TAVOLARA > I FONDALI
Grotta della Ghigliottina
Le pareti della Grotta che emergono dall’acqua conservano i fori scavati da milioni di bivalvi litofagi, quando il livello del mare era superiore a quello attuale. Tutta la falesia sommersa è caratterizzata dalla presenza di animali demolitori e di alghe costruttrici.
Dentro il calcare infatti si insediano spugne (Cliona) e bivalvi (Lithophaga) che indeboliscono la struttura della parete, sottoposta all’incessante azione erosiva delle onde.
Al contrario, nelle zone con minore illuminazione, alghe rosse calcaree costruiscono formazioni sporgenti, ricche di anfratti che divengono ambienti adatti ad una miriade di altri organismi. Una specie in particolare modella concrezioni a forma di marciapiede che si protendono dalla roccia, appena sotto il livello del mare, in corrispondenza di spaccature soggette ad un forte idrodinamismo.
Lithophyllum lichenoides è il suo nome ed è un indicatore di buona salute ambientale, essendo particolarmente sensibile agli agenti inquinanti, soprattutto agli idrocarburi.
I fondali del versante sud
I fondali di questo versante sono caratterizzati dall’ambiente di falesia, che in alcuni punti scende diritta fino alla profondità di 22 m.
Ai piedi della parete, ampie frane di massi, brucate dai ricci, si alternano a zone colonizzate da Posidonia oceanica.
Piccoli condotti carsici si aprono in vari punti creando tipici ambienti di grotta dove si riproducono le magnose (Scyllarides latus).
Lato nord
È contornato da una ristretta zona di frana, poco profonda, che termina su una piana detritica dove è insediata la prateria di Posidonia.
In corrispondenza della Punta del Papa, a circa un quarto di miglio da riva, dai 42 metri del fondo si innalza, fino a 15, il pinnacolo più alto della Secca del Papa.
Lo circonda una nuvola di castagnole, pronte ad aprirsi e subito a ricompattarsi per il frequente arrivo di voraci ricciole.
Giù dal colmo della secca, scendendo verso nord ovest si aprono, tra sciami di castagnole rosse, i grandi ventagli delle paramuricee (Foto a lato).
La luce delle torce fa risaltare il rosso vivo delle colonie; molte hanno una variante di colore gialla e l’impatto visivo è ancora maggiore.
Costeggiando altre due guglie più basse, ricoperte anch’esse dalle gorgonie, si giunge su un’ampia zona di coralligeno.
Non di rado, sui fondali, possono vedersi cernie e branchi di dentici.
Molara e Molarotto
Notevolmente diverso è il paesaggio sottomarino attorno a queste due isole e alle altre più piccole.
I graniti riproducono sott’acqua gli scenari della terra emersa.
Grandi panettoni di roccia fessurati, bucati e ricchi di tafoni (cavità da erosione) ricoprono il fondo tra Molara e Tavolara.
Lo scoglio del Fico a poche decine di metri da Molara è il prototipo di questa sequenza di secche rocciose.
Sott’acqua il granito è ricoperto da un sottile feltro di alghe su cui spiccano frequenti le colonie di idrozoi (è la classe delle meduse), popolate da colorati nudibranchi (molluschi gasteropodi senza conchiglia).
Nnelle zone d’ombra compaiono i rossi, i gialli e gli arancioni delle spugne.
Nelle spaccature e negli anfratti sono comuni le corvine e le cernie.
Molto diffusi i saraghi fasciati, sempre meno facili da osservare invece i saraghi maggiori.
Da Molara fino a Molarotto alle forme arrotondate si sostituisce un paesaggio subacqueo irto di guglie che si alternano a larghe zone di detrito e posidonia dove spesso svettano grandi gnacchere (Pinna nobilis).
Più a fondo intricate costruzioni di coralligeno danno rifugio a cernie, saraghi e aragoste (Foto sopra).
I fondali tra Tavolara e Molara
Dal punto di vista della varietà e della ricchezza dei popolamenti forse l’ambiente subacqueo più interessante è proprio questo, sulle piccole emergenze di roccia nel canale tra Tavolara e Molara (foto a lato) oltre i 36 m. di profondità.
È un tipico habitat coralligeno con la presenza di gorgonie (Paramuricea clavata e Eunicella verrucosa), di grandi spugne (Axinella polipoides, Spongia agaricina) e del “corallo nero” (Gerardia savaglia), un esacorallo tipico di fondali profondi.
In tutti questi ambienti stranamente non c’è il corallo (Corallium rubrum) che invece è molto diffuso, anche a bassa profondità, in situazioni molto simili lungo le coste occidentali della Sardegna.
Con quest’unica eccezione, la caratteristica saliente dell’ambiente marino che circonda Tavolara, Molara e Molarotto è di offrire, soprattutto entro i primi 25 m. di profondità, una varietà di scenari e di popolamenti così ampia da rappresentare una sintesi di quanto può offrire il Mediterraneo.
Le conseguenze dell’aumento del turismo costiero e della nautica attorno alle isole sono visibili soprattutto lungo la costa prospiciente della Sardegna.
Il moderato aumento della sedimentazione ed la lenta regressione della prateria di posidonia, che ne derivano, sono per ora segni di un degrado potenziale, non certo di una inversione di tendenza nella qualità dell’ambiente.
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