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LE FONTI
Henri Boudreau, studioso di fine ‘800, affermava che “il menù di un pasto è più istruttivo di una narrazione di fatti di guerra”.
L’alimentazione è un momento di cultura nella storia di un popolo, e il suo studio si affianca ad altre indagini, per ricostruire anche gli aspetti più quotidiani del passato, significativi quanto gli eventi maggiori.
Le fonti a nostra disposizione per sapere ciò che si mangiava in Sardegna nel Medioevo sono principalmente monastiche, come i Condaghi (registri patrimoniali), e normative, come il Codice Rurale di Mariano IV (XIV sec.), gli Statuti di Sassari o le Ordinazioni dei Consiglieri della città di Cagliari (1328).
Da questi documenti conosciamo l’organizzazione dei mercati cittadini e i prezzi dei diversi prodotti.
Quando mancano fonti dirette, le lacune possono essere colmate attraverso lo studio dei reperti archeologici o con l’aiuto della toponomastica: nomi di località come Fenughedu (finocchietto selvatico) o Trattalias (interiora) possono essere spie, in quelle zone, di un consumo di determinati alimenti.