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il cervo e il daino  | i grandi rapaci 

C’ERANO I GRANDI RAPACI
C’erano i grandi rapaci che solcavano i cieli del Supra­monte.
Dell’avvoltoio monaco (Aegypyius monachàs) ogni tanto si ha la notizia dell’avvistamento di un paio di esemplari, errabondi e solita­ri, che s’ingegnano a campare vagabondando per i supramon­ti.
 Un suo nido spettacola­re, enorme e incredibilmente po­sto,su di un basso ginepro, va sempre più rapidamente in rovi­na nei monti di Oliena, e c’è an­cora qualche anziano che rac­conta di quando, da giovane, sa­liva sopra quel nido per sdraiar­visi comodamente dentro a pren­dere il sole!
«Su gurturyu ossa­ryu», «s’abile ossarya» l’avvol­toio ossaiuolo, l’aquila ossaiuola, erano i termini inequivocabili con i quali veniva chiamato l’av­voltoio degli agnelli (Gypaetus barbatus).
Allora porcari e caprari aveva­no confidenza con le fiere del monte e sapevano riconoscere le varie specie classificandole istin­tivamente, in base alle loro abi­tudini.
E l’abitudine del gipeto di prendere ossa in aria e lasciarle cascar giù per mangiarle con cal­ma non poteva sfuggire a chi, per campare in quei monti, do­veva saper osservare tutto.
Una coppia di gipeti ha nidificato cer­tamente in Supramonte ancora nel 1969; da allora solo segnala­zioni saltuarie di soggetti solita­ri.
Credo che l’ultimo ad averne documentato la presenza con una foto, seppur pessima a dire il vero, sia stato io nel lontano 1977.
Era marzo, nei monti di Oliena, e ricordo ancora cosa ho provato quando quella leggenda, quel pezzo di storia, quell’imma­gine carpita al passato mi è sfu­mata sopra allontanandosi verso i monti di Orgosolo.
[foto in alto: gipeto adulto