L’intreccio
La produzione più diffusa è quella dei cesti, dei canestri (canisteddas), dei panieri, di varie dimensioni e utilità, ma anche delle stuoie o dei rivestimenti di bottiglie, la lavorazione delle quali presenta i disegni tradizionali della tessitura.
I centri più famosi sono Castelsardo, Sorso, e Sennori in provincia di Sassari; Flussio e Tinnura nella Planargia; Sinnai, Settimo San Pietro e Teulada, nel cagliaritano e San Vero Milis nell’oristanese.
A Castelsardo (caratteristiche le pontine, grandi cestini simili a giare) si adopera la foglia essicata di palma nana mentre in provincia di Cagliari vengono lavorati lo stelo del grano e il giunco, intrecciati a una base di tessuto, per ottenere canestri colorati di grande effetto ornamentale.
I motivi decorativi sono costituiti da figure geometriche stellari intrecciate e da stilizzazioni floreali e faunistiche.
A Flussio, Pozzomaggiore, Ollollai e Urzulei, si usa l’asfodelo per ottenere panieri e contenitori vari.
Ad Assemini e Tortolì, invece trova impiego, nella produzione di stuoie, il giunco.
La ferula
La lavorazione della ferula (una pianta infestante) è invece caratteristica delle zone centrali dell’isola, (soprattutto Marghine e Goceano) dove unita al sughero viene utilizzata per produrre basse seggiole e comodi panchetti.
L’intaglio
Per quanto riguarda la lavorazione e l’intaglio del legno, questa attività è ancora fiorente nelle Barbagie e ad Aritzo, dove si producono utensili domestici e mobili massicci in legno di castagno: le tradizionali cassapanche, intagliate secondo antichi disegni stilizzati, ispirati alla flora, alla fauna e agli astri, e le arche nuziali.
Il cassone nuziale, sempre apribile dall’alto è sollevato dal suolo mediante supporti e serve per custodire un po’ di tutto. Nei due tipi, quello di Aritzo (o barbaricino), e quello allungato piuttosto basso, di Santulussurgiu, il legno veniva lasciato allo stato naturale o veniva dipinto in rosso con sangue di agnello, oppure in turchino o verdolino, con essenze vegetali.
Il tipo di Santulussurgiu, alle estremità presenta mensole con appoggi a forma di zampa di leone, segno di influenze continentali.
Nel tipo barbaricino, le influenze sono bizantineggianti con decorazioni a nastro, figure di uccelli stilizzati, geometriche o floreali, integrate da simboli come il sole e la clessidra. Mentre il palliotto era sempre decorato, le altre facce erano lisce.
Tra gli oggetti domestici, caratteristici sono su gragallu, (il grande cucchiaio di castagno, da appendere), sa palitta po su casu (la paletta usata dai pastori per preparare il formaggio), ma anche taglieri, madie, mestoli, vassoi e stampi da pane.
Sono da citare, per la loro bellezza e spettacolarità, anche le maschere dei mammuthones di Mamoiada, in legno di pero, perastro, ontano, fico, che ci riportano ad antichissime tradizioni.
Di pero selvatico, acero ed erica arborea sono i soprammobili prodotti nella Barbagia centrale, nel Montiferru e nell’Alto Logudoro.