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I PAESI DELLA FESTA
In pratica non c’è paese, in cui non si festeggi il santo del fuoco. Ancora oggi è una festa molto sentita.
In questa pagina trovate i riti tradizionali come vengono descritti dalle fonti, ma in alcuni paesi il rito dei fuochi si è perso o si è modificato.
Abbasanta (Nu)
Nel piazzale della chiesa di Sant’Antonio, vengono erette, accese e benedette sas tuvas, degli enormi tronchi cavi recuperati nei giorni precedenti da gruppi di persone che portano il nome del santo, da gruppi di pastori e contadini, da un gruppo di ferrovieri o da un comitato di giovani (sa leva noa): spetterà a sos sozios organizzare canti, balli tradizionali e altre manifestazioni di intrattenimento.
Nella piazza dove è stato acceso il fuoco, intanto, ha luogo sa ditta, una vendita di prodotti gastronomici con scopi di beneficenza.
Bosa (Nu)
vengono realizzati diversi fogulones attorno ai quali si effettuano tre giri che, una volta compiuti, dovrebbero preservare dal mal di stomaco. Intanto, giovani questuanti attraversano le vie del paese e riempiono le bisacce di dolci e salumi. Anche a Bosa i fuochi “accendono” il carnevale.
Budoni (Nu)
si bruciano le piante di cisto ammucchiate in altissime cataste
Dorgali (Nu)
si accende un falò di rosmarino in cima al quale vengono poste delle arance.
Laconi (Nu)
in passato, in occasione della ricorrenza de su foghidone, si svolgeva una processione particolare: i fedeli portavano dei bastoni avvolti nella carta stagnola e agghindati di nastri colorati con i quali bussavano alle porte delle case.
Nuoro
nei diversi rioni, vengono accesi i falò votivi: a Santu Predu, nella piazza di Su Cuzone, dopo l’accensione del fuoco si consuma la favata tradizionale.
Orgosolo (Nu)
si accendono diversi fuochi attorno ai quali, si balla e si canta fino a tarda notte. Nel pomeriggio, inoltre, si corre sa vardia, una corsa equestre che caratterizza anche un’ altra ricorrenza orgolese, quella dell’ “Assunta”, il 15 di agosto.
Orosei (Nu)
le ceneri del fuoco sacro venivano conservate per usi terapeutici.
Ottana (Nu)
è il giorno de “sa prima essia”, la prima uscita delle maschere tradizionali di Ottana: i merdules, i boes, sa filonzana…..
Intorno al grande falò (“s’ogulone”) sos merdules danno inizio al Carnevale.
Sarule (Nu)
in ogni rione, vengono predisposte cataste di legna e fascine a forma di cono capovolto e, una volta accesi i fuochi, alcune donne con un fazzoletto nero sul viso offrono sos pistiddos a coloro che portano il nome del santo.
Silanus (Nu)
la parrocchia è intitolata al santo del fuoco. Nella piazza Santa Rughe, vengono accesi due fugulones
Siniscola (Nu)
si dà fuoco a cataste e ciocchi di ramasinu (rosmarino).
Il rosmarino viene trasportato il giorno prima da gruppi di giovani che pongono sulle fascine due bastoni incrociati simbolo rudimentale della “croce di Sant’Antonio”. Superstizione e fede si mescolano: i fuochi hanno potere divinatorio, le fiamme bruciano le influenze negative che rendono sterile la terra.
Arborea (Or)
si accende un falò nella borgata di Tanca Marchesa: viene effettuata una pentolaccia e si svolge il rito tradizionale della benedizione delle stalle.
Ardauli (Or)
la festa è preceduta da sa panizzedda, un’usanza secondo la quale i bambini si presentano nelle abitazioni di parenti e vicini che offrono loro dei dolci particolari.
Carloforte e a Calasetta (Ca)
nel pomeriggio del 17 gennaio, maschere escono a frotte e ballano a rundia (a girotondo), inaugurando così il carnevale tabarchino.
Ghilarza (Or)
in un suggestivo scenario, tra la chiesa di San Palmerio e la torre aragonese, viene sistemata una tuva
Samugheo (Or)
anche qui i bambini si presentano nelle abitazioni di parenti e vicini che offrono loro dei dolci particolari: e l’usanza de sa pedida (la questua).
Sedilo (Or)
a distanza di una settimana, vengono accesi due falò, e la mattina della festa i bambini bussano alle porte delle case e chiedono pabassinas e tziricas.
Fluminimaggiore (Ca)
la parrocchia è intitolata al santo del fuoco. Vengono accesi sei fogaronis
Monastir (Ca)
i festeggiamenti in onore del santo si protraggono per una settimana. Davanti a una chiesetta, alla periferia dell’abitato, viene acceso su fogadoni. A Sant’Antonio, così come a San Sebastiano, altra figura molto venerata nell’isola (un altro fuoco in suo onore viene acceso il 20 di gennaio), gli abitanti di Monastir attribuiscono la salvezza del paese da una inondazione del 1888.
Ogni comitato incaricato di organizzare le due sagre mira a realizzare il falò più imponente.
Pabillonis (Ca)
le braci di un altissimo falò servono ad arrostire agnelli e porchetti. E c’è anche la curiosa tradizione di distribuire, oltre al pane benedetto, dei piatti di pastasciutta.
Soleminis (Ca)
su fogaroni viene acceso a seguito di una processione con fiaccolata
Tuili (Ca)
dove il santo è anche patrono, il fuoco viene acceso davanti all’omonima chiesa campestre.
Castelsardo (Ss)
la parrocchia è intitolata al santo del fuoco. Qui non c’è alcun fuoco ma si celebrano solenni riti religiosi al termine dei quali ha inizio il carnevale