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QUALE È LO STATO DELLA RICERCA ARCHEOLOGICA IN SARDEGNA?

Noi abbiamo ancora tante lacune sulla storia antica della Sardegna.
Molti studi sono stati fatti dall’800 a oggi e tuttavia, tanto per fare un esempio, non conosciamo le sepolture del VIII, VII, VI secolo. Abbiamo solo pochi dati.

Non conosciamo abitati di interi periodi. Ci mancano dati sui templi.
Abbiamo pochissimi dati sui templi e questa carenza coinvolge anche la scrittura che si diffonde nell’ottavo secolo.
Perché si scriveva sulle pietre dei sepolcri o in contesti sacri, non è che si scrivesse dappertutto.

Ma la ricerca Archeologica in Sardegna non è agli inizi.
Sono stati fatti molti passi straordinari grazie a tanti studiosi: Spano, Taramelli, Lilliu e tanti altri.

Ma molte, molte altre ricerche devono essere fatte. Ci mancano tanti tasselli per capire la storia sarda.

Abbiamo pochissimi dati proprio sul periodo tra il XVI e il XIV secolo, sui protonuraghi per esempio.

MA QUESTE COSE CHE MANCANO, MANCANO PERCHE LA SARDEGNA HA DATO QUELLO CHE AVEVA DA DARE O IN SARDEGNA C’É ANCORA DA STUDIARE, DA SCOPRIRE…

Questa domanda è legata a quelli che sono i dati dei sondaggi in superficie sulla potenzialità del patrimonio archeologico sardo.

Noi abbiamo circa 6-7000 forse 8000 nuraghi.
Abbiamo 2-3000 abitati nuragici alcuni come Barumini, alcuni più piccoli,
ma molti sembra più grandi. E di cronologie diverse.

Abbiamo pochissime informazioni sulla consistenza, sulla vita di questi abitati.
Abbiamo pochissime informazioni sulla cultura materiale, sull’architettura e su altri eventi.

Finora sono state numerate 500-600 tombe dei giganti che purtroppo sono state sconvolte e questo già nell’antichità, perché erano tombe collettive.

Ma abbiamo un patrimonio immenso, straordinario, formidabile, ricchissimo, una potenzialità enorme come pochissime altre regioni e parlo della preistoria.

E non solo per la quantità di presenze preistoriche ma anche per la monumentalità delle testimonianze. Molte cose sono conservate in maniera straordinaria.

E sono monumentali non solo i nuraghi ma anche i villaggi che sono di straordinario interesse perché ci danno moltissime informazioni su come si viveva.

Abbiamo carenze conoscitive ma abbiamo la grande potenzialità della speranza: bisogna pubblicare l’edito e proteggere ciò che è scavato perché non è più protetto dalla terra
e “gli uomini distruggono più della terra”, come dice Giovanni Lilliu.

Dietro i Popoli del Mare vediamo pagine di storia straordinarie.

E non sono misteri ma buchi di conoscenza storica che vanno colmati con la ricerca scientifica.

Attraverso il nostro patrimonio culturale capiamo che i cambiamenti che hanno interessato la Sardegna nei secoli, sono legati alle altre civiltà mediterranee.
E ciò che univa i popoli del Mediterraneo era il mare.
Il mare era elemento di comunicazione e non di divisione.

E poi le vie terrestri non erano tanto sicure: certe popolazioni sacrificavano gli stranieri e forse era meglio non incontrarle sul proprio cammino…
…meglio andare per mare.

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