo punto cadeva abbondante. Le neviere presenti a Funtana Cugnada sono state edificate in periodi diversi e venivano scavate nei canaloni dove la neve si ammassava per effetto del vento, formando le cosiddette bigas.
La neve veniva raccolta dai Niargios che, seguendo il cammino appena percorso, salivano per riempire, per mezzo di secchi e ceste, le domos de su nie, la pressavano con l’ausilio di appositi pali e quindi la ricoprivano di paglia, felci e terra. La neve poi d’estate veniva raccolta sottoforma di blocchi di ghiaccio e trasportata a dorso dei cavalli del castagnaro, viaggiando la notte, fino a Cagliari e a tutto il Campidano,destinandola principalmente alla produzione de “Sa Carapigna”, gustosissimo sorbetto al limone antenato dell’attuale gelato.
In un primo periodo, probabilmente prima del 1636, erano i privati ad avere l’esclusiva della commercializzazione della neve, accumulando cospicue ricchezze. Dal 1636 fu il fisco spagnolo ad assumere in prima persona la gestione dell’attività, concedendo una privativa; il primo appaltatore fu un certo Girolamo Pirella.
Tale privativa era ereditaria, ovvero alla morte degli impresari l’attività passava agli eredi. Solo in seguito venne istituito un vero e proprio monopolio statale che concedeva agli appaltatori tale attività. Da sottolineare il fatto che il prodotto di una neviera era destinato esclusivamente al Palazzo Regio spagnolo: questo era un impegno sottoscritto al momento della concessione dell’appalto. Tra gli appaltatori ricordiamo i Devilla e gli Arangino.
Per sottolineare l’importanza che aveva questa attività bisogna dire anche che il pascolo del bestiame era proibito entro una certa distanza (forse 50 passi) dalle neviere, pena salatissime multe.
Il monopolio durò fino alla fine dell’800, ma l’attività dell’incetta della neve durò ancora per diversi decenni, ma alla fine venne soppiantata prima dall’importazione del ghiaccio da parte della Norvegia perché meno costoso, poi con l’apertura intorno al 1920 della prima fabbrica di ghiaccio a Cagliari da parte della Ditta Marchisio – Marzullo cessò definitivamente.
Chi avesse intenzione di approfondire la questione può recarsi a visitare il Museo Etnografico di Aritzo, dove sono custoditi, tra gli altri, gli attrezzi che venivano utilizzati per la preparazione de Sa Carapigna.
Con l’ ausilio di comparse locali inoltre , RAI TRE per la trasmissione Geo & Geo ha prodotto un lungometraggio che , con i costumi dell’ epoca ,ricostruisce fedelmente l’ insieme dell’ attività de Is Niargios.