le maschere | l’evento | origine e significato | curiosità
LE MASCHERE
Su mamutzone è la maschera del silenzio.
Vestita di fustagno nero e coperta di pelli di capra, calza i gambali e cinge gli stinchi di pelle di capra, ha la vita cinta di trinitos e campaneddas e il petto appesantito da due paia di campanacci, in bronzo o in ottone.
Ha il volto annerito dal sughero bruciato e tiene in mano un bastone nodoso e tondeggiante all’estremità.
L’elemento che distingue su mamutzone dalle maschere barbaricine è l’acconciatura della testa, munita di un recipiente di sughero, su casiddu o, più raramente, su moju, rivestito all’esterno di lana caprina e coronato all’estremità da affusolate corna bovine o caprine.
S’urtzu, altra figura del carnevale samugheese, tragica e triste, ha la testa di un capro, indossa un intero vello di caprone nero, porta sul petto pelli di capretto e un cinturone da cui pende un grosso campano. Un tempo, dicono gli anziani di Samugheo, si chiamava ocru.
S’urtzu, come il boe ottanese e s’urtzu di Ulà Tirso, è la bestia, la vittima da soggiogare: un tempo, sotto le pelli, portava pezzi di sughero la cui corteccia consentiva la resistenza alle percosse dategli dal suo guardiano, su’omadore, figura di pastore interamente avvolto in un lungo gabbano nero, dotato di soga e bastone, catena e pungolo per i buoi.