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CAMPANILE E CATTEDRALE DI SANTA MARIA

La costruzione della cattedrale di Alghero ebbe inizio nel terzo decennio del XVI secolo. Intorno al 1547 erano terminati il coro con cinque cappelle radiali, il campanile di forma ottagonale e coronato da una guglia piramidale e il portale gigliato posto alla sua base, eseguiti secondo un modello prettamente gotico-catalano.. La fabbrica subì una lunga interruzione per mancanza di risorse finanziarie. Alla ripresa dei lavori, alla metà del Cinquecento, si seguì una concezione architettonica di tipo rinascimentale e manierista, con l’inserimento di un transetto e di un corpo longitudinale classicisti.

L’edificio, concluso allo scorcio del secolo XVI, presenta una navata centrale coperta da volta a botte, divisa da quelle laterali, più basse e coperte a crociera, mediante l’alternanza di pilastri cruciformi a colonne tuscaniche. Sull’incrocio dei bracci del transetto si imposta la cupola di forma ottagonale su un alto tamburo finestrato.

L’arredo della cattedrale è tipico del XVIII secolo. Al genovese Giuseppe Massetti va ascritto il complesso di marmi policromi del presbiterio, commissionati nel 1723 e portati a termine nel 1730. Tra questi si annovera l’altare maggiore con la figura dell’Immacolata posta tra due statue di angeli in atto di venerazione, e il pulpito ornato da un rilievo raffigurante la predica del Battista. Fu invece il ligure Giacomo Costo a realizzare gli altari di San Filippo Neri, del 1742, di San Giuseppe, del 1754, e dell’Annunziata, risalente al 1755. La cattedrale ospita alcune interessanti testimonianze della cultura figurativa neoclassica, a cominciare dall’imponente pronao con quattro colonne doriche addossato alla facciata nel 1862. Nel braccio sinistro del transetto si ammira il monumento funebre di Maurizio Giuseppe di Savoia, duca di Monferrato, morto ad Alghero nel 1799. L’opera fu scolpita nel 1807 dal torinese Felice Festa. Si incontra nella prima cappella a destra l’altare del SS.mo Sacramento, eseguito nel 1824 dallo scultore carrarese Giuseppe Barabino.