Home E Un’Isola un Continente E OREFICERIA>LA LAVORAZIONE 

un po’ di storia: i gioielli in Sardegna  | le parole dell’oro a Cagliari e nel Campidano 

Anche le tecniche di lavorazione si sono evolute e molti sono, oggi, i metodi di rifinitura e trattamento dei metalli. Le tecniche più diffuse, antiche e rappresentative della millenaria tradizione sarda sono quelle della lavorazione:

  • a lamina o a piastra

  • a fusione

  • a filigrana

    Per i lavori in lamina, unitamente all’oro, si usano, come si usavano un tempo, il rame e l’argento, utili per dare più durezza e malleabilità al prodotto. Il pezzo di metallo viene appiattito con un martello, mediante una sorta di “tiratura” o con un laminatoio.
    Sulla lamina si praticano diverse lavorazioni, usando martelli e scalpelli vari, a seconda dei contorni e della forma che si vuol dare al prezioso.
    La lamina può essere lavorata anche a sbalzo: ci si avvale del supporto di forme in rilievo di legno duro o di incudini particolari e si opera sul lato posteriore del pezzo, in negativo.
    Sulla parte anteriore, invece, ricorrendo a punzoni di varie forme e dimensioni, si usa la tecnica dell’intaglio.
    A queste operazioni seguono quelle di rifinitura tramite cesello, strumento dalle forme varie, funzionale al tipo di lavorazione che si vuole ottenere. Alcune decorazioni pittoriche quali la zigrinatura e la brunitura contribuiscono a realizzare particolari effetti chiaroscurali sulla superficie della lamina.
    Con bulini appuntiti e taglienti, si passa all’incisione e alla realizzazione del disegno tramite la niellatura, l’agèmina e la smaltatura, pratiche attraverso le quali si ottengono particolari effetti e contrasti cromatici dovuti a intarsi di altri metalli, all’inserimento di filamenti e all’incastro di pietre dure sulla superficie della lamina.
    Con la tecnica a lamina si può ottenere qualsiasi disegno, figura e effetto ornamentale.

    La tecnica a fusione può essere “a cera persa” o “a conchiglia”.
    Nel primo caso l’oggetto da riprodurre viene realizzato in cera e poi inserito in un involucro d’argilla (oggi si usa un gesso speciale) sul quale si praticano dei fori dai quali, durante la cottura, fuoriesce la cera sciolta lasciando, sull’argilla cotta e indurita, lo stampo pronto per il metallo fuso.
    Nel secondo caso, oggi assai raro, si fa colare il metallo fuso entro due forme in talco o in steatite combacianti come le valve di una conchiglia, al cui interno si ricava la forma dell’oggetto da riprodurre.

    In Sardegna la tecnica a filigrana è usata per forgiare quasi tutti i gioielli e ha raggiunto notevoli livelli di perfezionamento: con la trafila o con la filiera, si riduce il metallo prezioso in fili sottilissimi che si possono attorcigliare, disporre a spirale o secondo linee geometriche e particolari motivi naturalistici. La lavorazione può essere di due tipi, “a giorno” e “a notte”.
    La lavorazione “a giorno”, realizzata senza supporto, consiste nell’eseguire i cosiddetti “scafi”, dei grossi fili il cui interno, vuoto, viene riempito con un filo avvolto a spirale che va a saldarsi nei punti di contatto con lo scafo stesso.
    Con la lavorazione “a notte”si ricorre a un supporto sul quale si salda il filo sagomato in svariate forme e motivi, floreali e geometrici: con questa tecnica si possono anche impreziosire gli oggetti in lamina.
    La filigrana è l’espressione più compiuta e originale della perizia, della fantasia e della creatività dell’artigianato dell’oro in Sardegna.