Il dopoguerra
In Sardegna, per la mancanza del fenomeno della Resistenza, non ci fu una cesura incisiva tra fascismo e postfascismo ma una sostanziale continuità.
Saranno le vicende degli anni immediatamente successivi a creare le premesse per una profonda modificazione della vita sociale e politica.
Nel 1947, infatti, l’Isola, grazie a fondi americani, fu liberata dalla malaria con un’opera di disinfestazione (D.D.T.) che aprì zone, prima insalubri o paludose, a nuovi insediamenti e valorizzazioni.
L’Autonomia
Sempre nel 1947 la Sardegna, insieme a Sicilia, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta, fu riconosciuta dalla costituzione come regione a statuto “speciale”, tenuto conto della sua specificità, storica e culturale.
Nel 1948 ebbe inizio la vita della Regione Autonoma della Sardegna; la prova più importante che il governo politico isolano dovette affrontare fu quella di favorire la rinascita economica e sociale dell’isola.
Il piano di rinascita
Nel 1962 fu varato quindi il cosiddetto “piano di rinascita” che prevedeva cospicui finanziamenti statali per l’economia; il piano prevedeva interventi in vari settori ma soprattutto in quello industriale.
La speranza che l’industria avrebbe svolto un ruolo trainante per l’economia sarda fu eccessiva e molte delle scelte fatte diedero risultati negativi: l’idea di privilegiare alcuni settori non risolse il problema della disoccupazione, inoltre contribuì a sacrificare altri settori produttivi come l’artigianato e la piccola industria.
Il malessere sociale
Tutto ciò riacutizzò il malessere popolare e provocò una nuova esplosione del banditismo e un aumento dell’emigrazione. A questi fenomeni negativi se ne aggiunsero altri: l’affollamento urbano incontrollato; la progressiva crisi delle miniere e l’abbandono completo del settore, il degrado ambientale, tutti segni evidenti della debolezza delle strutture e dell’economia sarda.
Elementi di sviluppo economico
Un settore in sviluppo si rivelò quello turistico, seppur limitato alle coste, e in molti casi responsabile del degrado progressivo di alcuni tratti dell’ambiente costiero isolano.
Altri importanti elementi furono: l’espansione della pastorizia, sempre redditizia anche se condotta con criteri tradizionali; l’incremento della collaborazione tra i produttori, con il sorgere e il moltiplicarsi di cantine sociali, caseifici, oleifici; l’organizzazione di alcune zone agricole e di alcuni settori di colture specializzate, come la viticoltura.