SP INTERVISTA I SUBSONICA
di Mauro Caproni
I Subsonica sono in questo momento la band italiana più seguita e più amata. Merito, certo, dell’ultimo disco, Amorematico, balzato nella prima settimana di uscita al n. 1 della classifica, ma soprattutto della straordinaria e inesauribile attività live che li porta ogni anno a tenere centinaia concerti in giro per la penisola.
Max Casacci, chitarrista nonché fondatore e produttore del gruppo torinese, si sottopone volentieri ad una intervista per Sardiniapoint in occasione della tappa cagliaritana del Tora! Tora! Festival.
I Subsonica hanno sempre partecipato a raduni musicali, vedi Indipendent Days, Enzimi, MTV Day e Heinecken Jamming Festival. Ritieni che per i gruppi e artisti emergenti, per esempio Fiamma, Francesco -C giusto per citarne un paio qui presenti, suonare in questi happening sia un buon evento promozionale? Una sorta di Sanremo più puro, magari…
Sanremo fa caso a se. C’è la televisione e poi la realtà ambientale è del tutto diversa.
E’ ovvio che per gruppi che ancora devono farsi le ossa partecipare a raduni come il Tora! Tora! è un’occasione da non perdere, anche perché non è detto che nella vita di un artista capiti di suonare davanti a 10.000 persone!
In fondo è una bella pubblicità ottenuta a costo zero, e soprattutto divertendosi.
E in questo sono più fortunati rispetto ai gruppi di qualche anno fa, quando ancora i festival in Italia non avevano ancora preso piede e per ottenere un pò di visibilità si doveva faticare molto più di adesso.
In tutte le tappe del festival itinerante messo su da Manuel Agnelli c’è sempre stata una commistione di generi tra i più disparati: rock, pop, reggae, punk, ska ed elettronica.
Va bene così o sarebbe stato meglio organizzare le serate in modo più omogeneo, magari con gruppi musicalmente più affini?
Guarda, noi Subsonica, che stasera, giusto per fare un esempio, siamo circondati da band ska/punk, ci siamo trovati benissimo.
Quello che accomuna i vari gruppi del Tora! Tora! è l’attitudine, che poi si esprime in linguaggi musicali diversi.
Per esempio l’attitudine a suonare dal vivo (oggi a Cagliari stanno suonando gruppi che sono “on the road” praticamente tutto l’anno), o anche l’attitudine al rifiuto di certe regole dello show business.
In realtà tra i Subsonica e i Linea 77, giusto per fare qualche nome, ci sono molte più affinità di quanto si possa immaginare, solo che la esprimiamo in concetti musicali diversi, tutto qui.
Voi pubblicate i vostri dischi per la Mescal, come del resto molte band che partecipano al Tora! Tora! La Mescal è l’unica etichetta indipendente di un certo prestigio che ci sia in Italia.
All’estero sono quasi tutte fallite, oppure state assorbite dalle case più grandi (vedi Mute comprata dalla EMI).
Ritieni che il vostro percorso musicale sarebbe stato identico se nel 1996 aveste firmato per una major?
Difficile rispondere. Sicuramente avremmo avuto maggiori problemi, questo sì. Può darsi anche che avremmo fatto e venduto più dischi. Una cosa è certa: Valerio (Soave, padre padrone della Mescal n.d.r.) ci lascia liberi di fare come vogliamo.
Quindi per quanto riguarda album, singoli, video, copertine e concerti abbiamo carta bianca. Certo, bisogna considerare che si tratta pur sempre di una etichetta indipendente che non può permettersi certi budget. Sta a noi regolarci di conseguenza e non pretendere, per esempio, di voler girare un video eccessivamente costoso.
In questi ultimi anni Torino è assorta a punto di riferimento della nuova musica italiana, grazie a band come appunto Subsonica, Africa Unite, Mambassa, Linea 77 e Mau Mau.
Secondo te si può parlare della nascita di un vero e proprio genere torinese, come era stato, per esempio, per Firenze e Bologna nei primi anni ’80 o per Milano negli negli anni ’90?
Ho sempre trovato sgradevole questa definizione di capitale della musica. In Italia stanno venendo fuori molti gruppi interessanti, e non provengono tutti da Torino, anzi.
Per me considerarla capitale del rock italiano vuol dire ghettizzare, in un certo senso, tutta la scena torinese e trascurare ingiustamente le altre realtà musicali, che invece hanno la loro dignità e la loro importanza.
Se invece ci riferiamo alle possibilità, agli spazi e alla mentalità che ultimamente sta mostrando Torino nei confronti della musica, allora il discorso cambia.
Nascono tante nuove band perché adesso è più facile fare musica in città. Molti locali, non soltanto ai Murazzi, creatività e voglia di fare qualcosa insieme. E’ così che nasce un gruppo.
Come vedi il panorama odierno dell’elettronica italiana?
Qui da noi l’elettronica si è diffusa grazie a band come Krisma, Neon, Pankow, che nei primi anni ’80 erano riusciti a ritagliarsi la loro fetta di mercato senza mai rinunciare a sperimentare. Erano i tempi storici della new wave, con cui anch’io sono cresciuto.
Poi per una decina d’anni non è successo più niente finchè l’intero movimento ha ripreso quota a meta dei ’90, con band come Bluvertigo, Soerba, 99 Posse (con cui abbiamo collaborato), Delta V, Almamegretta.
Non tutte possono definirsi band elettroniche in senso stretto, ma sicuramente fanno della tecnologia un aspetto essenziale per la loro musica. E altri artisti stanno arrivando, per esempio i Modho, Fiamma, Sushi.
I Subsonica sono in giro ormai da 6 anni. L’entusiasmo e la passione sono quelli degli esordi, a giudicare dall’impegno con cui curate il vostro sito, l’attività live e i rapporti con i fans.
Qual è la ricetta per durare nel tempo evitando che il tutto diventi routine?
Non c’è un segreto, noi fondamentalmente capiamo che la cosa migliore che si possa avere dalla vita è esattamente ciò che stiamo facendo. Non abbiamo velleità e non dobbiamo arrivare chissà dove. Siamo amici, ci divertiamo a suonare e questo ci basta. Sembrerà strano, ma ti assicuro che la nostra vita è cambiata ben poco rispetto a quando abbiamo iniziato come Subsonica.
Il 2002 è stato un anno importante per voi, si può definire come quello della consacrazione ufficiale, sia a livello nazionale che internazionale.
Sì, l’album Amorematico, uscito in gennaio, è andato subito in testa alla classifica italiana. Era la prima volta per i Subsonica e anche per la Mescal, una bella soddisfazione. Ad oggi ha vinto il disco d’oro con più di 100.000 copie vendute.
In maggio poi siamo partiti in Giappone (Tokyo e Osaka) per un minitour di una settimana, nell’ambito di una manifestazione di gemellaggio promossa dalla Regione piemontese.
E’ la prima volta che ci siamo esibiti all’estero, e siamo stati accolti con grande entusiasmo. In futuro torneremo sicuramente per suonare veri concerti. L’attività live poi è andata benissimo, siamo già arrivati a 170 concerti dall’inizio dell’anno.
Progetti a scadenza immediata?
Tra poco uscirà il terzo singolo estratto da Amorematico, Mammifero, che è già in rotazione radio.
Non abbiamo fatto il video ma pensiamo possa andare bene lo stesso. Saremo in tour ancora tutto settembre, e suoneremo il 14 all’MTV Day.
Poi ci chiuderemo a Casasonica (studio di registrazione del gruppo, di proprietà del padre di Max n.d.r.) per registrare 3 inediti che compariranno nel disco live previsto in uscita nel gennaio 2003.
Avete mai pensato di esplorare il mercato inglese, oppure ritenete che la vostra dimensione debba essere limitata al campo nazionale?
Ce l’hanno chiesto, e se si verifica questa possibilità potremo anche farlo, ma ad essere sincero non mi interessa molto, non vedo come la nostra musica possa essere appetibile al mercato anglosassone.
Ci interessano di più scenari come il Giappone, o la Spagna per esempio, paesi dove i gruppi stranieri sono considerati allo stesso livello di quelli locali, e sappiamo tutti che in Inghilterra questo non avviene mai.
Oltrettutto dovremo tradurre le canzoni, mentre a noi piace cantare in italiano.
Max Casacci è anche produttore, oltre che componente della band. Sei interessato anche a lavorare in questa veste anche per altri gruppi? Boosta per esempio ha prodotto i Monovox e i Modho.
Guarda, fino a questo momento tutta la mia attenzione è rivolta ai Subsonica, non è che abbia avuto molto tempo per occuparmi di altre band. Casasonica diventerà presto un centro di produzione, e ci saremo io e altri produttori a lavorare per vari progetti.
Ma se proprio dovessi scegliere, preferirei collaborare e suonare con altri gruppi, più che produrli.
I Casino Royale per esempio mi sono sempre piaciuti, e in questo momento sto riflettendo su una proposta di collaborazione dei Linea 77.
In ogni caso molto meno interesse per il pop e più per i gruppi hardcore, anche per fare da contraltare all’attività coi Subsonica.
Mauro Caproni / mausynth@libero.it