Home E S’inaugura la rassegna Forma e poesia nel jazz ENRICO RAVA e FRANCO D’ANDREA


Forma e poesia nel jazz
VIII edizione
Cagliari, Teatro Alfieri, 12 aprile – 25 maggio 2005 (ore 21)

S’inaugura la rassegna Forma e poesia nel jazz
ENRICO RAVA e FRANCO D’ANDREA

Il trombettista e il pianista rinnoveranno sul palco del Teatro Alfieri – con inizio alle ore 21 – il loro felice connubio artistico in un concerto che si annuncia all’insegna degli standard.

Un legame, quello fra Rava e D’Andrea, le cui origini coincidono con i primi passi importanti delle rispettive carriere artistiche, nei primi anni Sessanta, e che nel corso di quattro decenni ha avuto modo di rinsaldarsi in occasioni e contesti diversi.

Ma è forse proprio nella dimensione ristretta del duo che si possono apprezzare meglio le affinità e le intese profonde fra due straordinarie sensibilità musicali.  

Il concerto ideale, insomma, per tagliare il nastro di partenza dell’edizione numero otto di “Forma e poesia nel jazz” e per riprendere, dopo tre anni di interruzione, il cammino di una rassegna da sempre attenta al meglio del jazz di casa nostra.

E che riapre ora i battenti all’insegna dei duo: dopo Rava e D’Andrea sarà infatti la volta di Maria Pia De Vito in coppia con Rita Marcotulli (il 23 aprile), e quindi di Stefano Bollani e Roberto Gatto (il 19 maggio).

Unica eccezione alla regola del duo, il concerto conclusivo di Rossana Casale che si presenterà a Cagliari con il suo quintetto (il 25 maggio) per un personale omaggio alla grande Billie Holiday.   Biglietti (intero 15 euro, studenti 10) e abbonamenti (intero 50 euro, studenti 32) per la rassegna si possono acquistare al Box Office di Cagliari (in viale Regina Margherita, 46 – tel. 070657428) e al botteghino del Teatro Alfieri (via della Pineta, 209).  

Si comincia, dunque, con due protagonisti assoluti del jazz italiano degli ultimi decenni. E’ alla fine degli anni Cinquanta che Franco D’Andrea, dopo essersi cimentato con tromba, sax e clarinetto, approda a quello che diventerà il suo strumento di lavoro, il pianoforte.

Lavoro che prende ufficialmente il via nel 1963, a Roma, quando il pianista meranese, allora ventiduenne, si pone al servizio di Nunzio Rotondo e poi di Gato Barbieri, suonando in un gruppo che annovera un altro giovane leone del jazz tricolore, Enrico Rava, appunto. Registra i primi dischi (il debutto è proprio con Gato Barbieri) e nel ’68 fonda il Modern Art Trio con Franco Tonani e Bruno Tommaso. Ma è con un altro Tommaso bassista, Giovanni, e con Claudio Fasoli (sax), Tony Sidney (chitarra) e Bruno Biriaco (batteria) che vive tra il 1972 e il ’77 l’avventura del Perigeo, gruppo culto del jazz-rock italiano.

La conclusione di quell’esperienza coincide per D’Andrea con l’avvento di una stagione particolarmente intensa e ricca di soddisfazioni: nel ’78 mette su un trio con lo stesso Biriaco e con il contrabbassista Dodo Goya, e tre anni dopo un quartetto destinato a lasciare tracce profonde, con Tino Tracanna, Attilio Zanchi e Gianni Cazzola.

Compone tanto (ad oggi sono circa duecento i brani di cui è autore, un centinaio dei quali compaiono nei suoi dischi), si esibisce anche da solo, e nell’82 arriva il primo premio al referendum annuale della rivista Musica Jazz come miglior musicista italiano: gli capiterà altre quattro volte, negli anni seguenti, mentre in tre occasioni (nel 1984, 1986 e 2002) saranno le sue registrazioni a raccogliere nella stessa competizione gli allori per i più bei dischi italiani dell’anno.

Gato Barbieri, Steve Lacy, Pepper Adams, Max Roach, John Surman, Dexter Gordon, Johnny Griffin, Slide Hampton, Daniel Humair, Lee Konitz, Joe Lovano, Bobby Watson, Hank Mobley, Paul Motian, Jean-Luc Ponty, Enrico Rava, Miroslav Vitous, Dave Liebman, Victor Lewis, Kenny Wheeler: colpisce, sfogliando l’album personale di Franco D’Andrea, la lunga e prestigiosa serie di musicisti con cui ha suonato. Intensa anche la sua attività didattica che lo vede impegnato dal 1978 in diversi seminari e centri musicali e, dal 1993, come docente di jazz al conservatorio di Trento. 

Con oltre quarant’anni di attività e una novantina di dischi registrati, di cui venticinque circa a suo nome (il più recente è “Easy living”, alla testa del suo quintetto, pubblicato l’anno scorso dalla ECM e premiato come miglior disco del 2004 al referendum della rivista Musica Jazz), Enrico Rava viene legittimamente considerato il jazzista italiano più conosciuto al mondo. Ammiratore di Miles Davis e Chet Baker, ha iniziato a suonare da giovanissimo calcando i palchi dei club di Torino, la città in cui è cresciuto (ma è nato a Trieste, nel 1939).

I primi impegni importanti, tra l’inizio e la metà degli anni Sessanta, lo vedono accanto a Gato Barbieri, Mal Waldron, Don Cherry e Steve Lacy. Londra e Buenos Aires sono le tappe di un nomadismo che lo porta nel 1967 a New York dove, dopo una breve parentesi in Italia, farà base per otto anni, a partire dal 1969. Nella “Grande Mela” suona con gli alfieri dell’avanguardia jazz – Roswell Rudd, Marion Brown, Rashied Ali, Cecil Taylor, Charlie Haden, Carla Bley e la Jazz Composer’s Orchestra – distinguendosi per quella vena melodica che sarà la sua cifra distintiva. Nel 1972 registra il primo disco da leader, “Il giro del giorno in 80 mondi”, e comincia a guidare formazioni a proprio nome.

Da allora in poi sarà un incessante susseguirsi di progetti, concerti e registrazioni che consolideranno il successo di Rava, in patria e all’estero, e ne renderanno sempre più inconfondibile lo stile: lirico, seducente, ispirato, innovativo ma con la necessaria consapevolezza della grande tradizione del jazz.

Lunghissimo, anche nel suo caso, l’elenco dei musicisti che il cammino artistico del trombettista ha incrociato (e spesso scoperto) nel corso degli anni: dai principali protagonisti della scena jazzistica italiana – Franco D’Andrea, Enrico Pieranunzi, Marcello Melis, Massimo Urbani, Roberto Gatto, Paolo Fresu, Stefano Bollani, per citarne alcuni – ai nomi di spicco di quella internazionale, come Pat Metheny, Michel Petrucciani, Joe Henderson, Paul Motian, Richard Galliano, Miroslav Vitous, Joe Lovano, Lee Konitz, John Abercrombie, Roswell Rudd, Dino Saluzzi, Lee Konitz, Martial Solal, Charlie Mariano, la Globe Unity Orchestra…

Una carriera luminosa, quella di Enrico Rava (e di recente raccontata in un libro, “Note necessarie”, curato dal critico musicale Alberto Riva): più volte votato come il miglior musicista in patria nel referendum annuale della rivista Musica Jazz, tre anni fa è stato insignito dal Ministro della Cultura francese, Catherine Tasca, dell’onorificenza di “Cavaliere delle Arti e delle Lettere”, mentre a Copenaghen gli è stato conferito (per la prima volta a un jazzista italiano) il “Jazzpar”, uno dei più prestigiosi premi internazionali.

(comunicato stampa)