il carnevale di Orotelli | la maschera | la scena | origine e significato | curiosità | photo gallery
LA MASCHERA
Sos thurpos de Oroteddi, “i ciechi” che abitano il carnevale orotellese, si anneriscono reciprocamente il volto, spalmandovi sopra la fuliggine del sughero bruciato.
I loro visi si nascondono dietro il cappuccio de su gabbanu, pesante pastrano d’orbace portato dai pastori nelle stagioni fredde, prestato ad una scena carnevalesca in cui domina il nero dei volti e degli indumenti.
Sopra su gabbanu portano ad armacollo una cinghia di campanacci, sotto indossano un abito di velluto e gambali.
Ma la tradizione orale e soprattutto le memorie di un
canonico di Orotelli testimoniano della presenza,
ai primi del secolo, non solo dei thurpos, ma anche
di altre maschere variamente agghindate e denominate
(erithajos, tintinnajos, burrajos).
C’erano sas mascaras de caddu e sas mascaras de pè: tra queste ultime, sos thurpos erano i protagonisti di una informe comitiva che andava in giro per il paese a chiedere
o ad appropriarsi liberamente di ogni leccornia utile per
l’abbuffata serale, addolcita dal vino e ritmata sui balli.
Tutto si spegneva coi funerali di Jorzi, un fantoccio che rappresenta ancora, in molte parti della Sardegna, ma non più ad Orotelli, il Carnevale.