Home E Un’Isola un Continente E IL COLTELLO SARDO>LE PAROLE DEL COLTELLO 

  Su trabagliu narat quie su mastru
Il lavoro eseguito rivela l’artefice.

  • SU FRAILALZU o SU MASTRU FRAILALZU: il fabbro o maestro ferraio, depositario dell’arte di forgiare i coltelli e fabbricare gli strumenti da taglio
  • SU FRAILE: la fucina, il luogo di lavoro del fabbro
  • SU BANCU: il banco da lavoro
  • SA FURRERA A FODDE: la forgia a mantice, dove rendere incandescente la lama per poterla modellare.
  • SA PICA: vasca con acqua per il raffreddamento delle lame nel processo di forgiatura.
  • SU CARAGOLU: la morsa, in cui stringere il manico di corno fra due pezzi di ferro per poterlo raddrizzare.
  • SOS MALTEDDOS: i martelli, con cui sottoporre a lavorazione la lama poggiata sull’incudine.
  • SAS TENAZZAS: le tenaglie, utili per afferrare la lama incandescente e tenerla ferma sull’incudine.
  • SA RODA’E ACUTARE: la mola, in genere a pedale, che serviva per il lavoro di affilatura delle lame.
  • SA RESOLZA o RESORZA: coltello a serramanico pattadese. 
  • SA FIAMA: lama fissa, cosiddetta per distinguere il coltello da quello a serramanico.

altre lame altre parole…
naturalmente, nella Sardegna tradizionale, la produzione di strumenti da taglio era altamente differenziata: oltre al coltello a filo longitudinale, che agisce a percussione appoggiata, esistevano utensili con proprietà diverse, che costituivano una gamma pressoché completa degli strumenti tecnici occorrenti per la vita quotidiana. Fra questi, ricordiamo:

  • SAS FALCHES: le falci
  • SAS ARVATAS: i vomeri
  • SAS ISTRALES: le accette
  • SAS SERRAS: i seghetti
  • SOS ISKARPEDDOS: gli scalpelli
  • SAS TSAPPAS: le zappe

Inoltre, sempre in metallo e dunque prodotti dal fabbro:

  • SOS FRISKIOS: le serrature.
  • SOS FERROS DE CADDU E DE’OE: i ferri di cavallo e di bue.

da dove deriva la parola coltello? 
deriva dal latino culter, che ha la stessa radice di “coltivazione” e “culto”.
Il culter era infatti anche uno strumento sacro, che il sacerdote dell’antica Roma usava nelle cerimonie religiose per i sacrifici animali: in origine era realizzato in pietra, poi in metallo.
Nella vita quotidiana, veniva usato un culter di dimensioni inferiori, perciò detto cultellus, da cui la deriva la corrispondente parola in italiano e in sardo (gurteddu o gulteddu).

da dove deriva la parola arresojas?
già dall’antica Roma, molte lame, in particolare quelle utilizzate per radere la barba, essendo notevolmente affilate, costrinsero a realizzare delle guaine in cui riporle.
In seguito, tale custodia fu unita alla lama stessa, e divenne parte integrante dell’oggetto, fungendo da manico.
In latino questi manufatti si chiamavano rasoria, proprio perché la loro funzione preponderante era quella di servire per radere la barba.
In Sardegna questo tipo di utensili sono continuati come arresojas, resorzas o resolzas e non sono altro che i famosi coltelli a serramanico.

Non si bogant bulteddos qui non incontrat bàinas
Non si cavano coltelli cui non trovi la guaina.

-si dice di uno che ad ogni accusa trova pronto il pretesto-