L’AMBIENTE NATURALE IN SARDEGNA
di Domenico Ruiu
“Non v’è in Italia ciò che v’è in Sardegna” ebbe a dire nella tarda metà del 1700 il gesuita naturalista (o il contrario?) Francesco Cetti, mentre si accingeva a scrivere i suoi preziosissimi volumi sulla fauna dell’isola.
Da ritoccare, di tale convinto assioma, tanto più prezioso in quanto pensato in tempi in cui la “naturalezza” era ridondante, c’è forse il paragone con l’Italia solamente, che pare sminuire la particolarità di questa isola antica e fortunata.
Terra antica, dunque, ed in più isola, caratteristiche decisive di tanta magnificenza ambientale, che deriva e trova giustificazione appunto nell’età e nell’isolamento che hanno consentito all’inesauribile creatività del tempo sperimentazioni di ogni sorta, geologiche, botaniche e faunistiche, sfociate spesso in soluzioni singolari, talvolta “uniche”, altre esclusive od anche,piùspesso,”solo”endemiche.
Un mosaico di diversità riunite in un complesso tutt’uno che fa dell’isola…quasi un continente, come pensò, con arguta semplicità, un indimenticabile e appassionato cantore delle sue bellezze, lo scrittore Marcello Serra. A noi il compito, rischioso ma intrigante, di parlare un po’.
L’excursus, quale sarà l’impegno profuso, risulterà giocoforza parziale per via di obbligate scelte che, inevitabilmente, privilegeranno alcune argomentazioni rispetto ad altre, sicuramente di pari valenza.
Tuttavia parlarne sarà importante, non fosse altro che quale contributo alla conoscenza della natura della Sardegna. Una natura che necessita, ancora e più che mai, di essere scoperta, conosciuta, divulgata, amata ed infine protetta.
Perché, nonostante l’ardore e l’enfasi che spesso traboccano quando si parla dell’ambiente sardo in tutte le sue componenti, questa terra, meravigliosa ed incompresa, è il fanalino di coda, e non solo in campo nazionale, in tema di parchi ed aree protette.
Progettarle, realizzarle ed infine gestirle pare costituire un ostacolo insormontabile per le genti di Sardegna.
Lo scontro e la contrapposizione che caratterizzano il dialogo sull’argomento, testimoniano scelte e convinzioni sofferte, degne del massimo rispetto.
Rispetto che tuttavia non colma la perniciosa lacuna. Che è assolutamente da sanare, pena l’assunzione di gravi responsabilità, tutte nostre, qualora questo invidiato patrimonio di natura vada in malora.
Ecco che allora un contributo alla conoscenza, anche se minimo, diventa un obbligo ineludibile.