GLI SCAFI ROMANI
Sopra lo strato più profondo erano adagiate le famose navi onerarie romane, databili al V sec. d. C., lunghe originariamente dai 18 ai 30 m.
Le navi giacevano vicine e parallele fra loro, tutte sullo stesso livello, prive di carico.
I reperti relativi a questa fase sono numerosissimi: lucerne, vetri, ceramica fine da mensa, da cucina e da dispensa, anfore commerciali, colonne di granito locale, ossa animali (anche spettacolari palchi di corna di cervo e muflone).
E poi strumenti legati alla pesca (ami, pesi da rete) e alla marineria (lesine, aghi, caviglie per impiombatura), una statuetta di Osiride, uno zaffiro di Ceylon, una collana di grani di pasta vitrea, anelli digitali, monete di bronzo e argento (e una d’oro),
un pettine di legno, un amuleto fallico,
conchiglie usate come strumenti a fiato, ecc.
Molto significativi, inoltre, i frammenti di una statua di bronzo a grandezza naturale (un piede, parte della testa, panneggio, parte di una gamba) di elevata qualità tecnica e stilistica, raffigurante un personaggio maschile e databile non oltre il I sec. d. C.: il fatto che questi frammenti, trovati a bordo di uno dei relitti romani, fossero con ogni probabilità dei rottami destinati alla rifusione, testimonia ancora una volta
quale fosse, nella tarda antichità, la fine dei manufatti.