carnevale della Barbagia | le maschere | la scena | origine e significato | curiosità
LA SCENA
Tempo addietro, a Fonni, torme di maschere, sos buttudos, vestite di stracci, col volto annerito, usavano inseguire le ragazze bersagliandole con versi satirici e allusivi.
Sos buttudos, inoltre, calandosi nella parte delle vedove e delle figlie senza padre, interpretavano un attittidu (canto funebre), rivolto proprio a Narcisu, il padre mancato, adagiato per terra e compianto con lamenti grotteschi.
Frattanto, gli schiamazzi del popolo e i canti osceni e licenziosi si confondono coi lamenti delle vedove.
A Gavoi, la chiassosa sfilata conduce Zizzarrone verso la piazza: lì si dà inizio ai balli tradizionali, accompagnati da su sonu (assemblaggio di suoni dati dal piffero di canna, il triangolo e il tamburo) e, non di rado, dal canto a boche ‘e ballu.
La sera, gruppi mascherati bussano alle porte delle case a far questua festosa di dolci e di vino.
Un tempo, i giri serali per le case del paese erano accompagnati dai muttos ‘e harrasehare mortu.
I canti avevano inizio il giovedì grasso, giovia lardajola, quando un corteo di maschere, capeggiato da su parde ‘e harrasehare (eccentrica maschera di frate questuante) accompagnava su mortu ‘e harrasehare, figura interpretata da un istranzu poveru, un forestiero disposto a fare il morto.
Intanto, il vino abbondante affinava la mordacità dei canti, fino a tarda notte.
Il rito si ripeteva il martedì grasso, fino a s’intinghinzu, l’imbrattatura di fuliggini del mercoledì santo, evidente parodia del rituale quaresimale.
Il pomeriggio dello stesso mercoledì, a Ovodda, si svolge la vera festa di carnevale: maschere colorate e fantasiose cavalcano asini agghindati, portano al guinzaglio maiali, pecore e galline.
La piazza festante, ballando le più svariate danze, dal ballo sardo al rock and roll alla mazurka, attende l’uccisione di Don Conte, pupazzo che sarà bruciato e trascinato sopra un carrello fino ad essere fatto precipitare da un ponte.
Tutti, a Ovodda, diventano attori di una teatro improvvisato caratterizzato dal gioco, l’anarchia e la baraonda.