L’architettura fenicio-punica
Con l’arrivo dei Fenici fiorì in Sardegna la prima civiltà urbana; essi oltre la pietra, utilizzarono nell’edilizia, anche i mattoni crudi e la malta di fango.
Spesso le pareti delle costruzioni erano rivestite di intonaco e di calce e, negli edifici particolarmente importanti, anche di stucco. I pavimenti erano generalmente dei battuti di argilla ma, in edifici tardo-punici, ne sono stati trovati anche di calce e pietrisco e di cocciopesto con o senza mosaici.
Come la scultura, anche l’architettura fenicio-punica documenta l’esistenza di una corrente artistica fondamentale di origine siro-palestinese, alla quale si sovrappongono o si mescolano, senza soppiantarla, due correnti artistiche straniere: una egittizzante ed una grecizzante.
L’edilizia sacra ebbe una grande importanza nell’architettura fenicio-punica e numerose sono le sue testimonianze in terra sarda.
Il tempio di Antas, presso Fluminimaggiore (CA),
sebbene rifatto dai Romani, presenta, ancora ben visibili nella sua struttura, molti elementi punici come l’orientamento a nord e l’impianto tripartito, nonché due vaschette per abluzione ignote alla vera architettura sacra romana.
Le tombe
Le tombe a camera ipogeica, scavate nella roccia, riunite in spettacolari e misteriose necropoli. Nella città di Sulci, l’odierna S.Antioco (CA), si trovano quelle più monumentali: a più vani, con nicchie alle pareti, loculi e ornamenti architettonici (modanature). La tomba è accessibile per mezzo di una scala che , sprofondando nel suolo roccioso conduce all’ingresso.
L’altezza delle camere era inferiore alla statura umana media e la porta della tomba veniva chiusa per mezzo di una lastra di pietra o di un muretto di pietrame e malta di fango.
Le tombe di Monte Sirai sono analoghe a quelle sulcitane, ma di proporzioni più modeste.
Le tombe della necropoli di Tuvixeddu a Cagliari sono invece ad un solo vano, di dimensioni molto più piccole di quelle sulcitane ed accessibili per mezzo di un pozzo verticale.
Il periodo romano
Allo splendore fastoso dell’architettura nuragica, non fa seguito un fasto equivalente nel periodo romano.
Sono pochi e non certo degni di gran nota i resti di costruzioni romane in Sardegna.
Le città romane
Gli scavi effettuati nella antica città di Nora, presso Pula (CA), hanno restituito una zona destinata all’edilizia pubblica, civile e religiosa (foro, teatro, tempio e terme) e tre aree di edilizia privata.
A Tharros, sul golfo di Oristano, sono stati ritrovati due templi romani su pianta punica, due complessi termali e abitazioni di impianto molto semplice e modesto, talvolta fornite di un piano superiore.
Porto Torres (SS), la Turris Libisonis romana, costituisce l’unico esempio finora noto in Sardegna, di assetto urbanistico di tradizione romana con incroci perpendicolari di cardines e decumani, i due tipi di strada nella città romana. Gli edifici messi in luce sono prevalentemente di carattere pubblico: tre complessi termali e un peristilio (sorta di porticato).
A Cagliari sono state ritrovate le terme, il tempio di Via Malta, la cosiddetta “Villa di Tigellio” (resti di tre case di età imperiale), una serie di abitazioni e soprattutto l’anfiteatro: in gran parte scavato nella roccia, la parte in muratura è andata quasi totalmente perduta; il monumento è stato datato alla fine del II secolo d.C..
Nel capoluogo, è da menzionare anche la grande tomba (scavata nel calcare) di Atilia Pomptilia, nota come Grotta della Vipera, per la decorazione architettonica del frontone con due serpenti.
A Fordongianus (OR) (l’antica Forum Traiani) è stato ritrovato un notevole complesso termale. L’edificio, disposto su vari piani, si presenta di notevole interesse e il primo impianto risale al I secolo a.C.
Edifici sacri
Molto bello, anche per la suggestiva valle che lo accoglie, è il tempio del Sardus Pater ad Antas, presso Fluminimaggiore (CA): esternamente è il più canonico dei templi romani in Sardegna; su alto podio e colonne ioniche, mostra però anche particolarità puniche. Il pavimento è decorato da un semplice mosaico bianco con bordo nero di età severiana.
Un posto a sé occupa il santuario ipogeico di San Salvatore a Cabras: è ricco di decorazioni pittoriche e costituito da una cella con pozzo centrale, preceduta da due vani rettangolari; il santuario, dedicato al culto delle acque (di chiara origine nuragica), è stato datato alla prima metà del IV secolo d.C..