Atzeni | Deledda | Dessì | Ledda | Satta
SALVATORE SATTA (1902-1975)
C’erano tutti allora, nella stanza ravvivata dal caminetto, ed eravamo felici poiché non ci conoscevamo. Per conoscersi bisogna svolgere la propria vita fino in fondo, fino al momento in cui si cala nella fossa. E anche allora bisogna che ci sia uno che ti raccolga, ti risusciti, ti racconti a te stesso e agli altri come in un giudizio finale. È quello che ho fatto io in questi anni, che vorrei non aver fatto e continuerò a fare perché ormai non si tratta dell’altrui destino ma del mio.
(da Il giorno del giudizio)
Salvatore Satta è considerato uno dei maggiori giuristi del nostro secolo. Occupò per diversi anni la cattedra di Diritto processuale Civile a Roma. Da questa esperienza nacque il monumentale Commentario, ancora oggi studiato nelle università italiane ed estere. Dopo la sua morte, la famiglia riprese le vecchie carte del giurista, scoprendo, nelle pagine di una vecchia agenda, un manoscritto dal titolo Il giorno del giudizio. Pubblicato dalla Cedam (1977) e poi dall’Adelphi (1979) il libro trovò un grosso consenso tra il pubblico di lettori e critici.
La storia narra la vita di una cittadina sarda, Nuoro, e il suo snodarsi tra eventi privati e pubblici di inizio secolo. I personaggi, la loro psicologia come pure il paesaggio sono oggetto di una minuziosa indagine che però non si riduce mai a semplice bozzetto. L’autore, che non ebbe contatti con gruppi o circoli letterari, alterna ad una scrittura sobria e lineare, uno stile tipicamente Novecentesco: trovano infatti spazio l’indagine psicologica, il flusso di coscienza, la metaletterarietà (per citare alcune caratteristiche) che ritroviamo nei grandi scrittori del nostro secolo. Sulla scia di questi successi, l’Adelphi pubblicò due altre opere di Satta: De profundis (1980) e La veranda (1981).
Elisa Careddu