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Il periodo bizantino e altomedievale
Al periodo bizantino risalgono tutta una serie di elementi decorativi per architrave, capitelli (ad esempio il capitello a cesto di vimini intrecciati su cui posano quattro colombe, del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari), plinti e decorazioni varie, tutte testimonianze di architetture scomparse, talvolta riutilizzati nelle successive chiese romaniche.
I documenti più significativi di età altomedioevale sono comunque monili e oggetti di ornamento personale, finemente decorati e di pregevole fattura: orecchini con pendenti, collane in pasta vitrea, oppure anelli decorati e fibbie di cinture, realizzate a traforo, con decorazioni astratte o simboliche (Museo Archeologico di Cagliari).

La scultura romanica
Riferibili al periodo romanico sono da segnalare: i plutei del Duomo di Oristano (XII secolo); uno raffigurante Daniele nella fossa dei leoni, l’altro dei leoni che azzannano due cerbiatti; da citare anche le figure di leoni in bassorilievo nella facciata della cattedrale di Santa Giusta e il famoso pulpito di Guglielmo “pisano” datato 1160 e custodito nella Cattedrale di Cagliari dal1312.

La scultura del 1200
Fra le sculture del XIII secolo sono da segnalare gli architravi del duomo di Cagliari e quello con figure di leoni affrontati dell’ex cattedrale di Tratalias, i picchiotti bronzei del duomo di Oristano ed ancora il bianco architrave con paesaggio acquatico dell’ex cattedrale di Dolianova.
Un posto distinto nella scultura del Duecento spetta al gruppo ligneo della deposizione di San Pietro di Bulzi.

La scultura del 1300
Nel corso del Trecento si registrano opere di valore di autori prestigiosi: del 1337 è la campana fusa, e firmata, da Andrea Pisano per il Duomo di Iglesias.
Di Nino Pisano, figlio di Andrea, si conservano ad Oristano, in San Francesco, una statua marmorea di vescovo, e nel duomo una statua lignea dell’Annunziata; a Nino Pisano si deve anche la lastra tombale di Vannuccia Orlandi (1345), conservata al Museo Nazionale di Cagliari. Ad Oristano si trovano anche una serie di opere di chiara impronta aragonese: due rilievi su lastre marmoree, uno rappresentante l’angelo Gabriele, l’altro l’incoronazione della Vergine; di scultore catalano è la grande statua, in pietra policromata, della Madonna del Rimedio.

Il 1500 e il 1600
Nel XV secolo la scultura è scarsamente rappresentata, se si esclude la plastica di decorazione architettonica, si possono citare: i piccoli tabernacoli dell’ex cattedrale di Santa Giusta e del San Giacomo di Cagliari, il pulpito detto “di Carlo V” (1535), ora nell’atrio del San Michele di Cagliari; il monumento funebre di Emanuele Castelvy al San Gemiliano di Samassi, del 1586, opera di Scipione Aprile.
Per il resto non esiste quasi la statuaria slegata dal complesso del retablo pittorico, dove la scultura interviene con l’intaglio degli ornati e con i simulacri lignei, innicchiati al centro di alcuni di essi, come quelli che si vedono nei retabli di Ardara (1515) e di Villamar (1518).

La scultura lignea
Appartenevano certamente a retabli, ora scomparsi, le poche sculture a tutto tondo del 1500 conservatesi (come la Santa Barbara di Sinnai), così come anche quelle del 1600: lo straordinario San Cristoforo di Aritzo (1606), i SS. Ignazio di Loyola e Francesco Saverio di Oliena, tutte di marca stilistica spagnola, ma di bottega campano-calabra.
Molto numerosi sono invece i crocefissi lignei (notevoli quelli della Purissima e di San Giacomo di Cagliari) e i Gesù deposti (come quelli di Ales e di Orosei).

I marmi
Datato 1676 è invece l’arazzo marmoreo del Mausoleo di Martino d’Aragona il Giovane, che occupa (dal1860) l’intera testata nord del transetto del Duomo di Cagliari.
Al 1683 risale la grandiosa pala di marmi pregiati dell’altare dedicato a Sant’Isidoro Agricola, che nella cattedrale di Cagliari costituiscono il mausoleo dell’arcivescovo Diego De Angulo.