Sempre lughente parias de prata/ Sempre splendente d’argento parevi
sagaias che su pensamentu/ tagliavi come il pensiero
isplende sa pedde ind’ unu’entu/ radendo d’un vento le pelli lanose
comente chi aeres giutu fogu in s’ata./come se avessi il fuoco nella lama.
Antioco Casula di Desulo,
alias Montanaru
La lavorazione tradizionale dei coltelli apparteneva ad un patrimonio culturale che si trasmetteva da generazione in generazione.
I giovani apprendevano quest’arte attraverso l’osservazione diretta del lavoro dei frailalzos (i fabbri).
I gesti sapienti degli artigiani, risultato di esperienza millenaria, venivano così ripetuti fino ad acquisirne i segreti.
Spesso i fabbri erano talmente gelosi delle proprie conoscenze, che le tramandavano esclusivamente ai propri discendenti.
il corno
nella lavorazione di sa còrrina, il coltello tradizionale col manico in corno, la prima fase prevedeva proprio la ricerca di questo materiale, un tempo facilmente reperibile.
Venivano usate di preferenza le corna di muflone, ma anche quelle di capra, di montone e di bue.
Il corno veniva stagionato, quindi se ne tagliava con cura la parte superiore.
Una volta pulito, veniva esposto al calore del fuoco per poterlo lavorare più facilmente: lo si raddrizzava stringendolo nella morsa fra due pezzi di ferro.
la lama
nell’ attesa che si raffreddasse il corno, il fabbro preparava la lama: l’acciaio veniva arroventato nella forgia, quindi, tenendolo con le tenaglie, si poggiava sull’incudine e si sottoponeva alla lavorazione con l’uso del martello.
Il metallo incandescente veniva martellato a lungo, finché non si otteneva la forma desiderata.
La lama, così modellata, veniva poi temprata, tuffandola in una miscela d’olio ed infine in acqua fredda: ciò le conferiva solidità e lucentezza.
A questo punto la lama veniva sottoposta a un delicato lavoro di lima, affinché la sagoma fosse il più possibile tagliente ed elegante.
Il tutto si rifiniva con la smerigliatura.
Sulla lama ormai pronta si praticavano quindi i fori, in modo da poterla poi infilare nel manico.
In genere il fabbro imprimeva sulla lama, sagomata e finita, la propria firma.
l'”anima” del manico
si preparava infine “l’anima” del manico, costituita da una lamina di ferro od acciaio: veniva inserita fra le due parti del corno, precedentemente preparato, per acquisire massimo equilibrio e solidità.
l’assemblaggio
il manico veniva assemblato inserendo fra le due parti di corno l’anima in metallo e unendo il tutto per mezzo di chiodini in ottone, che venivano poi ribattuti.
Nella parte superiore del manico veniva fissato un anello in ottone, spesso lavorato.
Questo presentava un foro in cui veniva posto il chiodo d’unione fra l’impugnatura e la lama.
Il coltello era pronto: se ne poteva provare subito il filo.
Essendo costruito e modellato interamente a mano in tutte le sue fasi, connubio perfetto di estetica e funzionalità, ogni oggetto risultava unico ed irripetibile.
curiosità
il manico del coltello poteva essere intagliato, con disegni che rendevano l’oggetto estremamente personalizzato.
Oltre che di corno, esso poteva essere in legno, o addirittura in argento: in quest’ultimo caso la decorazione veniva attuata con la cesellatura.