Home E Un’Isola un Continente E DALLE ORIGINI AL XVII SECOLO 

LA PITTURA IN SARDEGNA

Del periodo fenicio-punico, di quello romano e del periodo paleocristiano sono rimaste solo poche tracce di pittura parietale.
Il primo significativo, anche se isolato, esempio di pittura in Sardegna risale al 1300: è l’insieme di affreschi che decorano l’abside della chiesa abbaziale di Saccargia. Il dipinto in registri sovrapposti, raffigura il Creatore, la Vergine con gli Apostoli, ed episodi della vita di Gesù.
Del XIV secolo sono invece il notissimo polittico di Ottana, attribuito al Maestro delle tempere francescane e la tavola dell’altare maggiore della cattedrale di Sassari, nota come tavola della Madonna del Bosco.
In quest’ultima, scoperta sotto una ridipintura del XVI secolo, sono raffigurati la Vergine, il Bambino ed un committente.

I retabli
Il modulo che caratterizza maggiormente la pittura sarda del 1400 è il retablo.
La parola retablo viene dal latino “retro tabula” che significa “dietro la mensa dell’altare”: i retabli sono, infatti, grandi strutture lignee che venivano disposte dietro l’altare.
Erano costruiti, secondo schemi precisi, assemblando diverse parti, pannelli, cornici in un unico grande edificio.
Ciascuna parte del retablo era dipinta e decorata: i soggetti erano sempre sacri e riguardavano la vita dei santi oppure episodi della vita di Gesù.
Il retablo era una forma pittorica tipica dell’area Aragonese-Catalana e in Sardegna era così diffuso proprio perché l’isola, per circa tre secoli, fu sotto il governo spagnolo.
A partire dai retabli, è possibile tracciare una linea storica finalmente continua segnata soprattutto da testimonianze di arte iberica
La Pinacoteca Nazionale di Cagliari conserva un buon numero di retabli ma altri ancora sono visibili nelle chiese di molti paesi della Sardegna.
Ricordiamo il retablo dell’Annunciazione di Juan Mates (Pin. Naz.); il retablo di San Bernardino commissionato dai francescani per la chiesa, oggi distrutta, di San Francesco di Stampace a Cagliari, dipinto da Juan Figuera e Rafael Thomas (Pin. Naz.).
Di Juan Figuera sono anche la predella del retablo detto “di San Lucifero” (Pin. Naz.) e la Pala della Cappella del Gremio dei Calzetta nella chiesa di San Domenico di Cagliari.
Alla fine del XV secolo si colloca il mirabile stendardo processionale del Duomo di Sassari, attribuito ad un maestro catalano.
Dell’anonimo pittore, chiamato il “Maestro di Castelsardo” sono i retabli di Castelsardo, di Tuili (1500), della Porziuncola (Pin. Naz.), e quello della chiesa cagliaritana di Santa Rosalia.

La “Scuola di Stampace”
Di Lorenzo Cavaro si conservano un polittico integro (quello di San Paolo a Gonnostramatza), due scomparti di un retablo, ed un singolo pannello raffigurante San Girolamo.
Il figlio di Lorenzo Cavaro, Pietro, si formò a Barcellona e fu l’iniziatore della “Scuola di Stampace” così detta dal quartiere cagliaritano dove furono attive per un secolo e mezzo le botteghe della famiglia Cavaro e dei loro seguaci.
Nel 1535, la Scuola ospitò il pittore lombardo-campano che eseguì per il Duomo di Cagliari il retablo della Crocifissione.
Le opere finora note di Pietro Cavaro sono: il Retablo di Villamar, i retabli della Vergine dei Sette Dolori, di Sant’Agostino (Pin. Naz.) e di San Francesco.
Il figlio di Pietro Cavaro, Michele, dipinse il Trittico della Consolazione (Pin. Naz.) ed il retablo di Bonaria (Pin. Naz.)
Tra gli allievi di Pietro Cavaro si distinse Antioco Mainas, un eclettico pittore popolaresco di grande successo.
Alla scuola di Stampace si riallaccia inizialmente lo straordinario e personalissimo Maestro di Ozieri, al quale si devono: il Retablo del Duomo di Ozieri, della chiesa sassarese di Santa Croce e della parrocchiale di Benetutti.