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Bisanzio abbandona la Sardegna
Il distacco di Bisanzio dalla Sardegna e la necessità per i Sardi di organizzare una difesa propria contro il pericolo arabo, furono probabilmente alla base della nascita dei Giudicati.
Verso la fine dell’VIII sec. Bisanzio abbandonò progressivamente l’isola al suo destino.
I poteri dei due magistrati bizantini che governavano la Sardegna, il dux e il preside, furono concentrati nelle mani di un’unica autorità che, a sua volta, delegò il potere a quattro magistrati risiedenti in diverse parti del territorio isolano.

Nascita dei giudicati
La Sardegna fu divisa in zone che, nel tempo, divennero autonome rispetto al potere centrale bizantino e si diedero istituzioni amministrative e politiche proprie: nacquero così i quattro Giudicati di Cagliari, Torres, Arborea, e Gallura.

Il Giudice
A capo di ogni Giudicato stava il Giudice: la figura del giudice era simile a quella di un sovrano europeo dell’alto medioevo. Egli era chiamato re dai suoi sudditi e la sua attività era definita rennare (regnare).Era protetto da una guardia armata e aveva la sua reggia, un palazzo dove abitava e dove si occupava degli affari dello stato e della giustizia. Abitavano con lui la moglie, i figli e i parenti più stretti.

Curatorie e ville
Ogni Giudicato, detto Rennu (regno) o Logu (territorio) era diviso in aree chiamate Curatorie, amministrate da un Curatore. Ogni Curatoria comprendeva un certo numero di Ville, i villaggi, amministrate da un Majore de Villa.

Il governo e le leggi
L’autorità del Giudice si fondava sul principio di successione, che includeva anche le donne.
Esisteva anche una sorta di assemblea parlamentare detta Corona de Logu composta dal Giudice, dai suoi funzionari e dal popolo, che aveva solamente una funzione consultiva. 

La demografia
Dopo l’XI secolo la popolazione della Sardegna aumentò, sintomo di un miglioramento delle condizioni di vita. Gli abitanti dell’isola si insediarono nuovamente nelle campagne e nacquero così molti nuovi villaggi.
Nel XIII secolo la tendenza demografica si invertì: molte ville furono abbandonate e la popolazione si concentrò nelle città.

Le classi sociali
La società giudicale era divisa in tre classi: i liberi, erano funzionari, piccoli proprietari terrieri, artigiani e mercanti; i colliberti, erano servi liberati che mantenevano però alcuni obblighi specifici nei confronti dei loro signori; i servi, che dipendevano dal padrone per il lavoro ma sul piano personale erano liberi e potevano da esempio sposarsi o avere un cognome.
La posizione dei servi in Sardegna, regione estranea al sistema feudale, era molto diversa da quella dei servi della gleba nei feudi europei: il servo, infatti, doveva lavorare per il padrone 3-4 giorni la settimana mentre nei giorni rimanenti poteva lavorare per sé e per la sua famiglia.

L’economia
L’economia era basata sull’agricoltura, la pastorizia e il commercio. In Sardegna buona parte dei campi era destinata al grano, all’orzo e ai vigneti. Negli orti si coltivavano ceci, cipolle e fave; l’ulivo era poco diffuso così come gli alberi da frutta. Il bestiame era allevato al pascolo brado. I cavalli, di razza piccola, utilizzati per la cavalleria e il trasporto, erano molto preziosi. Gli ovini, numerosissimi, erano utilizzati per la produzione di formaggio e lana. 

I monaci in Sardegna
Dall’XI secolo arrivarono in Sardegna per richiesta della chiesa di Roma, i primi monaci. Per primi arrivarono i Benedettini di Montecassino che ricevettero in donazione numerose chiese con tutti i loro beni terrieri e i servi.
Le conseguenze economiche dell’attività dei monaci furono notevoli: le loro abbazie, circondate da vasti possedimenti lavorati dai servi e dotate di un gran numero di greggi e di mandrie, diventarono importanti centri di produzione agro-pastorale che contribuirono ad un rinnovamento delle colture e delle tecniche di lavoro.
I monasteri, oltre ad essere centri di cultura, promossero la costruzione di chiese e basiliche che abbellirono ed arricchirono le campagne sarde. Alcune di esse, ancora esistenti, rappresentano veri gioielli dell’arte romanica. Tra questi edifici, uno dei più affascinanti è la chiesa della Santissima Trinità di Saccargia, a pochi chilometri da Sassari.

Pisa e Genova
Pisa e Genova frattanto dopo aver sconfitto gli Arabi al fianco dei Giudici sardi si sentirono autorizzate a chiedere loro concessioni di vario genere. Ebbe così inizio una progressiva infiltrazione pisano-genovese nell’isola. Questa presenza fu rafforzata dall’arrivo di molti esponenti delle famiglie nobiliari di Pisa e di Genova: i Visconti a Cagliari, i Malaspina a Bosa, il conte Ugolino di Pisa a Villa di Chiesa (Iglesias).
L’insediamento di questi nobili coincise con l’arrivo di mercanti e uomini d’affari, che contribuirono allo sviluppo del commercio in tutta la Sardegna. Il processo di insediamento nobiliare non avvenne in modo pacifico: tra le due repubbliche marinare si crearono forti rivalità che coinvolsero anche le dinastie dei quattro Giudici.

La fine dei giudicati di Cagliari, Torres, Gallura
Con il passare del tempo i giudicati dipesero sempre più da Pisa e Genova, sia sul piano economico sia su quello politico e, alla fine, persero uno alla volta la propria indipendenza.
Il primo Giudicato a cadere in mano straniera fu quello di Cagliari: la sua capitale, Santa Igia, sorta nell’entroterra cagliaritano per difendersi dagli Arabi, fu distrutta dall’esercito pisano.
Circondata da mura, la nuova città (Kastrum Karalis) sorse su una collina adiacente e assunse da quel momento un ruolo di primo piano nelle vicende politiche ed economiche dell’Isola. L’antica Kastrum Karalis è oggi il quartiere di Cagliari chiamato Castello: del sistema fortificato pisano rimangono imponenti bastioni, le torri dell’Alberti, dell’Elefante e di San Pancrazio; il castello di San Michele, recentemente restaurato.
Qualche anno più tardi cadrà il giudicato di Torres, in parte assegnato a famiglie genovesi, in parte annesso al Giudicato di Arborea.
Nel 1296 anche il Giudicato di Gallura, occupato da Pisa, cesserà di esistere.
Sul finire del 1200 tre dei quattro giudicati sardi si erano dunque estinti. Soltanto il Giudicato di Arborea riuscirà, per più di un secolo, a sopravvivere e a conservare la sua autonomia.