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LE VOCI, LE FORME
Le voci dei venditori, cantilenanti e suadenti, mi ricordarono i mercati tunisini che avevo visitato l’anno prima: mi riportarono alla realtà le urla cambara, maccioni, pisciu ‘re, sparedda, mumungioni. Ricordai di aver già sentito un ritornello simile durante il Carnevale: mi fu spiegato che in sardo sono tutti nomi di pesci.
Gironzolai qua e là fra i banchi facendomi largo tra la folla dei clienti e fui attirato dalle anguille ancora vive che si contorcevano nelle ceste: fra freschissimi polpi, muggini, aragoste, spigole, persino pesce spada, decisi di comprare delle belle triglie che mi guardavano con occhi languidi e ne chiesi il costo.
Già pratico grazie all’esperienza tunisina, tirai un po’ sul prezzo e vidi che funzionava: però, troppo presto soddisfatto della mia furbizia, mi lasciai convincere a comprare due chili di granchi che si muovevano ancora, pur sapendo benissimo che mia moglie si sarebbe rifiutata di cucinarli.