I nuragici sentirono forte la necessità di esprimersi attraverso le arti plastiche. Furono esperti metallurghi, maestri nella fusione del bronzo ma scolpirono anche la pietra. Innovarono le arti plastiche utilizzando il metallo per le loro opere e scolpendo statue di dimensioni sovrumane, ma continuarono anche a erigere i menhir proseguendo una strada tracciata dagli antenati neolitici.
I betili
Un’evoluzione dei menhir sono le pietre coniche o troncoconiche, per lo più di basalto, presenti presso le tombe dei giganti, chiamate betili.
I betili sono alti poco più di un metro, possono essere lisci (aniconici) o segnati da elementi anatomici del corpo umano (semianiconici).
Alcuni sono provvisti di attributi sessuali e mostrano rilievi indicanti le mammelle o, ben segnato nella sommità con un taglio profondo, l’orifizio del glande.
I betili semiantropomorfi esprimono, attraverso icone sessuali, il principio cosmico femminile e quello maschile, rappresentato anche attraverso i coni betilici lisci, i quali suggeriscono, con la loro forma essenziale, l’immagine del fallo.
Un altro betilo (San Pietro di Golgo-Baunei), unico nel suo genere, mostra scolpito nel mezzo una testa umana.
Le rappresentazioni del nuraghe
I nuragici fecero anche sculture in pietra dell’emblema della loro civiltà: il nuraghe.
La rappresentazione del nuraghe in una scultura dimostra come l’edificio nuragico avesse anche un significato simbolico e sacro: il nuraghe era visto in un’ottica cultuale come centro simbolico del potere del gruppo sociale. Il valore sacro del nuraghe è confermato dal fatto che la maggior parte di questi modelli in pietra sia stata ritrovata nei santuari. Talvolta è rappresentata la fortezza nuragica con il mastio centrale e la cortina muraria turrita, ma più frequente è la rappresentazione del nuraghe monotorre, con il suo terrazzo terminale.
Le sculture di Monte Prama
Più rara, nella civiltà nuragica, è la scultura che rappresenta figure umane: solo a Monte Prama sono state rinvenute alcune statue, del VII secolo a.C. di arcieri e pugilatori, che riprendono in dimensioni sovrumane, le iconografie e i modelli stilistici di alcuni bronzetti.
Le statue, in arenaria gessosa, stavano dentro un recinto sacro, ritte sopra basi che segnavano delle tombe a pozzetto (tipiche dell’ultima fase nuragica). Lo stile è duro, lineare, i particolari e le masse anatomiche scolpiti geometricamente (Museo Archeologico Nazionale di Cagliari).
Le teste taurine
Da citare, riguardo alla scultura monumentale, anche le teste taurine in calcare ritrovate nei santuari di Sardara e di Santa Vittoria di Serri, conservate nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
I bronzetti
Il punto più alto dell’arte nuragica è rappresentato dalla bronzistica e in modo particolare dalle numerosissime figurine di bronzo che descrivono totalmente la società.
I bronzetti rappresentano uomini animali o oggetti, e avevano la funzione religiosa di ex-voto da offrire alla divinità oppure semplicemente ornamentale. Le figure riproducono: strumenti di lavoro o di trasporto, tra questi, in particolare, spiccano le navicelle votive, di tipo lungo o corto-tondeggiante, tutte mostrano la prua ornata da una testa di toro o di cervo (più raramente di ariete o muflone); personaggi di diversa posizione sociale come contadini, pastori, artigiani, suonatori, guerrieri e capitribù, che indossano un ampio e pesante mantello e recano sulla sinistra un bastone; animali domestici come buoi, pecore, capre, maiali, volpi ma non il cavallo, segno che era poco o nulla conosciuto.
Ad un mondo religioso sconosciuto appartengono poi le diverse raffigurazioni di esseri demoniaci o guerrieri eroizzati caratterizzati dal moltiplicarsi degli occhi, delle braccia, degli scudi.
I bronzetti sono documenti importanti, perché rivelano molti aspetti della vita sociale dei nuragici e dell’ambiente in cui vivevano. Le popolazioni nuragiche ignoravano l’uso della scrittura quindi solamente attraverso le testimonianze architettoniche e artigianali possiamo ricostruire, parzialmente i modi di vita, le abitudini e la cultura di quelle genti.
I graffiti nuragici
Per quanto riguarda i graffiti su pietra, possiamo citare la lastra-stele della tomba dei giganti di Creminalana-S.Giovanni Suergiu nel Sulcis. Sulla parte destra della stele, si vede la figura di un carro a due ruote radiate; sulla parte sinistra una silhouette umana, in piedi e avvolta in una lunga tunica, stende ambedue le braccia nel gesto dell’orante. La figura, anche se schematica, potrebbe rappresentare l’immagine del carro funebre che porta nell’aldilà il defunto.
In un’altra figura (in altorilievo) su una stele in arenaria, ritrovata a Cann’e Fadosu, un personaggio maschile sembra arrampicarsi sul muro di un nuraghe.
La ceramica nuragica
La ceramica di epoca nuragica mostra strette affinità con la ceramica delle epoche precedenti, ma i nuragici introducono anche nuove forme tra le quali spicca la caratteristica olla con orlo a tesa interna, decorata nella parte superiore con semplici motivi impressi, incisi o in rilievo.
Cratteristici della produzione ceramica nuragica sono i grandi tegami e le olle globulari con colletto.
La ceramica nell’età del bronzo
Nell’età del Bronzo Recente e Finale (1300-900 a.C.) la produzione ceramica si caratterizza per la presenza di vasi, spesso a pasta grigia, di varie forme tra le quali predominano le olle ad orlo ingrossato, i vasi a collo con anse, anche in versione miniaturistica, i grandi vasi ovoidi con anse a gomito, i tegami con fondo decorato a pettine.
Nella fase finale compaiono le prime brocche askoidi, talvolta ornate da semplici motivi decorativi.
La ceramica nell’età del ferro
La ceramica nuragica dell’età del Ferro presenta una grande varietà di forme: vaso globoide e ovoide a colletto, tazze carenate, orcioli, scodelloni, brocche a becco, vasi e lucerne piriformi.
La decorazione, quando è presente, è sempre di tipo geometrico con motivi impressi o incisi: cerchielli concentrici, zig-zag, semplici linee e grossi punti.
Nella seconda fase dell’età del Ferro sulle forme e sulla decorazione delle ceramiche nuragiche si nota l’influsso della produzione fenicia e greca. Compaiono così la brocca ad orlo lobato, la fiasca da pellegrino e soprattutto i motivi decorativi dipinti.