COME É NATA LA SARDEGNA?
La Sardegna è la regione più antica d’Italia.
Insieme alla Corsica fa parte di un unico basamento di roccia che, dal punto di vista geologico, è molto simile a certe zone della penisola iberica (Meseta) e della Francia meridionale (Montagna Nera). Da quando emersero i primi lembi di roccia (circa 570 milioni di anni fa) fino all’Eocene (circa 40 milioni di anni fa) la Sardegna fu saldata con l’Europa continentale in corrispondenza delle coste mediterranee della Spagna e della Francia.
Le rocce più antiche
le rocce più antiche si formarono agli inizi dell’era Paleozoica (570-225 Ma) nel periodo Cambrico (570-500 Ma), per accumulo di sedimenti sui fondali marini profondi.
La struttura di queste rocce subì una metamorfosi dovuta alle elevate temperature dei magmi e alle gigantesche pressioni legate ai movimenti della crosta terrestre, per questo sono chiamate rocce metamorfiche.
Le rocce metamorfiche del periodo Cambrico (arenarie, calcari, dolomie, scisti) sono visibili nelle zone del Sulcis-Iglesiente (sud ovest dell’isola).
Queste zone furono le prime terre emerse della Sardegna e dunque hanno un’età di circa 600 Ma.
[foto: Pan di Zucchero, grosso scoglio calcareo al largo della costa Iglesiente; M. Vacca]
Nasce il Gennargentu
nei periodi successivi, Silurico (435-395 Ma) e Devonico (395-345 Ma) si formarono le rocce metamorfiche scistose del massiccio del Gennargentu.
[foto: Punta Paulinu, massiccio del Gennargentu; M.Vacca]
Il granito
nel Carbonifero (345-280 Ma) imponenti masse di roccia fusa fuoriuscirono attraverso la crosta terrestre consolidandosi però sempre nel sottosuolo: si formarono i graniti che costituiscono la vera ossatura geologica della Sardegna.
[foto: vette Sette Fratelli, massiccio granitico del Sarrabus; M. Vacca]
Nascono i Toneris e il Supramonte
nell’era Mesozoica, nei periodi Triassico (225-190 Ma) e Giurassico (190-136 Ma) le terre emerse della Sardegna furono nuovamente sommerse dal mare: sui fondali, a grandi profondità, si depositò una gran quantità di sedimenti carbonatici.
Nacquero così i vasti e spessi depositi di sedimenti calcarei che poi riemersero dando origine alle spettacolari formazioni dei tacchi e dei toneri della Barbagia (NU), del Sarcidano (NU) e dell’Ogliastra (NU).
Nel Cretaceo (136-65 Ma) si formarono i calcari del Supramonte di Oliena (NU), del Golfo di Orosei (NU) e quelli della Nurra-CapoCaccia (SS).
[foto: Perda Liana, imponente torrione calcareo, fra Ogliastra e Barbagie; P. Rinaldi]
La Sardegna diventa un’isola
fra il Cretaceo medio e l’Oligocene si formano i depositi vegetali nella zona del Sulcis (CA) che si trasformeranno nel tempo in lignite (un tipo di carbone fossile).
Nell’Oligocene (38-26 Ma) per un complesso evento tettonico (l’orogenesi alpina) nacquero le Alpi, l’Appennino, i Pirenei, la catena dell’Atlante.
La Sardegna e la Corsica, che fino a quel momento erano saldate alla massa continentale, si staccarono dal resto del continente e, spostandosi in senso rotatorio antiorario, andarono a collocarsi nella posizione attuale al centro del Mediterraneo Occidentale.
Nel Miocene (26-5.2 Ma) una vasta zona dell’isola fu nuovamente invasa dal mare: la crosta terrestre si distese e si formò una fossa (la Fossa Sarda), estesa dal Golfo dell’Asinara al Golfo di Cagliari, che fu invasa dal mare.
Il vulcanismo del Pliocene
nel Pliocene (5.2-1.8 Ma) sprofondò la parte di suolo nella quale oggi si trova la piana del Campidano.
Fu quello un periodo di intensa attività vulcanica riscontrabile nelle vaste colate basaltiche della Nurra (SS), dell’Anglona (SS), del Logudoro-Meilogu (SS), della Planargia (NU), della Marmilla (CA) e del Sulcis (CA).
[foto: Giara di Genoni, altopiano basaltico della Marmilla; P. Rinaldi]
Formazione del Campidano
nel Pleistocene (1.8-0.01 Ma) la fossa tettonica del Campidano (CA; OR) fu colmata dai detriti alluvionali trasportati dai fiumi che sfociavano in quel mare.
Sempre nel Pleistocene (1.8-0.01 Ma) ci furono diverse variazioni della linea di costa, in seguito all’avanzare e al regredire dei ghiacci che modellarono definitivamente il profilo costiero dell’isola.
[foto: pianura del Campidano, campo di grano e colza; M. Vacca]