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La scultura
Il panorama della scultura di età romana in Sardegna non è molto vario: la scultura decorativa è costituita da piccole erme, statuette da giardino, elementi decorativi architettonici, urne, ornamenti di fontane, qualche replica di originali greci. Anche i ritratti rinvenuti sono pochissimi: l’unico ritratto repubblicano (Museo Archeologico di Cagliari) raffigura un eminente personaggio cittadino, probabilmente il governatore; un altro, un anonimo personaggio di tarda età giulio-claudia (Museo Archeologico di Cagliari).
Una serie di ritratti, provenienti dall’antica Sulci, raffigura Tiberio, Druso Minore e Claudio e con altre statue acefale faceva parte di un ciclo dedicato all’inizio del regno dell’imperatore Claudio.
Altri ritratti di questo periodo provengono da Cagliari (Augusto), da Tharros (Ottavia), da Olbia (Nerone e Traiano) e da Porto Torres (Marco Aurelio e Faustina Minore).
Tra le decorazioni architettoniche, notevole è un frammento con girali ed uccelli (ora al Museo di Cagliari), proveniente dal teatro di Nora.

I sarcofagi paleocristiani
Come per le statue, anche per i sarcofagi paleocristiani (numerosi in Sardegna dopo il III secolo d.C.) mancano sicure attestazioni di botteghe locali: sono da citare i sarcofagi delle Stagioni e il sarcofago delle Nereidi, conservati al Museo Archeologico di Cagliari; il sarcofago detto “di Sant’Amatore”, conservato nella chiesa-santuario di Gesico; il sarcofago di Orfeo e il sarcofago delle Muse sono invece ospitati nella Basilica di San Gavino a Porto Torres.

I mosaici
Il manufatto romano più diffuso e più noto in Sardegna è il mosaico.
La penetrazione di questo tipo di documento artistico interessò tutta l’isola tranne forse solo la fascia costiera orientale.
Il primo periodo della romanizzazione è caratterizzato da pavimenti in opus signinum (cocciopesto con inserzione di tessere che formano un disegno) di tipo molto semplice, che venivano eseguiti anche da maestranze puniche.
I pavimenti in tessere e schegge policrome o in tassellato bianco e nero, tipici del periodo repubblicano e del primo impero, si presentano solo in modo sporadico.
A partire dal II secolo d.C. si affacciano modelli nuovi e soprattutto si possono individuare vari centri di produzione. Il più importante è Nora, dove è evidente l’influsso dell’esperienza africana; la sua peculiarità principale è l’interpretazione personale di motivi con cerchi e quadrati.
Tra il III e il IV secolo opererà a Nora un’altra bottega molto più raffinata, caratterizzata da una piena policromia e schemi schiettamente africani.
A Cagliari si concentra una discreta quantità di pavimenti policromi figurati: i più antichi sono una serie di otto pannelli, decorati con pesci e con uccelli (Museo Archeologico di Cagliari); degna di nota è anche la composizione con Orfeo che suona la lira tra gli animali (ora al Museo di Torino), databile al III secolo d.C.
Contemporaneo del mosaico di Orfeo è il pavimento di un edificio termale, custodito nel Museo di Cagliari e decorato da fasce a treccia e riquadri con motivi floreali e scene marine.
Un altro centro dalla fisionomia diversa da quelle di Nora e Cagliari, è Porto Torres, dove compare la tradizione ostiense del mosaico in bianco e nero, documentata soprattutto in due mosaici marini ora al Museo Sanna di Sassari.