Negli anni ’60, in Sardegna come in tutta Italia, scoppia il boom del liquori esteri (particolarmente Whisky e Gin), che soppiantano nelle abitudini di consumo i liquori nazionali, causando di conseguenza una crisi di vendita dei prodotti Zedda Piras.
Inoltre, in Zedda Piras si manifesta l’esigenza di proporre prodotti tipici, legati al territorio di origine e difficilmente ripetibili in altre zone, anche se non finalizzati al solo consumo locale.
La preparazione di liquori dalla macerazione di frutti ed erbe fa parte di una lunga tradizione, ancora oggi viva, delle popolazioni rurali della Sardegna. Proprio lo studio di questa memoria, tramandata di generazione in generazione, ha identificato nel liquore di mirto, il prodotto che poteva consentire una svolta nelle abitudini di consumo degli alcolici nell’isola.
Si è proceduto allora, da parte del titolari della Zedda Piras, ad una estesa ed approfondita ricerca di numerose ricette di questo liquore (ogni famiglia aveva una sua formula) ed alla degustazione delle varie tipologie di liquori ottenuti. Si è quindi messa a punto una “formula Zedda Piras” che tenesse conto del “gusto medio” del consumatore cui il prodotto era destinato.
La Zedda Piras non ha dunque “inventato” il “liquore di mirto” ma ne ha intuito le potenzialità, riproducendo su scala industriale un liquore della tradizione.
Il “Mirto di Sardegna” Zedda Piras è diventato il liquore più consumato in Sardegna con un trend in costante crescita.
Solo dal 1992 si è iniziata una distribuzione organizzata sul territorio nazionale: prima di tale anno la crescita del mercato locale, la scarsa potenzialità degli impianti produttivi e la mancanza di una efficace rete commerciale nazionale avevano limitato alla Sardegna il mercato del mirto.
Dal 1994 invece, conseguentemente all’acquisto della maggioranza del pacchetto azionario da parte del gruppo di cui fa parte anche la Sella & Mosca, la distribuzione in Italia (Sardegna esclusa) è curata dalla rete commerciale di questa società, con crescente successo particolarmente nei mercati del nord e del centro Italia.
Anche sul mercato nazionale la Zedda Piras è certamente la marca più diffusa di questo liquore tipico della Sardegna.
Oggi si stima che di mirto rosso si producano in totale poco più di 2.500.000 di bottiglie ad opera di una trentina di aziende di dimensioni piccole e medio piccole.
Va tenuto presente però che non tutti i produttori adottano il sistema di lavorazione tradizionale e genuino adottato in Zedda Piras: lunga macerazione (fino a sei mesi) in soluzione idroalcolica delle bacche che vengono poi asportate per permettere che la parte liquida continui a maturare in silos in acciaio; poi la diluizione con acqua e la dolcificazione, senza alcuna aggiunta né di aromi né di coloranti per arrivare, dopo una semplice filtrazione, al liquore pronto per l’imbottigliamento.
Molti infatti, per mancanza di mezzi tecnologici e finanziari, usano una miscela di alcool, zucchero, coloranti e “aromi” o “essenze”, per la produzione di un liquore, chiamato anch’esso Mirto, che però è dal punto di vista organolettico totalmente diverso da quello ottenuto col sistema tradizionale, come pure notevoli sono le differenze di costo e di impegno finanziario per la produzione di questo tipo di liquore.
La normativa in vigore consente di utilizzare il nome di un frutto anche quando si ricorre ad aromatizzazioni con ingredienti molto spesso di sintesi chimica!
Da tutto ciò è scaturita una grande preoccupazione: il consumatore che dovesse degustare per primi questi prodotti potrebbe essere indotto a non assaggiare più gli altri tipi di Mirto, difficilmente distinguibili dalla sola etichetta e comunque resterebbe confuso dalla estrema diversità tra prodotti col medesimo nome.
La Zedda Piras ha quindi promosso la creazione di una associazione tra i produttori che rispettano la tradizione per la tutela di questo liquore.
E’ nata così nel 1994 la “Associazione Produttori Liquore Mirto di Sardegna Tradizionale”, che, con il patrocinio della Federazione Industriali della Sardegna, ha operato per una regolamentazione della produzione del Mirto con la messa a punto di un rigoroso disciplinare di produzione ed istituendo una serie di minuziosi controlli sul prodotto in lavorazione e sul prodotto finito affidati alla Università di Sassari ed all’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige.
Solo i prodotti dei produttori associati che abbiano superato i controlli organolettici e chimico-fisici effettuati dai suddetti enti possono esser contrassegnati con il bollino di “qualità controllata” dell’Associazione.
In ogni caso la principale finalità dell’Associazione resta l’ottenimento da parte della CEE della “Denominazione di Origine Protetta” e del riconoscimento di “Prodotto Tipico Regionale”.
Secondo la normativa in vigore infatti solo al mirto così ottenuto potrebbe essere riservato il nome “Mirto di Sardegna” contribuendo a far chiarezza, per il consumatore, in un settore in cui la confusione oggi è totale. L’iter burocratico necessario a conseguire questo risultato è ormai avviato, essendo stati compiuti gran parte degli studi a supporto di tale riconoscimento. Inoltre, sono state già avviate le pratiche per ottenere la certificazione della intera produzione secondo le norme ISO 9002: anche in questo la Zedda Piras è all’avanguardia, dal momento che non si conoscono in Italia altre aziende liquoristiche certificate.