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TORA! TORA! FESTIVAL 
Cagliari, parco Monteclaro, sabato 28 giugno 2003

Alla fine è andata bene, ma l’attesissima kermesse del Tora! Tora! festival, arrivata a Cagliari  per il secondo anno di seguito, ha rischiato di naufragare per un banalissimo corto circuito. Sarebbe stata una beffa, perché il grande happening era appena iniziato, e mancavano ancora all’appello i 4 gruppi più importanti. Momenti di scoramento tra i quattromila e passa ragazzi che hanno affollato il prato di Monteclaro dalle prime ore del pomeriggio, ma per fortuna dopo uno stop di un’ora e un quarto il concerto è ripreso.
Con un’unica conseguenza negativa: tempo a disposizione per gli artisti dimezzato.

L’orario di chiusura è stato ampiamente sforato, ma per evitare ulteriori problemi di ordine pubblico dopo le polemiche dell’anno scorso, Linea 77, Afterhours, La Crus e Modena City Ramblers hanno portato a termine il loro set list operando parecchi tagli.

Quest’anno il cartellone del “Tora! Tora!”, arrivato in città grazie alla Vox Day di Davide Catinari, prevedeva massicce dosi di rock e hardcore, mescolato al folk e al metal. Unica eccezione, i La Crus con la loro musica d’autore spruzzata d’elettronica, che infatti hanno avuto una qualche difficoltà in più a far breccia tra i presenti, nonostante il loro repertorio di assoluto valore.

Fa ancora un caldo bestiale in via Cadello quando salgono sul palco, ad aprire la manifestazione,  tre band sarde: Melanie, Colazione Freak e Sikitikis. Particolarmente apprezzata l’esibizione di questi ultimi. Un cocktail attraente di musica lounge anni ’70 intrisa di rock e blues, con il vocalist a catturare l’attenzione con le sue doti istrionesche glam/kitch. Un gruppo di cui probabilmente sentiremo presto parlare, perché il chitarrista dei Subsonica C-Max, colpito dall’originalità della band, potrebbe in futuro produrre il loro primo album.

Aprono la lista delle band ufficiali le Mondorama, due ragazze (batteria e chitarra) che offrono una miscela di rock esplosiva, un incrocio tra Jon Spencer Blues Explosion, Stooges e Ramones, scatenando l’entusiasmo sotto il palco, davanti agli occhi divertiti di boss Manuel (Agnelli), che si gode compiaciuto sul palco l’esibizione delle due romane.

Passano quasi inosservati gli Elle, gli unici insieme ai La Crus a proporre un repertorio particolare (atmosfere eteree condite di elettronica e psichedelia) e poco in linea con la serata.

I veneziani One Dimensional Man, uno dei gruppi italiani di punta della scena underground, presentano il loro ultimo disco, “1000 doses of love”, che ha visto l’ingresso in formazione del nuovo chitarrista Giulio Favero, dotato di un tocco più elegante e minimale rispetto al suo predecessore. E la differenza, rispetto alle altre esibizioni cagliaritane del passato, si è vista. Maggiore dinamicità dei brani, musica velocissima ma suonata alla perfezione, con le chitarre più incisive e un suono più pulito.

A seguire, i genovesi Meganoidi che col loro set di ska-core, un po’ ruffiano e facilotto a dir la verità, hanno coinvolto alla grande i fans assiepati dietro le transenne. Ritmi indiavolati, soprattutto quando sono risuonate le prime note di “King of ska”,  tormentone estivo dello scorso anno, entrato in rotazione heavy su MTV.

Con i Linea 77 iniziano i problemi. Per ben due volte, con evidente disappunto, il gruppo torinese tenta di cominciare il suo set, puntualmente interrotto dopo pochi attimi. Al secondo stop tutti nel backstage. La causa? Un banalissimo corto circuito che manda in tilt l’impianto di amplificazione, su cui per un’ora e mezza tecnici e musicisti si alternano nel tentativo, sempre più problematico col passare dei minuti, di riparare il guasto.

Finalmente, intorno alle 23, tutto sembra sistemato. Salgono per primi sul palco gli Afterhours come sostiene Manuel Agnelli, che da buon capitano vuole evitare ai gruppi ospiti del festival itinerante di incorrere nelle ire del pubblico.

Fortunatamente tutto va per il verso giusto, e il set di Agnelli e soci fila via splendidamente, tra l’entusiasmo e il calore dei fans. Si inizia con l’ultimo singolo, “Quello che non c’è”, e si prosegue coi vecchi hit  “Non sono immaginario”, “Male di miele”, “Bye Bye Bombay”, “1996” (<>), una cover di “Mio fratello è figlio unico” di Rino Gaetano, per chiudere con  “Voglio una pelle splendida”.

E’ il turno dei Linea 77, che infiammano i ragazzi che pogano sotto il palco con la carica esplosiva e devastante dei loro brani, un mix tra metal, hip-hop, hardcore e punk, ben testimoniato da “Fantasma”, “Ketchup”, “Moka” e “Touch”, canzone del loro ultimo disco prodotta insieme ai Subsonica.

Poi, in pieno stile Tora! Tora!, la cui caratteristica peculiare è quella di riunire generi musicali più svariati, quasi antitetici, salgono sul palco i La Crus, che nella migliore tradizione della musica d’autore rivisitata con canoni elettronici propongono una track list di brani suggestivi e di atmosfera, come il remix di “Nera Signora”, la cover degli Afterhours “Tutto fa un po’ male”, che ha visto la partecipazione dello stesso Manuel Agnelli salito con loro sul palco per una suggestiva interpretazione, “Ricordare” di Ennio Morricone per chiudere con il singolo “L’urlo”, tratto dall’ultima fatica “Ogni cosa che vedo”. Splendidi gli arrangiamenti minimali di Cesare Malfatti e la tromba killer di Paolo Milanesi.
Peccato che il set del combo milanese sia stato il più penalizzato dall’interruzione, ma probabilmente i la Crus torneranno in autunno in Sardegna per una serie di concerti.

E’ ormai quasi l’una quando si affacciano on stage i Modena City Ramblers, guidati dal mitico Cisco. Non c’è tempo da perdere, via con una carrellata applauditissima di vecchie e nuove canzoni: “La legge giusta”, “Grande famiglia”, “Perfecta excusa”, “La banda dal sogno interrotto”, “Canzone dalla fine del mondo” e l’inno di tutti i concerti “Bella ciao”.
Le atmosfere sono quelle dell’ultimo album “Radio Rebelde”, che prende nome dalla gloriosa radio fondata da Che Guevara ai tempi della lotta nella Sierra Maestra. Album che presenta un’evoluzione della loro matrice folk in cui il punk, l’elettronica, il dub, il reaggae e i ritmi africani si fondono alla perfezione, pur nella continuità che rappresenta lo stile Ramblers a partire dai loro esordi nei primi anni ’90.

E’ anche l’ultima esibizione. Al termine calano le luci su uno show che, a parte l’inconveniente succitato, avrebbe potuto essere migliore. La qualità complessiva degli artisti infatti era inferiore rispetto allo scorso anno, e in più si è sentita la mancanza di un gruppo headliner in grado di attirare, da solo, diverse migliaia di persone. Il riferimento ai Subsonica (ma non solo, si pensi a Tiromancino, Consoli, Morgan) presenti l’anno scorso e poche settimane fa autori di un grande concerto sempre  a Monteclaro con un numero maggiore di biglietti staccati, è fortemente voluto. 

Mauro Caproni